Dopo la depenalizzazione «sdoganato» l’insulto al vicino di casa
L’ingiuria non è più reato, l’onta si lava semmai in sede civile. È finito il tempo in cui veniva analizzata anche la mimica ed era necessario tenere d’occhio l’asticella dei giudici sull’insulto più o meno tollerato secondo il contesto e i tempi
di Patrizia Maciocchi
L’ingiuria non è più reato, l’onta si lava semmai in sede civile. È finito il tempo in cui veniva analizzata anche la mimica ed era necessario tenere d’occhio l’asticella dei giudici sull’insulto più o meno tollerato secondo il contesto e i tempi
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Con la depenalizzazione è sdoganato, almeno dal punto di vista del reato, l’insulto tra vicini. E la Cassazione (sentenza 23558 ) non può che prenderne atto, nell’esaminare l’ennesimo ricorso che vedeva contrapposti un combattivo condomino, classe 1936, ad altri due abitanti del palazzo. Il ricorrente era stato condannato per ingiuria e minaccia ai danni dei suoi avversari. I giudici di legittimità sdrammatizzano però la minaccia, visto il contesto in era avvenuta la frase incriminata «vai a casa o ti faccio vedere come si tratta la gente come te» e anche il contenuto non proprio intimidatorio. Il reato per i giudici non c’è, ma anche se ci fosse sarebbe prescritto.
L’insulto non sporca la fedina penale
Ancora più in discesa la strada della difesa per quanto riguarda gli insulti: crimine ormai abolito con il Dlgs 7/2016. Certamente l’anziano e litigioso ricorrente non può del tutto dormire sogni tranquilli, perché se è vero che la vendetta è un piatto che va mangiato freddo, gli insultati possono lavare l’onta in sede civile. Ma è ormai finito il tempo in cui chi voleva mandare a quel paese qualcuno, o ricordagli in modo non proprio forbito i suoi difetti, senza sporcarsi la fedina penale, doveva tenere d'occhio i continui spostamenti dell'asticella dell'ingiuria.
Le corna e il dito medio alzato nei vecchi verdetti
Mutamenti del comune sentire che hanno influenzato in passato i verdetti dei giudici della Cassazione sempre più propensi a valutare i termini volgari in base al tempo e al contesto. Con una maggiore tolleranza per chi si lasciava andare all’insulto in nome della dura legge del “Raccordo”, con altri automobilisti, o nel contesto di un’assemblea di condominio, nella quale la fa da padrona lo stato d’ira. Nelle sentenze precedenti il colpo di spugna della depenalizzazione la Cassazione è stata costretta ad analizzare anche la mimica: dal dito medio alzato alle corna, in cause che mai sarebbero dovute arrivare davanti ad una corte superiore. Ora l’onta dell’insulto non è più motivo di condanna in sede penale.
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