Dombrovskis in Cina: la missione su commercio, investimenti, auto
Il vicepresidente della Commissione a Shanghai e a Pechino per preparare il summit di fine anno e coniugare la tutela della Ue con il rilancio della collaborazione economica
di Beda Romano
2' di lettura
Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, il vicepresidente si recherà prima a Shanghai e poi a Pechino. Nella capitale cinese si terrà un incontro al vertice tutto dedicato all’economia e al commercio, con l’obiettivo di preparare il prossimo summit Ue-Cina previsto a fine anno.
Quattro i temi sul tavolo in questa circostanza: la situazione macroeconomica, il commercio e gli investimenti, le catene di valore, e i servizi finanziari.
Il Paese asiatico è diventato improvvisamente più minaccioso agli occhi europei
Basta dare una occhiata alle più recenti misure legislative entrate in vigore in Cina. Nel giro di pochi mesi, la dirigenza cinese ha varato una legge dedicata alle relazioni internazionali che fa della “sicurezza nazionale” un obiettivo cruciale; ampie regole anti-spionaggio; così come nuove norme sull’uso dei dati particolarmente invasive. Fare affari nel Paese è diventato più ostico e più pericoloso.
In questo contesto, l’Unione europea sta tentando un processo di riduzione dei rischi nei confronti della Cina, rimettendo in discussione alcune delle catene di produzione. Nota Simone Tagliapietra, economista del centro-studi Bruegel a Bruxelles: «L’esposizione europea alla Cina è molto importante. Per esempio, liberarsi dalla dipendenza cinese nel campo delle terre rare è complicato. Per aprire una miniera in Europa sono necessari dagli otto ai dieci anni, cinque anni con un esame accelerato della pratica».
Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, il vicepresidente Dombrovskis vorrà spiegare alle sue controparti cinesi che il deterioramento dell’ambiente economico provocato dai più recenti provvedimenti legislativi rischia di essere controproducente. Indurrà da parte europea un calo degli investimenti e delle importazioni, a tutto danno sia di Pechino che di Bruxelles. Nei fatti, la Commissione europea vorrà sottolineare l’interesse reciproco ad avere rapporti migliori.
La bilancia commerciale e l'import di auto elettriche
Lo sguardo dell’Europa corre all’elevato deficit commerciale nei confronti della Cina (pari a 396 miliardi di euro nel 2022, rispetto a poco più di 100 miliardi nel 2013). Proprio questa settimana, la Camera di Commercio dell’Unione europea a Pechino ha pubblicato 1.058 raccomandazioni inviate al governo cinese, chiedendogli di smantellare le tante barriere all’ingresso sul mercato. Lo sguardo corre in particolare ai macchinari medici o ai prodotti alimentari.
In discussione ci saranno anche le importazioni di auto elettriche dalla Cina, che Bruxelles crede siano sussidiate dalla mano statale. La Commissione ha appena annunciato l’apertura di una indagine. La speranza in Europa è che si evitino dazi e che il tema, cruciale anche per l’industria cinese, induca Pechino a un atteggiamento collaborativo.
La questione è osservata da vicino oltre che dalle case automobilistiche anche dal settore siderurgico. «Si tratta di un’occasione unica per affrontare l’eccesso di capacità (…) a livello globale, garantendo condizioni di parità per la nostra industria e per tutti i settori a valle, tra cui i veicoli elettrici e l’eolico, fondamentali per la decarbonizzazione», spiega Axel Eggert, il direttore generale dell’associazione di categoria Eurofer. Il settore auto pesa non meno del 17% nella domanda di acciaio europeo.
Tornando al soggiorno cinese di Valdis Dombrovskis, quest’ultimo ne approfitterà per incontrare a tu per tu due personalità nuove del regime cinese: il primo ministro Li Qiang, insediatosi in marzo, e il governatore della Banca centrale Pan Gongsheng, nominato in luglio.
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