Elezioni regionali, domani si aprono le urne in Lombardia e Lazio: incognita voto disgiunto
Si vota domenica 12 febbraio dalle 7 alle 23 e lunedì 13 dalle 7 alle 15. Il favore degli ultimi sondaggi pubblicabili, sulla scia delle politiche del 25 settembre scorso, è tutto per il centrodestra
di Andrea Gagliardi
I punti chiave
3' di lettura
Oltre dodici milioni di elettori sono chiamati alle urne, per rinnovare le amministrazioni di due delle Regioni più importanti d’Italia, il Lazio e la Lombardia. Urne aperte domenica 12 febbraio dalle 7 alle 23 e lunedì 13 dalle 7 alle 15. In entrambi i casi viene eletto presidente della Regione «il candidato che ha conseguito il maggior numero di voti validi in ambito regionale», senza ballottaggio.
Le sfide in Lombardia e Lazio
Nel Lazio la sfida è tra Alessio D’Amato (centrosinistra e Terzo Polo), Francesco Rocca (centrodestra), Donatella Bianchi (M5s appoggiato da un’altra lista di sinistra), Rosa Rinaldi (Unione popolare), e Sonia Pecorilli (Partito Comunista Italiano).In Lombardia la partita è tra il presidente uscente Attilio Fontana (centrodestra), che parte favorito, Pierfrancesco Majorino (centrosinistra e M5s), Letizia Moratti (Terzo Polo) e Mara Ghidorzi (Unione Popolare).
Come si vota
Quattro le possibilità per esprimere il proprio voto: l’elettore può votare solo per il candidato presidente, in tal caso il voto non si estende alla lista o alle liste collegate. Se l’elettore vota solo per la lista il voto si estende anche al candidato presidente ad essa collegato. L' elettore può votare per una lista e per un candidato presidente collegato alla lista stessa. Oppure per una lista e per un candidato presidente non collegato alla lista stessa. Si tratta del cosiddetto voto disgiunto ideato per “costringere” i partiti a scegliere un candidato presidente di alto profilo, in grado di strappare consensi anche alle liste avversarie.
Incognita voto disgiunto nel Lazio
Ed è proprio sul voto disgiunto che il candidato del centrosinistra nel Lazio, il dem Alessio D’Amato (ex assessore alla sanità nella giunta Zingaretti, sponsorizzato da subito dal leader del Terzo Polo Carlo Calenda) spera per recuperare lo svantaggio attribuitogli dai sondaggi rispetto a quello del centrodestra Rocca. Più volte il Pd ha tentato di portare dentro il M5S, confermando l’alleanza che dal marzo 2021 vedeva pentastellati e dem insieme al governo della Regione. Ma il leader del M5S Giuseppe Conte, che ufficialmente aveva fatto cadere il governo Draghi opponendosi al termovalorizzatore di Roma, voluto dal sindaco Pd Roberto Gualtieri, ha deciso di percorrere la strada in solitaria. I 5 stelle hanno candidato la giornalista tv Donatella Bianchi, con l’obiettivo di portare la lista M5S a superare quella del Pd e lanciare un’opa sulla leadership della sinistra. Mentre D’Amato si rivolge direttamente agli elettori pentastellati: «Mi sembra che sia stato Conte a non voler me come candidato. Chiedo il voto disgiunto agli elettori 5s»
Centrodestra favorito
Ma il favore degli ultimi sondaggi pubblicabili, sulla scia delle politiche del 25 settembre scorso, è tutto per il centrodestra, dando sulla carta l’impressione di una contesa che non sarà decisa all’ultimo voto. FdI, Lega e Fi si sono uniti attorno al candidato Francesco Rocca, ex presidente della Croce rossa italiana, voluto dalla stessa premier Giorgia Meloni, che, dopo la vittoria delle politiche ha visto FdI aggiudicarsi per distacco la competizione con la Lega per la leadership regionale della coalizione
Lombardia snodo clou a livello nazionale
Il centrodestra si avvia dunque al rush finale delle prossime regionali con il vento a favore ma anche alcune incognite. Se sulla carta la vittoria è scontata, più incerto l’effetto che avrà sugli equilibri interni ai tre principali partiti. Anche oltre i confini elettorali di Milano e Roma. Di sicuro è la Lombardia lo snodo clou. Qui, al di là della conferma del leghista Attilio Fontana - dato per favorito - Fratelli d’Italia potrebbe guidare una mini rivoluzione diventando il partito più votato e mettendo di fatto all’angolo Forza Italia e Lega, storici amministratori al nord. Esito che confermerebbe il cambio di rotta registrato alle ultime politiche: 5 mesi fa in Lombardia il 27,6 degli elettori ’meloniani’ avevano quasi doppiato i leghisti, fermi al 13,9 e ancor più i berlusconiani attorno al 7%. Dati che se confermati anche alle regionali rischierebbero di alterare in primo luogo gli equilibri interni alla Lega.
Le partite per Lega e Fdi nel Lazio
Orizzonte incerto anche nel Lazio. Se vincesse il candidato Francesco Rocca, la coalizione di centrodestra tornerebbe al governo dopo 10 anni dall’ultima sua governatrice eletta, Renata Polverini. Una vittoria della squadra, ripeterebbero in coro gli alleati. Contemporaneamente, però, sarebbe difficile frenare la tentazione di FdI di fare l’asso pigliatutto’, è il timore in alcuni settori della maggioranza di governo. Del resto al voto del 25 settembre si era attestata al 26%. Un’ascesa che sa di boom per un partito nato nel 2012 e che un anno dopo, alle regionali del Lazio (vinte da Nicola Zingaretti) aveva di poco superato il 3%, salendo all’8,69% nel 2018. Inoltre, se proprio qui si confermasse il trend negativo previsto dai sondaggi , per la Lega (6,8% alle politiche del 2022) sarebbe la conferma che è tramontato il sogno del partito nazionale, e non più solo nordista, che fu il grande obiettivo centrato inizialmente da Salvini.
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