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Dolci e fragili Maldive: come tutelarle anche con un viaggio

È possibile trovare orti alimentati da acque di riciclo, la plastica monouso è al bando ed è concreto l’impegno dei resort per salvaguardare la natura e gli abitanti dell’arcipelago

di Lucilla Incorvati

6' di lettura

L’alba è appena sorta e i dhoni tornano a solcare il mare. Ma nel fantastico giardino sottomarino del reef la vita non si è mai fermata. A pochi metri dalla riva, sotto l’acqua cristallina si è rapiti da un caleidoscopio di colori: rosso, bianco, viola, verde smeraldo, giallo. Sono quelli dei pesci farfalla, pappagallo, napoleone, chirurgo. E che dire dei carangidi che rincorrono i pesci angelo (forse i più belli), i balestra e i pagliaccio in simbiosi con le anemoni. L’arrivo di mansueti piccoli squali non interrompe il tran tran, solo quello dei veloci diavoli di mari (piccole mante) crea trambusto. Anche loro ogni tanto si adagiano sui coralli che sembrano sculture vive, ora bianchi, ora scuri, di rado arancioni con rami sottili simili a un ventaglio di pizzo.

Nel mezzo dell’Oceano Indiano

Intorno a questo grande tesoro si sono formate 1.190 incantevoli isole, alcune ancora disabitate, raggruppate in 26 atholu, i famosi atolli dove alla sabbia bianca orlata di palme si alternano incredibili lagune blu e che rendono uniche le Maldive. Cultura e tradizioni plasmate dal flusso e riflusso delle maree fanno i conti con un ecosistema naturale sempre più fragile e da difendere. Il turismo, se ha portato benessere e prosperità, soprattutto da quando è stato aperto da circa una decina di anni ai locali, oggi deve attenersi a pratiche sostenibili. In questo percorso sono stati antesignani alcuni dei più importanti gruppi internazionali: un esempio sono Four Seasons e Soneva nell’atollo di Baa, Riserva Mondiale della Biosfera dall’Unesco. Il primo, già dal 1998, ha lanciato Il Marine Discovery Center, centro interattivo di ricerca ed educazione per informare e sensibilizzare gli ospiti e i bambini delle scuole locali sul ruolo che ognuno può avere nella conservazione dell'ecosistema marino locale e globale. Quattro poi i progetti più significativi ai quali lavorano attivamente i biologi delle strutture: il Programma di riabilitazione delle tartarughe marine, il Four Seasons Reefscapers a salvaguardia dell'ecosistema della barriera corallina ̃, il Progetto Maldivian Manta Ray a tutela delle mante e il il Fish Lab per la tutela del pesce pagliaccio, pesce a rischio di estinzione, la cui acquacoltura è fonte di reddito alternativa per le comunità locali.
Soneva, pioniere del turismo responsabile, già dal 2012 è diventato carbon neutral dal 2012 e nel 2016 ha avviato il Total Impact Assessment per misurare il proprio impatto sociale e ambientale, novità assoluta per il settore dell’ospitalità. Di recente ha inaugurato AquaTerra, un centro destinato a essere il fulcro degli sforzi di conservazione del resort, tra i quali l’ambizioso programma di ripristino dei coralli. Ad ogni soggiorno Soneva aggiunge una tassa ambientale del 2%, i cui proventi sono devoluti alla Fondazione no-profit Soneva per compensare le emissioni di carbonio e finanziare progetti internazionali mirati.

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In campo i biologi dell’Università Bicocca di Milano

Ma oggi nella preservazione e tutela di questo fragile ecosistema c’è in prima fila il governo del Paese e la necessità dell’impegno accomuna anche chi vi giunge da turista, come istituzioni da tutto il mondo. Per esempio, un team di biologi marini dell’Università Bicocca di Milano (su commissione del governo della Repubblica delle Maldive) lavora da anni sull’allevamento dei coralli in vivai sommersi, per riposizionarli poi con tecniche specifiche nelle aree danneggiate, con risultati incoraggianti. Anche così si cercano di sanare gli effetti terribili dello sbiancamento del corallo, che nel 2016 portò alla perdita del 90% dei coralli nei primi 20 metri d’acqua.

Nika Island, l’isola della gentilezza

Fra le strutture dedicate all’ospitalità che per prime hanno sposato il progetto del coral garden e che da tempo hanno dato cruciale importanza alla sostenibilità c’è il Nika Island Resort, nell’atollo di Ari, che vanta uno dei reef più belli del Paese. Con i suoi giardini rigogliosi è un avamposto del turismo alle Maldive già dagli anni 70 ed è qui che qui Giovanna Bellazzi ha raccolto in eredità dal padre( ndr Giampero Bellazzi è stato tra i precursori del turismo alle Maldive) l’impegno per un turismo sostenibile. Le 16 ville a forma di conchiglia realizzate con corallo e materiali naturali, sono un presidio storico, circondate da una vegetazione lussureggiante: «Gli alberi secolari non sono stati abbattuti per fare spazio a nuove costruzioni e abbiamo continuato per 40 anni a metterne a dimora di nuovi - sottolinea Giovanna -. Abbiamo pantani, mangrovie, oltre al nostro plurisecolare Ficus bengalensis (in maldiviano Nika), Thespesia, Portia, frangipane, ibiscus, praticamente una foresta nell'isola: per un totale di 1.852 piante su una superficie di 35.000 metri quadrati». Al Nika che di recente si è aggiudicata il titolo di isola più gentile delle Maldive si ricorre solo il minimo all'illuminazione notturna per non disturbare le tartarughe che depongono le loro uova sulle spiagge. Ma il vero fiore all'occhiello è Nika Green Path, ovvero un protocollo certificato di sostenibilità ambientale che punta al minimo impatto ambientale in ogni attività: dai comportamenti virtuosi suggeriti agli ospiti al divieto assoluto di plastica monouso alla pulizia nelle isole deserte e dei fondali marini; dall'impianto per l’auto-produzione di acqua potabile che consente di eliminare fino a 150.000 bottiglie di plastica ogni anno alla produzione di ortaggi a km 0 grazie anche a acquaponica, tecnologia quest'ultima che prevede un enorme risparmio di acqua dolce e fino ad un impianto di compostaggio dei rifiuti organici che gestisce 250 kg di rifiuti umidi al giorno producendo circa 35/50 kg di compost, che viene mischiato alla terra e utilizzato per concimare le piante. Non ultimo un impianto biologico di depurazione delle acque reflue.

Impegno verso gli esseri viventi da Sun Siyam Group

Sostenibilità vuol dire impegno per tutelare l’ambiente, ma anche le comunità locali. Come quello che da sempre ispira Ahmed Siyam Mohamed, che in 20 anni, partendo da umili origini, ha creato un impero nel turismo maldiviano con il suo Sun Siyam Group. Fanno parte della collezione una struttura a 4 stelle deluxe (Sun Siyam Olhuveli) e quattro a 5 stelle (Sun Siyam Iru Fushi, Sun Siyam Iru Veli, Sun Siyam Vilu Reef e l'innovativo Siyam World) alle Maldive, oltre a un boutique hotel in Sri Lanka, il Sun Siyam Pasikudah. Grazie al suo speciale programma Siyam Cares, infatti, Sun Siyam Resorts si impegna costantemente nella salvaguardia degli oceani e nella conservazione e difesa della biodiversità delle acque e della terra. Per il suo impegno nella sostenibilità, quattro delle cinque strutture alle Maldive di Sun Siyam Resorts sono già state insignite del prestigioso programma di certificazione Travelife Gold: per ottenerla, è necessario soddisfare ben 163 criteri di sostenibilità turistica. Criteri che sono ampiamente compresi nel programma Siyam Cares, che implementa diverse iniziative come la riduzione del consumo di energia e acqua, la gestione dei rifiuti per ridurre l’uso della plastica, il sostegno allo sviluppo della comunità e delle piccole imprese locali, l'investimento in energie rinnovabili, il tutto con l'obiettivo di ridurre al minimo l'impatto ambientale e contribuire al benessere socio-economico delle comunità in cui operano. Tra i cinque resort di lusso nel più recente Siyam World, nell’isola di Dhigurah (atollo di Noonu) lavora Mariyam Thuhufa, biologa marina, che dopo una lunga esperienza al Maldives Marine Research Institute, insieme al suo team conduce campagne di coral propagation, reef restoration e tutela della fauna marina. Sull’isola dove c’è un unicum (un grande maneggio per cavalli) è stato realizzato anche unicum: un inedito centro di protezione di tutti gli animali abbandonati sulle isole che vengono raccolti e allevati con cura.

Il giardino segreto dell’Ayada Maldives

Bisogna andare a sud delle Maldive nel lontano Atollo Gaafu Dhaalu, a circa 431 km a sud della capitale Malé (si raggiunge con un volo interno di 55 minuti seguito da un trasferimento in barca di 25 minuti) per raggiungere l'Ayada Maldives e vedere un altro angolo incontaminato di barriera corallina e dove ancora una volta il lusso cerca di andare i pari passo con pratiche di sostenibilità. Un fazzoletto abitato circondato da cinque isole incontaminate, dove tra maggio e novembre l’abbraccio con le grandi mante è spensierato. I più intrepidi possono esplorare le isole deserte raggiungendole in canoa oppure su una tavola Stand Up Paddle. Da anni Ayada Maldives in partnership with Seamarc ha ideato un progetto di riqualificazione della barriera corallina e di rigenerazione dei coralli in tutta la barriera corallina intorno al resort. Il funzionamento del resort è stato attentamente pianificato per ridurre al minimo l’impatto ambientale in tutti i reparti con politiche e procedure rigorose per garantire un consumo energetico ottimale e ridurre il più possibile la produzione di rifiuti. Tra le azioni veramente uniche in tutte le Maldive c'è la realizzazione nel cuore dell’isola del The Secret Garden, un grandissimo orto botanico, paradiso di verdure biologiche, erbe e frutta coltivate che riescono a soddisfare quasi totalmente il fabbisogno del resort. Il sistema di coltivazione dei vegetali è idroponico, un metodo che fa circolare soluzioni nutritive minerali in un sistema chiuso, in acqua, senza suolo.

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