Dopo decreto flussi e stretta sulle ong, il Governo punta su rimpatri e pene dure agli scafisti
Il consiglio dei ministri nel crotonese si dovrebbe tenere non più tardi di venerdì 10 marzo. Si valuta di fissare una possibile quota annuale per l’entrata di centomila stranieri regolari, che vengano poi collocati in base alle esigenze del mercato del lavoro nei vari settori
I punti chiave
3' di lettura
Dopo la tragedia di Cutro il Governo torna sul dossier migranti. E lo fa dopo il decreto flussi, e la stretta promossa sulle navi delle ong. Allo stato attuale si ragiona a un provvedimento che coinvolgerà più ministeri sotto la regia della premier Meloni, a partire da una nuova rideterminazione dei flussi regolari di migranti, grazie ad accordi di cooperazione con i Paesi di origine che devono combattere le partenze irregolari. Tra le nuove misure sulle quali l’esecutivo sta ragionando anche l’inasprimento delle pene per i trafficanti di esseri umani e nuove procedure per semplificare meccanismi ancora troppo lenti: dai rimpatri al sistema di accoglienza, passando per l’istituto della protezione internazionale.
Verso Consiglio dei ministri a Cutro
In vista del Consiglio dei ministri a Cutro, annunciato dalla presidente del consiglio Meloni al termine della missione ad Abu Dhabi e che si dovrebbe tenere non più tardi di venerdì 10 marzo, prende forma il nuovo piano. Un’ulteriore mossa dopo quella del Dpcm di fine dicembre scorso sui flussi, che ha fissato una quota massima di ingressi pari a 82.705 stranieri, di cui 44.000 per motivi di lavoro stagionale, dopo quella del decreto Ong. Ora allo studio potrebbero esserci pene più severe per gli scafisti e l’idea di fissare una possibile quota annuale per l’entrata di centomila stranieri regolari, che vengano poi collocati in base alle esigenze del mercato del lavoro nei vari settori.
L’informativa in parlamento di Piantedosi
Già il 7 marzo però il titolare del Viminale Matteo Piantedosi affronterà nuovamente la questione immigrazione tornando sulla vicenda di Cutro con un’informativa urgente del governo nell’aula di Montecitorio per ricostruire la dinamica dell’intervento della Guardia di Finanza e del ruolo della Guardia Costiera dopo che Frontex aveva avvistato i barcone nello Ionio «ma senza lanciare nessun allarme», come ha ricordato Meloni.
Il confronto con l’Europa
Sullo sfondo però resta la stretta collaborazione con l’Ue e le richieste che arriveranno a Bruxelles il prossimo 9 marzo, in vista della riunione del Consiglio europeo dei ministri dell’Interno.
Il vertice Med5
Già in occasione del vertice dei Paesi del Med5, di cui fanno parte Italia, Cipro, Grecia, Malta e Spagna, è stato prodotto un documento chiaro sottoscritto dai cinque Stati membri: contrastare le partenze irregolari dei barconi, rafforzare i rimpatri, aumentare con Frontex la sorveglianza dei confini e - agli Stati che subiscono maggiori pressioni migratorie - far decidere autonomamente le procedure di frontiera. Dunque un contrasto deciso all’immigrazione irregolare e alle partenze dai Paesi di origine che avvenga attraverso un rafforzamento dei rapporti bilaterali e un potenziamento dei rimpatri.
Accordi con i paesi di provenienza dei migranti
L’intesa con Bruxelles sarebbe dietro l’angolo: stipulare accordi con i Paesi di provenienza privilegiando con meccanismi premiali (per esempio un aumento delle quote sui flussi regolari) chi è più virtuoso, ovvero chi combatte in maniera più efficace le partenze illegali dai propri territori.
Il caso Tunisia
Un esempio sul piano pratico riguarda operazioni come quella messa in atto in queste ore dalle forze di polizia tunisine, che hanno arrestato 65 persone di varie regioni dell’Africa subsahariana, risultate essere in condizione “irregolare” dopo essersi introdotte illegalmente in Tunisia. Inoltre secondo l’Italia e gli altri quattro Paesi del Mediterraneo, proprio gli Stati membri con maggiori pressioni migratorie irregolari dovrebbero - secondo il documento finale stilato al vertice di Malta - beneficiare di una deroga alla procedura di frontiera obbligatoria e «poter decidere in merito all’applicazione di tali procedure in base alla loro capacità e alla prospettiva di rimpatri».
Solidarietà permanente e obbligatoria sui ricollocamenti
Riguardo ai ricollocamenti dei migranti, a Bruxelles verrà anche chiesto con forza di «istituire un meccanismo di solidarietà permanente e obbligatorio che tenga conto delle reali esigenze degli Stati membri».
Zuppi: chi non ha casa va accolto, non ci sono alternative
Sul tema delle migrazioni torna a parlare anche il cardinale Mattreo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente dei vescovi italiani, secondo il quale «l’accoglienza è l’unico messaggio possibile. Chi non ha casa, va accolto. Dobbiamo metterci sempre nei panni degli altri. Chi ha perduto tutto e deve scappare, deve trovare accoglienza». Secondo il cardinale, che è stato intervistato dal Sir, «non ci sono alternative. Quello all’emigrazione era un diritto garantito per tutti gli uomini, prima che sorgessero muri e nascessero paure. Tanto più per chi scappa da guerra, violenza o fame. Mettere in contrapposizione questo con il nostro futuro, significa non volere il futuro. L’accoglienza apre al futuro, la chiusura fa perdere anche il presente».
loading...