Donazioni, GoFundMe ascolta l’Antitrust e non «suggerisce» più la mancia del 10%
La piattaforma di crowdfunding più utilizzata in queste ore per le campagne di raccolta fondi legate all’emergenza coronavirus fa marcia indietro e ascolta le indicazioni dell’Antitrust italiana
di Michela Finizio
2' di lettura
Per l’emergenza coronavirus in Italia GoFundMe, il sito internet di raccolte fondi a scopo benefico, ha scelto di impostare a zero nel momento della donazione l’importo suggerito da versare alla piattaforma . È questo il cambio di rotta comunicato dall’azienda di origini californiane, sbarcata nel 2018 in Italia, in risposta al richiamo dell’Antitrust italiana del 22 marzo scorso.
Il richiamo dell’Antitrust
L’Autorità ha disposto un intervento in via cautelare nei confronti della piattaforma di crowdfunding più popolare attualmente in Italia, per intenderci quella usata da Fedez e la Ferragni per il nuovo reparto al San Raffaele di Milano.
Al momento della donazione, infatti, la piattaforma consente ai consumatori di elargire, per finanziare il proprio funzionamento, delle commissioni facoltative su ogni transazione. Finora, al momento di effettuare la transazione, la commissione era preimpostata su un valore pari a una quota percentuale della somma donata (10%). Solo il consumatore che cliccava su “Altro” in un menu a tendina adiacente, inserendo l'importo zero o 5 per cento, poteva modificare questa scelta.
L’Autorità ha ritenuto che le modalità di acquisizione delle commissioni reclamizzate come facoltative «siano tali da esercitare un indebito condizionamento nei confronti dei soggetti donanti», i quali potrebbero non rendersi conto della possibilità di modificare o annullare la cifra preimpostata dalla piattaforma, o ritenerla necessaria per il suo funzionamento.
La risposta di GoFundMe
La replica della piattaforma non si è fatta attendere. «Molti utenti - fanno sapere in una nota - decidono deliberatamente di non lasciare la mancia e se qualcuno ha ritenuto di aver sbagliato nel lasciarla, ne ha chiesto il rimborso. A bbiamo sempre effettuato i rimborsi e continuiamo ad essere disponibili a rimborsare la mancia».
In questo senso qualche richiesta di restituzione - «non molte», dicono dall’azienda - è arrivata anche da parte degli utenti italiani, in milioni che hanno donato attraverso la piattaforma in queste settimane. La società fa sapere di aver sempre collaborato con le autorità nei diversi Paesi in cui si è diffusa, ecco perché ha deciso di eliminare il suggerimento per la mancia era del 10 per cento. I donatori, come spiegato in fase di donazione, potranno - come sempre - in maniera facoltativa lasciare una mancia, se lo desiderano, per i servizi di GoFundMe. «Sta proprio ai donatori decidere quanto vale il nostro lavoro quotidiano e i servizi di assistenza, garanzia e sicurezza che offriamo», fanno sapere.
Gli incassi della piattaforma
Nelle ultime settimane, in una fase di emergenza senza precedenti, sono nate sulla piattaforma Gofundme centinaia di campagne di raccolta fondi per combattere il Covid19. Il team della giovane realtà internazionale ha lavorato 24 ore su 24 per aiutare tutti gli organizzatori delle varie campagne a supportare i beneficiari verificati indicati nelle raccolte fondi: ospedali e associazioni che in questo momento delicato stanno facendo di tutto per aiutare le persone colpite dal coronavirus. GoFundMe, ricordano i gestori, non ha commissioni obbligatorie, fatta eccezione del 2,9% legato all’elaborazione del pagamento finale e dello 0,25% sulle singole donazioni, incassato da aziende esterne che gestiscono le transazioni.
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