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“Don” Matteo Zuppi alla volta di Mosca in missione di pace: che Dio ci aiuti!

L’inviato di Papa Francesco ha cominciato a favorire quel clima di disgelo che, solo qualche settimana fa, sembrava impossibile

di Giancarlo Mazzuca

A Kiev l'incontro fra il cardinale Zuppi e Zelensky

2' di lettura

Qualche giorno fa ho intervistato a Bologna, ad un “meeting” del Rotary, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei ed arcivescovo del capoluogo emiliano. Anche se non in modo diretto, il porporato ha finito per confermare che la sua missione umanitaria voluta da Papa Francesco, dopo il viaggio in Ucraina, avrà un seguito nei prossimi giorni a Mosca: un nuovo passo avanti, il suo, sulla strada del disgelo anche se appare difficile che, in questa occasione, ci possa essere un incontro al Cremlino tra Sua Eminenza e Putin. Il cardinale ha anche confermato che esiste la chiave della pace perché, in fondo, la cercano tutti. Ma ha poi aggiunto che ognuno ha la sua soluzione per porre fine alla guerra: come riuscire a trovare la quadra tra ipotesi così  diverse?  

Il presidente della Cei è, comunque, sembrato ottimista anche perché, in questo momento, la strada umanitaria appare come la più praticabile e Zuppi si sta impegnando, in particolare, sul problema dei bambini ucraini che, violando il diritto internazionale, sono stati estradati ed adottati da famiglie russe.

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Inutile nascondere l’entità dei problemi che restano sul tappeto ma l’inviato di Papa Francesco ha  cominciato a favorire, nonostante le dichiarazioni  ufficiali dei contendenti,  quel clima di disgelo che, solo qualche settimana fa, sembrava impossibile. In tal senso, ha raccolto i primi frutti della crociata per la pace che, da oltre un anno, è stata  lanciata dal pontefice. E il fatto che, dopo la missione in Ucraina, Zuppi stia ora per volare a Mosca è la migliore conferma che, nelle ultime settimane, il Vaticano  sia riuscito a distribuire qualche ramoscello d’ulivo.

Del resto, l’ambasciatore del Papa è sempre stato un messaggero di pace: quando era ancora don Matteo e gravitava a Roma nella comunità di Sant’Egidio, era già stato l’artefice della pace in Mozambico, ponendo fine a sedici anni di guerra civile. Correva l’anno 1992, il 4 ottobre, e lui fumò il calumet della pace che fece voltar pagina all’Africa. Oggi il compito che attende Zuppi è ancora più difficile ma, nonostante tutto, siamo un po’ più ottimisti: dopo aver visto per anni la serie di “don Matteo” in tv, con quel parroco  impersonato da Terence Hill che era davvero un “numero uno”,  in tanti sono convinti che, a maggior ragione, anche il cardinale Matteo vincerà (speriamo presto…) la propria battaglia per la pace. Sarà così? Se lo chiediamo direttamente al presidente della Cei, la sua risposta è immediata: che Dio ci aiuti!

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