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Dopo de Chirico è sempre de Chirico

Il mercato lo sa. I falsari pure. Collezionismo e quotazioni tra ultra-rarità e rilancio della Neometafisica esposta a Conegliano a Palazzo Sarcinelli dall’11 ottobre

di Laura Traversi

Roma Casa museo Fondazione Isa e Giorgio de Chirico

3' di lettura

Diceva Giorgio de Chirico (Volos, 1888-Roma, 1978): “La mia idea è una mia idea, e l’anno in cui la rieseguo non importa”. Donò le prime “Muse inquietanti” (1918) allo storico Giorgio Castelfranco. Ad André Breton la prima variante (1924). Alle pressanti richieste di opere della Metafisica, periodo seminale, rispose con gli esemplari per amici, collezionisti e galleristi. Divenuti iconici, sono oggi in musei e collezioni stratosferiche (Metropolitan, MoMA, Centre Pompidou).
Sul mercato c’è alto interesse in ogni fascia di prezzo, dalle ultra-rarità museali (1910-18), alle grafiche, il 52% dei suoi scambi, ai vibranti disegni e acquerelli (12%) afferrati talvolta da colti appassionati a qualche migliaio di euro. Che sia tra le blue chips del più raffinato collezionismo internazionale, da Christie’s e Sotheby’s, lo testimoniano il Deloitte Art Finance Report (2021) ed esponenti di spicco del secondo mercato italiano (Farsetti Aste, Tornabuoni Arte).

Giorgio de Chirico, «Le Muse inquietanti», 1974. Roma, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico


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Il rilancio per una blue chip italiana

È in crescita la Neo-Metafisica, estesa stagione matura delle sue enigmatiche invenzioni. Ogni suo insuperato mistero, dalle «Piazze d’Italia» ad «Arianna», appassionò ancor di più negli anni `50-70. Rilanciata ora dalla mostra «GIORGIO DE CHIRICO. Metafisica continua» (Conegliano-Palazzo Sarcinelli, 11 ottobre-25 febbraio, curata da Victoria Noel Johnson) con 71 opere della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, tra cui le “Muse Inquietanti” del 1974. Di “Muse” in asta, tra 1986 e 2023, ne sono passate almeno 26 (Artprice.com), con aggiudicazioni fino ad oltre 1 milione. Da Cambi passerà presto - il prossimo 19 dicembre - un «Ettore e Andromaca» del 1955 (stima 262.000 €).

Giorgio de Chirico, «Le Muse Inquietanti» 1918. Milano, Museo del Novecento (deposito Coll.Mattioli)

L’ appropriazione dei Surrealisti

I Surrealisti Ernst, Magritte e Dalì non ci sarebbero stati senza de Chirico (il Manifesto è del 1924, ben dopo la presenza di “Enigma di un pomeriggio d’autunno” (1910) al Salon d’Automne di Parigi (1912). Sta arrivando il centenario, ricorda Noel Johnson: Breton (con altri) comprò il contenuto del suo atelier di Parigi, usando le «Muse» del 1924 per promuovere opere surrealiste “che si appropriavano delle idee di de Chirico, oltre che delle opere fisiche”. Nacque in Breton (+1966) un conflitto di interessi che ha influenzato per decenni la produzione di de Chirico.
“Magritte supera le decine di milioni molte più volte” spiega Michele Casamonti della galleria Tornabuoni Arte rispetto al pictor optimus, che ha trovato il suo record nel 2020, in pieno Covid (Sotheby’s, New York 28 ottobre), col prezioso «Pomeriggio di Arianna» del 1913. Ingiusta penitenza che riverbera forse dall’appropriazione dei surrealisti, ancor più che dall’asfittico mercato interno, su uno dei grandi maestri moderni internazionali del Belpaese. Ciononostante, tra 2000 e 2017, è entra nell’Artprice’s Global Index®, indicatore dei 100 artisti “blue-chip”.

Mercato stabile e in crescita

“Pittore primario, ha stabile mercato” sintetizza Sonia Farsetti (Farsetti Arte). E Michele Casamonti ricorda che: “Col riordino del Catalogo Generale, il suo mercato ha punti di riferimento imprescindibili, internazionalmente incontestati”. Va detto, concordano, grazie al lavoro della Fondazione - proprietaria di 550 opere - che, superando lo storico catalogo Bruni Sakraischik (1971-1987), prepara un 6° volume di aggiornamenti (dopo 5 volumi, 2014-2018). Oltre ricerche e saggi, tra cui la divertente autobiografia e il “Piccolo Trattato di tecnica pittorica” del 1928. Rispecchia il suo continuo sperimentare per un “tessuto pittorico bello e solido”: odiava i moderni colori in tubetto, senza la luminosità antica. Si stima che abbia prodotto 5.000 opere.

Giorgio de Chirico, «Le Muse Inquietanti», 1925 (rif.1947/18), Roma, Galleria Nazionale.

Verità storiche e lotta alle falsificazioni

Da artista controverso, per il retrodatare le repliche dei suoi soggetti, costosissimi negli anni ‘30 a Parigi, ora finalmente gli storici ne svelano l’individualismo demistificante. Contrario ad ogni etichetta critica, a partire dagli amici-nemici surrealisti e a tante forme di falsificazione. Cominciate col surrealista Oscar Dominguez (1957) che, in Francia (1926-30) e in Biennale (1948), si sostituì a lui. Altra storia i più recenti falsi dolosi: si contano decine di contenziosi per tele, incisioni, contraffazioni di firme e timbri della Fondazione. Insidiosi e fuorvianti nell’imitare soprattutto la tecnica “abbreviata” del periodo tardo. Se archiviazione e certificazioni, non emesse sui multipli, non placano le inquietudini di ogni appassionato, molti studi sono scaricabili dal sito della Fondazione (https://fondazionedechirico.org/pubblicazioni/#metafisica).

Giorgio de Chirico, «Il pomeriggio di Arianna» 1913.Asta Sotheby’s-New York, 29 ottobre 2020 a 15.890.400 $


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