ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùCaro-materie prime

Dopo decenni in Giappone aumenta il prezzo del sushi

La svalutazione dello yen e le difficoltà di approvvigionamento spingono le grandi catene a rivedere i listini. Il settore ittico in crisi anche in Italia

di Micaela Cappellini

A Tokyo la prima asta di tonno dell'anno: venduto un pesce di 211 chili a 128 euro

2' di lettura

La crescita del consumo del pesce a livello globale, il deprezzamento dello yen e le criticità di approvvigionamento causate dalla guerra in Ucraina costringono le grandi catene giapponesi del sushi ad aumentare i prezzi al consumo. Non accadeva dagli anni 80. I ristoranti dei ’Kaiten-sushi’, dove i piatti già preparati passano su un nastro trasportatore, non garantiscono più la classica porzione base da 100 yen (0,70 euro), che da decenni rappresenta lo standard della qualità a prezzi accessibili.

Lo yen ai minimi

Una delle principali catene presenti in Giappone, la Sushiro, ha annunciato che sarà costretta ad abolire l’offerta da 100 yen alla fine di settembre per la prima volta dal 1984, applicando una maggiorazione di 20 yen sul piattino che generalmente contiene due porzioni di pesce con il riso. Il gruppo importa gran parte del pesce che offre nei suoi ristoranti, e la repentina svalutazione dello yen, ai minimi in 20 anni sul dollaro, incide ormai da mesi sui margini del gruppo. Stesso discorso per la catena Genrokuzushi, la prima ad aver introdotto il concetto di Kaiten-sushi in Giappone, e che ha già applicato una maggiorazione dal 10 maggio.

Loading...

Le difficoltà di approvvigionamento

Un altro aspetto che ha inciso significativamente sull’aumento dei prezzi è la difficoltà nel reperire pesci di alta fascia, tra cui il granchio reale e i ricci di mare, due varietà che provengono rispettivamente per il 90% e il 50% dalla Russia. Lo stesso discorso vale per le uova di salmone prodotte nel Nord Europa, i cui collegamenti aerei con il Giappone sono stati allungati a causa della guerra in corso in Ucraina. Nel 2021 il Giappone ha importato da Mosca prodotti marini per un totale di 138 miliardi di yen (1,10 miliardi di euro), dietro a Cina e Cile, con l’80% delle forniture costituito da salmone rosso. Gli operatori temono che le prolungate anomalie sulla logistica possano portare a carenze di approvvigionamento di pesce nel breve termine, e ulteriori aumenti dei prezzi dei prodotti ittici

La crisi in Italia

Il settore ittico è in crisi anche in Italia. Da oltre una settimana nei principali porti italiani i pescatori non escono in mare per protestare contro il caro-gasolio, che ha reso l’attività della pesca antieconomica. La serrata è cominciata nelle Marche, ma si è rapidamente allargata alla Toscana, a Civitavecchia, Fiumicino, Gaeta, Anzio, Chioggia e tutti i principali porti pugliesi. Al porto di Termoli la quotazione del gasolio ha raggiunto quota a 1,12 euro al litro: per una barca media che consuma circa mille litri al giorno, è un costo giudicato insostenibile. «Si stabilisca un prezzo fisso alla pompa da 0,50 a 0,60 euro, poi la differenza la deve pagare lo Stato, che ha il dovere di trovare una soluzione», chiedono i pescatori di Mola di Bari, la seconda marineria pugliese per numero di imbarcazioni. Il Governo ha appena pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il decreto che assegna 20 milioni di euro al sostegno delle filiere della pesca colpite dalla crisi internazionale e dal caro gasolio. Allo studio ci sarebbero anche una proroga delle scadenze fiscali e l’estensione del credito d’imposta al secondo trimestre dell’anno in corso.

Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti