PARITÀ

Disuguaglianze di genere nel settore culturale e creativo

Alle istituzioni artistiche la responsabilità di farsi promotrici di interventi e misure che possano favorire l’equità e la corretta rappresentazione delle donne. Ma siamo pronti?

di Roberta Capozucca

di Marinella Senatore, Remember the first time you saw your name, 2020 - Installation View presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea”

5' di lettura

La correzione delle disuguaglianze di genere è finalmente approdata sui banchi della po-litica internazionale. Certo, non è un mistero che la strada da fare sia ancora molto lunga e che sia necessario velocizzare i processi di cambiamento, come ha recentemente dichiarato anche il premier Mario Draghi all'apertura del Women Political Leaders Summit 2021, ma è chiaro che ormai sia impossibile tornare indietro.
Anche in questa rivoluzione epocale, il settore culturale e creativo è stato chiamato a fare la sua parte per la capacità di interagire con l'immaginario collettivo ed influenzare i valori della società. Ma nonostante ciò e nonostante la cultura sia tra gli ambiti che maggior-mente impiega la componente femminile, il 47, 7%, rispetto al 45,9% dell'economia totale, il settore non è immune dagli stessi stereotipi di genere che affliggono altri ambiti professionali. A confermarlo è “Towards gender equality in the cultural and creative sectors” l'ultima ricerca della Commissione Europea che, all'interno del piano di lavoro del Consiglio per la cultura 2019-2022, ha intrapreso un'analisi dell'occupazione femminile proprio nel settore culturale e creativo.

NELLA FORMAZIONE FORTE PRESENZA FEMMINILE

Percentuale degli studenti universitari appartenenti a cicli di studi umanistici e culturali divisi per genere (Eurostat 2017)

NELLA FORMAZIONE FORTE PRESENZA FEMMINILE


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Il tema della parità di genere

Il primo ad aver affrontato il problema è stato l'Unesco che nel 2014 ha pubblicato “Gender Equality: Heritage and Creativity”: uno studio sulla letteratura, le politiche e i case studies implementati fino a quel momento sull’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne in ambito culturale. Il principale risultato di questo report è stata una denuncia dell'emarginazione delle donne dalla vita culturale, il cui ruolo risultava segregato a certe attività specifiche con scarso accesso alle sfere decisionali. Nonostante negli ultimi anni si siano moltiplicate le azioni a difesa dei diritti delle donne grazie anche al lavoro di un crescente numero di associazioni di categoria (the European Composer Songwriter Alliance (ECSA) Gender Equality Charter”, il forum “SheSaid.So” , “Tonic Theatre”, la rete EWA per donne che operano nell'audiovisivo, il gruppo di artiste femministe Guerrilla Girls, Women in Culture del think tank Re-generetion Youth), i dati dell'ultimo report europeo presentano una situazione pressoché identica in cui le donne non sono ancora riuscite a sfondare né il cosiddetto “tetto di vetro” per l'accesso ai vertici decisionali, né le cosiddette “mura di vetro” che le relegano ancora a ruoli lavorativi ben precisi.

I dati delle donne lavoratrici nel settore culturale e creativo

Secondo “Towards gender equality in the cultural and creative sectors” per le professioniste della cultura il gap di genere si innesca proprio al momento d'ingresso nel mondo del lavoro. Nella fase formativa, infatti, oltre il 65% degli iscritti in materie umanistiche sono donne, una percentuale che inizia a scendere nel momento di ingaggio occupazionale fino a scomparire quasi del tutto nelle posizioni dirigenziali. Nell'ambito delle arti visive, il National Museum of Women in the Arts (Usa) ha rilevato che le opere di artiste donne rappresentano solo tra il 3 - 5% delle principali collezioni permanenti in Europa e negli Stati Uniti; solo il 13,7% sono invece quelle rappresentate dalle gallerie.

Anche il mercato dell'arte contemporanea sembra essere ad appannaggio principalmente maschile, su 1,5 milioni di aste d'arte realizzate negli ultimi 40 anni, le opere create dalle donne sono state vendute a quasi il 50% in meno rispetto ai dipinti della loro controparte maschile.

Per quanto riguarda il patrimonio culturale, ambito che sappiamo comprendere un vasto numero di sotto-settori (dagli archivi alle biblioteche, dall'artigianato alle tradizioni orali) e segmenti occupazionali, la difficoltà delle donne di rompere il tetto di vetro risulta essere, anche in questo caso, una costante. Forte è la presenza delle donne che operano in ambito museale, 78,1% rispetto al 21,9% degli uomini, ma quando analizziamo le posizioni di senior management gli uomini ricoprono quasi il doppio dei ruoli rispetto alle donne.

Poi ci sono i campi dell’architettura e del design, classicamente percepiti come settori tecnici e quindi maschili, anche se il report evidenzia come negli ultimi anni ci sia stato un incremento della componente femminile soprattutto nelle fasce d'età più giovani. Degli architetti trentenni, il 53% sono donne, rispetto al 32% delle architette cinquantenne; attenzione però, è ancora presto per leggere il trend in quanto potrebbe essere sia interpretato come un cambio di paradigma, ma allo stesso tempo come un abbandono del settore da parte delle donne superati i 45 anni.

Il settore dove il divario sembra essere più preoccupante è quello musicale; secondo lo studio “Women in Music” il mercato musicale è composto per il 70% da uomini e per il 30% da donne in tutte le regioni europee: le donne rappresentano solo il 20% dei compositori e dei cantautori prodotti e guadagnano in media il 30% in meno rispetto agli uomini; inoltre solo il 2,3% delle opere classiche sono dirette da donne e solo il 15% delle etichette musicali sono di proprietà o amministrate da donne.

Europa Creativa 2021-2027

La totalità delle ricerche sui gap di genere nei settori culturali e creativi concordano sulla necessità di porre alcuni temi in cima alla lista delle politiche pubbliche dei prossimi anni. In tal senso, il nuovo programma di Europa Creativa può rappresentare uno strumento chiave per ribilanciare l'uguaglianza di genere nel settore in quanto, per la prima volta, il tema è stato inserito tra le priorità trasversali da raggiungere. Dal programma (2021-2027) si legge, inoltre, che sono stati implementati nuovi criteri di valutazione che terranno conto della prospettiva di genere per garantire una distribuzione più equa dei finanziamenti.
Chiaro è che Europa Creativa non potrà essere l'unico strumento atto a garantire politiche mirate di settore. Abbiamo chiesto a Flavia Barca, esperta di politiche culturali e curatrice di una call sull'eguaglianza di genere nei settori culturali e creativi per Agcult, quali sono a suo avviso i prossimi passi da compiere: “Oggi la priorità è sicuramente raccogliere dati per tutti i sotto-settori culturali, senza questi non avremmo mai la vera contezza del problema. L'auspicio è, poi, che ogni paese si doti di un dipartimento nazionale volto alla rilevazione, allo studio e alla disseminazione dei dati sui gap di genere, così come avviene in Francia con l' “Observatoire de l’égalité entre femmes et hommes dans la culture et la communication” . L'Osservatorio è infatti uno strumento funzionale a identificare criticità e promuovere adeguate politiche pubbliche ma, anche, a costruire competenze nelle istituzioni culturali. Allo stesso tempo, sarebbe opportuno mettere a regime prassi come il bilancio di genere per poter fare i conti con lo stato della disparità: primo passo, sempre, per l'individuazione di opportuni correttivi. Sarebbe, inoltre, opportuno condizionare i finanziamenti pubblici ad un percorso di trasparenza nella “gender-policy” (forza lavoro complessiva, posizioni di vertice, retribuzioni ecc.) delle organizzazioni, tema tra l'altro allo studio per l'attuazione del PNRR, che prevede la presenza di requisiti minimi di riduzione del gap di genere per l'accesso ai finanziamenti. Importante, in ultimo, sottolineare come, in questa battaglia di democrazia, il ruolo del settore culturale e creativo sia cruciale per influenzare l'immaginario collettivo e correggere messaggi arrivati fino a noi in parte distorti poiché mancanti del punto di vista femminile. Ad esempio, nel momento in cui la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma decide di avviare il progetto Women Up, con una raccolta di dati sulle artiste femminili esposte e poi con una serie di eventi e mostre, non sta facendo solo un lavoro di valorizzazione della loro poetica, ma sta offrendo il punto di vista delle donne sulla società, riportando il loro pensiero al centro dell'agenda pubblica. Riequilibrare la bilancia di genere non è quindi solamente un esercizio di un diritto costituzionale ma, anche, un processo di liberazione di energie nuove, in grado di portare punti di vista alternativi, processi d'innovazione, nuovi linguaggi e nuove idee ”.

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