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Dl Pa: tagliate 300 assunzioni nei ministeri, 2mila nuovi ingressi nelle forze dell’ordine

Nel testo al Cdm restano gli stipendi per i politici assunti in staff dai colleghi

di Gianni Trovati

Pnrr, Romeo: "Evitiamo i progetti non essenziali"

3' di lettura

Il decreto sulla Pubblica amministrazione arrivato giovedì 6 aprile in consiglio dei ministri dopo le polemiche sulle bozze dei giorni scorsi conferma in pieno i numeri della vigilia nelle assunzioni in Polizia e forze dell’ordine, applica una dieta leggera ai nuovi ingressi dei ministeri mentre taglia drasticamente le ali agli enti locali. Che ancora una volta si vedono respingere la norma con l’esclusione dei costi dei rinnovi contrattuali dai tetti di spesa per i nuovi ingressi: il testo era entrato nelle bozze, ma come accaduto nei tentativi precedenti è sparito dalla versione finita all’esame del governo. In Regioni ed enti locali cade anche la riapertura per gli incarichi biennali pagati ai pensionati, scomparsa insieme alla possibilità per la presidenza del Consiglio e per i ministeri di trattenere in servizio segretari generali e dirigenti apicali.

Forti innesti per Capitanerie di Porto e Guardia Costiera

Lima di qua e taglia di là, in attesa del bilancio definitivo che si potrà stendere solo con il testo bollinato, il decreto mette in tavola 3.025 assunzioni, circa 2mila (1.968 secondo l’ultima tabella) tra la Polizia e le altre forze di sicurezza. Forti in particolare gli innesti Capitanerie di Porto e Guardia Costiera (390 assunzioni dal 2024, sottolineano dal ministero delle Infrastrutture guidato dal leader leghista Matteo Salvini) impegnate dagli sbarchi dei migranti, mentre nella Polizia penitenziaria è strutturata la carriera dei medici (102).

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I ministeri perdono 300 assunzioni

Rispetto alle tabelle dei giorni scorsi, i ministeri perdono invece circa 300 delle 1.375 assunzioni su cui si era acceso il dibattito nei giorni scorsi. A pagare pegno è in particolare il ministero del Lavoro, che si vede assegnare posti per 50 funzionari invece dei 350 scritti nei testi precedenti. Agli altri invece il decreto di ieri offre soprattutto conferme, a partire dalle 300 assunzioni in più destinate al Viminale fino ai 141 ingressi per il ministero del Turismo (fra questi anche 4 dirigenti di seconda fascia e due, invece dei tre previsti inizialmente, di prima fascia). Al ministero del Made in Italy nasce invece l’Unità di missione per l’«attrazione e sblocco degli investimenti», a cui è assegnato l’ambizioso compito di sburocratizzare le procedure per attirare nuovi capitali in Italia. Confermato, poi, il fondo da 5 milioni per ripristinare fino al 31 dicembre il servizio di contact center «1500» gestito da Almaviva Contact.

Commissariamento del Formez

Tra le conferme arriva poi il commissariamento del Formez, che fa decadere il cda e la presidenza affidata dall’allora ministra della Pa Fabiana Dadone (M5s) ad Alberto Bonisoli, già ministro della Cultura nel governo Conte-1. A guidare l’associazione che si occupa di reclutamento e formazione dei dipendenti pubblici sarà il capo dipartimento della Funzione pubblica, che dovrà riscrivere lo Statuto prima di aprire la strada ai nuovi organi.

La tagliola di Palazzo Chigi e ministero dell’Economia sembra invece aver agito più profondamente sul possibile rafforzamento degli enti locali, pur considerati il fronte più critico nell’attuazione del Pnrr. Ma non pare aver scalfito la deroga che permette ai politici locali di ottenere contratti retribuiti negli staff dei loro colleghi.

Questo possibile scambio di favori fra amministratori locali non sembra esattamente una priorità per l’attuazione del Recovery. Ma l’idea è sopravvissuta almeno nel testo entrato alla riunione di governo (articolo 3, comma 2).

Confermato anche il salvagente per i Comuni usciti dal dissesto, che si vedono rinviare al rendiconto 2023 (da approvare nella primavera del prossimo anno) l’obbligo di farsi carico del fondo per gestire le anticipazioni di liquidità ottenute a suo tempo per pagare i debiti commerciali. Lo stop a questo meccanismo, introdotto dall’ultima legge di bilancio, era stato chiesto in particolare da un ampio gruppo di amministratori del Sud, guidati dal sindaco di Benevento Clemente Mastella. Per le regioni spunta invece una norma di chiusura sui ristori Covid che traducendo in pratica l’accordo raggiunto il 3 marzo fra governo e presidenti ferma l’obbligo di eventuali compensazioni fra Stato e Regioni.

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