ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLancette un’ora in avanti

Domenica 26 marzo scatta l’ora legale. Tutto quello che c’è da sapere. Che fine ha fatto il referendum europeo?

La Commissione europea ha lasciato ampia discrezionalità agli Stati membri, auspicando un coordinamento tra le varie nazioni per evitare ripercussioni sugli scambi commerciali e i movimenti transfrontalieri

di Andrea Carli

(MichaelJBerlin - stock.adobe.com)

6' di lettura

Ci risiamo. Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 marzo tornerà l’ora legale. Alle 2 le lancette degli orologi andranno spostate un'ora in avanti. Quella notte si dormirà un’ora in meno. E come accade puntualmente alla vigilia del passaggio dall’ora solare a quella legale, e viceversa, si accende il dibattito sull’opportunità di mantenere l’attuale sistema o se invece non convenga cancellare l’ora solare e mantenere per tutto l’anno quella legale.

La questione è stata affrontata anche a livello europeo. Se infatti il Parlamento europeo si è espresso a favore di un sistema che si basi sull’ora solare tutto l’anno, la Commissione ha lasciato la parola agli Stati membri, mentre manca ancora il via libera del Consiglio europeo. In Italia l'ora legale è stata adottata e abolita più volte, i periodi più lunghi sono legati alla prima e alla Seconda guerra mondiale. Dal 1965 è stata introdotta definitivamente per una durata di quattro mesi. Solo nel 1996 è passata a sette mesi.

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L’ora legale terminerà il 29 ottobre, con il ritorno all’ora solare.

Il pressing del parlamento europeo

Quella dell’ora solare e di quella legale è una “storia infinita”. Ecco, in sintesi, alcune delle principali puntate. In risposta alle iniziative dei cittadini, nel febbraio 2018 il Parlamento europeo chiede alla Commissione di valutare la direttiva sull’ora legale e, se necessario, presentare una proposta di revisione della stessa. È approvata una risoluzione che indica nell'ora solare l'opzione preferibile tra le due.

La consultazione online

La Commissione decide di muoversi: tra il 4 e il 16 agosto promuove una consultazione pubblica sul suo sito. È record: 4,6 milioni di risposte. Di queste, l’84% è a favore dello stop ai cambi semestrali dell'ora. A sostegno del colpo di spugna la Commissione pubblica studi sui danni che il cambio di orario arreca alla salute psico-fisica. Le 4,6 milioni di risposte sono il numero più elevato mai raggiunto da una consultazione pubblica organizzata dalla Commissione europea.

La scelta della Commissione

All’indomani della consultazione pubblica, la Commissione giunge alla conclusione che non ha senso continuare a regolare i cambi stagionali dell’ora da Bruxelles e che gli Stati membri dovrebbero decidere liberamente se preferiscono seguire l’ora solare o legale e gestire la questione a livello nazionale, nel rispetto del principio di sussidiarietà. Ecco allora che nel 2019 Bruxelles approva una direttiva che va proprio in quella direzione: lascia ampia discrezionalità agli Stati membri, auspicando un coordinamento tra le varie nazioni per evitare ripercussioni sugli scambi commerciali e i movimenti transfrontalieri. Al fine di consentire una transizione senza intoppi, la proposta prevede che ogni Stato membro notifichi entro l’aprile del 2019 se intende applicare in modo permanente l’ora legale o quella solare. L’ultimo spostamento obbligatorio delle lancette, per passare all’ora legale, si verifica domenica 31 marzo 2019. Successivamente, gli Stati membri che intendono passare in modo permanente all’ora solare potranno effettuare un altro spostamento delle lancette domenica 27 ottobre 2019. Dopo questa data non sarà più possibile effettuare cambi stagionali dell’ora. Questo prevede la direttiva.

La risoluzione

C’è però un “dettaglio”: questo calendario dipende dall’effettiva adozione della proposta della Commissione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio entro il marzo 2019. Ma il 26 marzo di quell’anno una risoluzione del Parlamento europeo sostiene la proposta della Commissione di porre fine al cambio stagionale dell'ora, e allo stesso tempo chiede di spostare l’entrata in vigore del nuovo meccanismo al 2021. I Paesi dell’Ue che decidono di mantenere l’ora legale dovrebbero regolare gli orologi per l’ultima volta l’ultima domenica di marzo 2021, mentre quelli che preferiscono mantenere l'ora solare dovrebbero spostare gli orologi per l'ultima volta l'ultima domenica di ottobre 2021. I deputati chiedono inoltre che i Paesi Ue e la Commissione coordinino le loro decisioni per garantire che l’applicazione dell’ora legale in alcuni Paesi e dell’ora solare in altri non perturbi il mercato interno.

L’impasse

La proposta passa ai negoziati fra Parlamento e Consiglio della Ue, l'organo che raduna i rappresentanti di tutti i governi dell'Unione. Qui i 27 Stati membri non riescono a raggiungere un’intesa. La deadline slitta. L’ora continua a variare due volte l’anno, in primavera e in autunno. Una volta che la proposta dovesse essere approvata dal Consiglio europeo gli Stati dovrebbero decidere, nel momento di abolire il doppio regime orario, quale opzione scegliere. Intanto il dibattito sul tema se abolire o meno il passaggio continuo tra ora solare e ora legale rimane di stretta attualità.

Pressing sul governo per mantenere l’ora legale tutto l’anno

Così come il pressing sul governo per l’adozione in Italia dell’ora legale permanente. Secondo la Società italiana di medicina ambientale (Sima), solo nel 2023 l’adozione dell’ora legale permanente tutto l’anno produrrebbe nel nostro paese, sulla base delle attuali tariffe elettriche, risparmi diretti in bolletta per 382 milioni di euro, grazie a minori consumi di energia per circa 720 milioni di kwh. Risparmio che salirebbe qualora nel corso dell’anno le tariffe elettriche dovessero subire incrementi.

Secondo Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, nei sette mesi in cui sarà in vigore l’ora legale l’Italia risparmierà circa 220 milioni di euro milioni di euro, grazie a un minor consumo di energia elettrica pari a circa 410 milioni di kWh che genererà, inoltre, un rilevante beneficio ambientale, quantificabile nella riduzione di circa 200 mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

Il Codacons sottolinea che l’abolizione del cambio di orario, oltre a comportare risparmi in bolletta, eliminerebbe disagi e disturbi per gli italiani, considerato che lo sfasamento di un’ora determina conseguenze sia a livello di umore, sia a livello fisico per circa il 15% dei cittadini, e produce disturbi del sonno in un bambino su due, senza contare i disagi legati all’aggiustamento dell’orario (aggiornamenti sistemi informatici, orari dei treni, termostati temporizzati, dvd, agende elettroniche, radiosveglie, orologi nelle auto, problemi nelle transazioni finanziarie).

Juncker: cancelleremo il cambio d’ora, poi la soluzione soft

Considerato che a fine agosto 2018 il lussemburghese Jean Claude Juncker, allora al timone della Commissione europea, aveva annunciato alla tv pubblica tedesca Zdf che Bruxelles sarebbe andata nella direzione della cancellazione del cambio di ora («Abbiamo condotto un sondaggio - aveva spiegato in quella occasione -, milioni di persone hanno risposto e crediamo che in futuro l'ora legale dovrebbe essere in vigore tutto l'anno, ed è quello che accadrà. La gente lo vuole, lo faremo»), è convinzione comune che la Ue, nel tentativo di non promuovere scelte divisive, alla fine abbia “partorito un topolino”. Fondamentalmente gli Stati membri mantengono il diritto di decidere il proprio fuso orario. Non esiste alcun obbligo a cambiare sistema, ognuno si muove per conto suo.

I Paesi del Nord Europa contro l’abolizione dell’alternanza

La realtà dei fatti, ricorda Altroconsumo, è che in un’Europa, alle prese con una guerra da più di un anno, con l’inflazione che avanza e il costo dell’energia alle stelle, si cerca di prendere tempo e decidere solo con dati alla mano. La Francia ad esempio si era già espressa quasi tre anni fa con una consultazione pubblica promossa dall’Assemblea Nazionale: la maggioranza dei francesi vorrebbe tenere per sempre l’ora legale e dire addio a quella solare. Non sono di questo stesso avviso tuttavia i paesi del Nord Europa, capeggiati da Finlandia e Svezia. La possibilità di avere più luce a disposizione grazie all’ora legale, infatti, avvantaggia soprattutto i paesi del Sud Europa. Nel Nord, invece, le giornate durante l’estate sono già molto lunghe a causa della vicinanza con il Polo Nord. In Finlandia, ad esempio, nei giorni più lunghi, il sole sorge prima delle quattro del mattino e tramonta quasi alle 23.00. L’ora guadagnata quindi non serve né per avere più luce alla sera né per risparmiare sul fronte energetico.

Le tappe precedenti

I paesi europei hanno introdotto il sistema dell’ora legale nel secolo scorso a fini di risparmio energetico, in particolare in tempo di guerra o durante la crisi petrolifera degli anni ’70. A partire dal 1980 l’Unione europea ha adottato gradualmente norme che ponevano fine alle diverse scadenze del cambio dell’ora a livello nazionale. Nel 2018, tuttavia, lo scopo perseguito dal cambio dell’ora ha perso gran parte della sua importanza: alcuni studi suggeriscono che i risparmi energetici sono ormai marginali, mentre aumentano le lamentele dei cittadini per gli effetti negativi sulla salute. In attesa che la trattativa si sblocchi, e che gli Stati membri trovino la quadra, non resta che rimettere mano all’orologio. Ancora una volta.

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