Dividendi globali, primo stop. Ma in Italia il 2023 sarà ancora da primato
Il rapporto di Janus Henderson registra il primo trimestre in calo su base annua (-0,9%) su scala mondiale. Le quotate italiane potrebbero però chiudere l’anno con un «monte cedole» superiore a 18 miliardi di euro grazie soprattutto alle banche
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Puntuale e atteso, arriva anche il primo colpo di freno per i dividendi. L’ammontare complessivo versato agli azionisti dalle società a livello globale è tornato a scendere nel terzo trimestre 2023, se pur di poco e principalmente a causa di alcuni casi isolati. L’intero anno si concluderà ugualmente con livelli da record, su scala mondiale e soprattutto in Italia, dove il «monte cedole» potrebbe superare i 18 miliardi di euro.
I dati trimestrali
A rivelarlo è lo studio condotto da Janus Henderson Investors fra le principali 1.200 quotate nel mondo che vanno a comporre il suo Global Dividend Index, che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare: fra lo scorso luglio e settembre il valore complessivo delle distribuzioni ai soci è stato pari a 421,9 miliardi di dollari, con una diminuzione appunto dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2022 che non deve però far scattare l’allarme. Anzitutto perché se non vi fossero stati versamenti straordinari ed escludendo anche l’impatto del rafforzamento del dollaro la crescita sottostante sarebbe stata dello o,3%, ma anche perché senza il contributo negativo delle società che hanno operato i tagli più consistenti (l’azienda petrolifera brasiliana Petrobras e la società mineraria australiana Bhp) l’aumento sarebbe stato addirittura del 5,3 per cento. Prova ne sia che l’89% delle società ha incrementato le cedole o le ha mantenute stabili.
Le attese per fine anno
Se è vero che Janus Henderson ha nel complesso ridotto leggermente le stime complessive per l’intero anno da 1.640 a 1.630 miliardi, a causa ancora una volta del calo dei dividendi straordinari e del cambio del dollaro, il 2023 si chiuderà comunque con un aumento complessivo su scala globale del 4,4% rispetto ai 12 mesi precedenti. E ciò che più conta, con una qualità della crescita che appare «migliore di quanto sembrasse qualche mese fa», proprio perché meno dipendente dai versamenti una tantum e dai tassi di cambio volatili.
Piazza Affari verso un nuovo record
Piazza Affari, come anticipato, non fa eccezione e anzi se possibile rilancia: il terzo trimestre ha per la verità visto il solo stacco cedole da parte di Eni ed Enel, che hanno comunque registrato una crescita sottostante del 4,2 per cento. L’incremento tendenziale avrebbe potuto essere in questo caso addirittura superiore «ma il programma di riacquisto di azioni proprie di Eni ha fatto sì che il totale distribuito non tenesse il passo con l’aumento del dividendo per azione annunciato dalla società», avverte Federico Pons, Country Head per l’Italia di Janus Henderson Investors, che va poi diritto alle questione quando segnala che «le prospettive per il quarto trimestre sono positive e potrebbero significare un dividendo record per l’Italia quest’anno».
Le rilevazioni degli analisti contano finora 14,5 miliardi di euro versati ai soci dalle aziende italiane incluse nel Global Dividend Index, compresi 170 milioni attribuiti alle variazioni dell’indice stesso. Si tratta di un incremento sottostante (rettificato quindi per i dividendi straordinari, la variazione della valuta, gli effetti temporali e le variazioni dell’indice) dell’11,5% rispetto ai 12,9 miliardi distribuiti da gennaio a settembre 2022.
Per fine anno invece la stima è di versamenti per 18,25 miliardi rispetto ai 14,35 miliardi del 2022 con un tasso di crescita sottostante addirittura del 25,9% che vale ancora di più in termini di dividendi per azione per via dei riacquisti (buy-back) effettuati negli ultimi due anni. «Le banche sono di gran lunga la causa principale di questa impennata, che però arriva in un momento in cui anche altri settori stanno tenendo duro» osserva Pons, rilevando anche una «crescita adeguata da parte delle utility, dei petroliferi e di altre società come Moncler»: segnali di sostenibilità che fanno ben sperare anche per il futuro.
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