Industria della bellezza

Dopo il crollo verticale del 2020 la cosmetica ha rialzato la testa

di Marika Gervasio

Cosmetica in ripresa. Per raggiungere i livelli pre-Covid si dovrà aspettare il 2022, ma il trend che il settore della cosmetica sta registrando fa ben sperare

2' di lettura

Un annus horribilis è stato il 2020 per molti settori del manifatturiero, cosmmetica compresa, sebbene il settore, data la sua storica aciclicità, ha reagito meglio di altri grazie alla capacità delle aziende di adeguarsi ai repentini cambiamenti del mercato in seguito alla pandemia. Basti pensare alle riconversioni industriali di molte imprese che hanno iniziato a produrre gel igienizzanti e saponi.

Il 2020 si è chiuso con valori in calo, ma già per quest’anno si vede un trend in recupero. La produzione l’anno scorso ha registrato una contrazione del 12%, a 10,6 miliardi di euro. A pesare su questa flessione è stato l’andamento negativo delle esportazioni, scese di quasi il 17%, con un valore di poco superiore ai 4 miliardi. La bilancia commerciale, stabile nel suo andamento, supera i 2,3 miliardi di euro, mentre i consumi interni, anch’essi in contrazione (-9,6%), sono prossimi ai 9,8 miliardi di euro.

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Protagonista di questo cambiamento è stato l’e-commerce unico canale di acquisto che ha chiuso in positivo con una crescita record del 42% e un valore di oltre 700 milioni diventando il quarto canale di distribuzione. Ad accelerare lo sviluppo di questo fenomeno è stata sicuramente la necessità di acquistare i prodotti da casa durante i periodi di lockdown.

L’andamento degli altri canali di vendita è stato inevitabilmente condizionato dalle misure di prevenzione dei contagi con i ben noti impatti sulla libertà spostamento, e quindi di acquisto, da parte di ampie fasce di consumatori. Evidenti contrazioni si sono registrate per i canali professionali - acconciatura ed estetica - che hanno perso rispettivamente il 22,5% e il 29% a causa delle chiusure obbligatorie nei periodi di lockdown, più rigorose per i saloni di estetica.

Pesante anche la flessione dei fatturati legati alla distribuzione nelle profumerie, pari a oltre il 26% per un valore di 947 milioni, fortemente condizionate da chiusure volontarie per sopperire alla scarsa frequentazione durante ampi periodi dell’anno. Mass market e farmacia, agevolati dalle migliori opportunità di acquisto, hanno fatto segnare contrazioni marginali, rispettivamente del 3,8% (oltre 3 miliardi) e del 3,5% (932 milioni).

La stima di chiusura del 2021 prevede una crescita del 10,4% del fatturato dell’industria per un valore di 11,7 miliardi di euro trainata dall’export (+14%) che toccherà i 4,7 miliardi di euro e consumi interni in aumento dell’8,5% a 10,6 miliardi. Risultati che non raggiungono ancora i livelli del 2019 pre-crisi per i quali si dovrà aspettare l'anno prossimo.

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