Donne in agricoltura, accesso ai tavoli e più partecipazione
Agricoltura e democrazia: può sembrare un binomio insolito, eppure si tratta di due dimensioni fortemente correlate.
di Annamaria Barrile
3' di lettura
Agricoltura e democrazia: può sembrare un binomio insolito, eppure si tratta di due dimensioni fortemente correlate. I più grandi produttori agricoli nel mondo sono anche Stati democratici; inoltre, il settore primario salvaguardando la sicurezza alimentare, influisce sul benessere delle persone. È tempo, dunque, di riconoscere e valorizzare la connessione tra lo sviluppo dei sistemi agroalimentari e la tutela dell’equità. In quest’ottica, è impossibile prescindere dalla garanzia di pari opportunità nel comparto, sia come tutela di un diritto fondamentale sia come asset strategico per la crescita economica. L’inclusione, infatti, incentiva la creatività, la resilienza e, di conseguenza, l’aumento della produttività e delle rendite.
In Italia, i dati sull’imprenditoria e l’occupazione femminile in ambito agricolo rappresentano indicatori positivi, in crescita, pur trovandoci lontani dall’equilibrio di genere. C’è ancora un lungo tratto di strada da percorrere, dunque, anche nell’interesse di un sano progresso dell’ecosistema economico nazionale. La produzione agroalimentare, infatti, interessa in larga parte i territori rurali, dove la disoccupazione, soprattutto femminile, fatica a decrescere, rappresentando quindi un’opportunità di accesso al lavoro.
Sono quasi 257mila le donne attive nel settore a livello nazionale. Le titolari di aziende uninominali si attestano quasi al 30%, il doppio rispetto al 14% del decennio precedente, laddove in altri settori le “quote rosa al comando” sono solo un quinto del totale. Eppure vi è ancora la percezione che la produzione agroalimentare riguardi gli uomini, per via di una spontanea associazione allo sforzo fisico e per il persistere di stereotipi culturali fortemente radicati, ignorando che il comparto è oggi altamente tecnologizzato e che l’immagine di vanga e stalla, bucolica certamente ma ormai superata, rappresenti solo un tassello di un più complesso mosaico coadiuvato dall’utilizzo di big data, intelligenza artificiale e predittività. Applicazioni avanzate e interconnessione, dunque, sono ormai strumenti primari per gli operatori del settore, al pari di trattori e impianti di irrigazione. Questa spinta innovativa apre al dinamismo e alle nuove generazioni, rendendo la filiera più attraente. Secondo i dati di Confagricoltura, infatti, le donne sotto i 30 anni di età, coinvolte in società di capitali e di persone, si attestano attorno al 34 per cento.
Non si può negare: l'agricoltura è anche donna. E lo dimostrano i numeri dal momento che il contributo femminile corrisponde al 28% del Pil generato dal comparto. Una dimensione rilevante che non va sottovalutata. La sfida, dunque, è quella di incentivare un maggior coinvolgimento femminile a vantaggio dell’occupazione nei territori e, quindi, di un miglioramento generalizzato delle condizioni socio-economiche. Vino, olio, riso, ortofrutta sono solo alcuni degli ambiti in cui il contributo delle donne può fare la differenza, affrontando le criticità, legate al cambiamento climatico e a nuovi assetti geopolitici, che dettano l’agenda nei consessi internazionali di maggior rilievo.
Secondo l’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, colmare la disparità di genere nei sistemi agroalimentari porterebbe a un beneficio pari a 1000 miliardi di dollari e contribuirebbe alla sicurezza alimentare, salvando 45 milioni di esseri umani. Per fare ciò è necessario non solo incentivare l’accesso delle donne al lavoro e al credito, ma anche ai tavoli decisionali che definiscono le direttrici lungo le quali si svilupperà il futuro del settore, della sussistenza globale e, con un orizzonte più ampio, del pianeta. Il nostro presente ci impone di guardare a nuovi modelli nutrizionali che possano tutelare l’economia, da un lato, e la salute della collettività, dall’altro, nel lungo periodo. Al centro di questa visione si impone una riflessione sulle risorse in via di esaurimento e sul cambiamento climatico che definisce scenari sempre nuovi. Le donne, da sempre fondamentali nella gestione dell’approvvigionamento alimentare e della sussistenza nelle nostre organizzazioni sociali, devono compartecipare alla definizione e all’implementazione di nuovi paradigmi: un’azione indispensabile, possibile solo mantenendo vivo il dialogo tra imprese, territori e istituzioni nazionali ed europee.
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