Dopo l’addio di Cottarelli, tempi lunghi per le dimissioni: ecco perché
Trascorreranno alcune settimane per vedere lo scranno dell'ex commissario per la spending review occupato dalla prima dei non eletti. Anche perché sulle dimissioni si dovrà prioritariamente pronunciare l'Aula di Palazzo Madama a scrutino segreto, che solitamente per prassi consolidata alla prima votazione si oppone
di Marco Rogari
I punti chiave
3' di lettura
Già a ranghi significativamente ridotti rispetto al passato, anche recente, per effetto del taglio dei parlamentari imposto dalla riforma costituzionale fortemente voluta dal M5S, dopo appena sei mesi dall'inizio della diciannovesima legislatura, Palazzo Madama vede già uscire un senatore. Ma per il momento solo sulla carta. Perché prima che le dimissioni di Carlo Cottarelli, eletto nelle file del Pd, diventino operative trascorreranno diverse settimane. E i tempi si dilateranno ulteriormente per l'accensione del semaforo verde del Senato all'ingresso di Cristina Tajani, che, in qualità di prima dei non eletti, prenderà il posto dell'ex commissario straordinario per la spending review. Anche perché la procedura di “subentro”, alla quale si salda la “prassi consolidata”, è abbastanza lunga.
Il Senato scende a quota 205 senatori, ma solo sulla carta
Con l'avvio dell'attuale legislatura il numero dei senatori eletti è sceso da 315 a 200, ai quali vanno aggiunti i sei senatori a vita (Giorgio Napolitano, Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia e Liliana Segre). Con le dimissioni annunciate da Carlo Cottarelli si scenderebbe a quota 205, ma l'uscita da Palazzo Madama dell'ormai ex senatore Dem, non in sintonia con la segretaria del partito in cui è stato eletto, Elly Schlein, di fatto non sarà immediata.
Il gruppo Pd si riduce momentaneamente a 36 senatori
In soli sei mesi il gruppo Dem a Palazzo Madama si è ridotto da 38 senatori a, almeno per ora, 36 “effettivi”. L'uscita di Cottarelli è stata preceduta di poche settimane da quella di Enrico Borghi, che è passato al gruppo di Azione-Italia viva e che ha anche privato il Pd di una rappresentanza all'interno del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Il vuoto lasciato da Cottarelli sarà colmato, una volta che si sarà concluso il non rapido iter delle dimissioni, da Cristina Tajani, prima dei non eletti e già assessore al lavoro al Comune di Milano e presidente di Anpal Servizi. In questo primo scorcio di legislatura il gruppo Dem al Senato ha peraltro già dovuto registrare un nuovo ingresso, quello di Filippo Sensi subentrato a Bruno Astorre, tragicamente scomparso il 3 marzo scorso.
Che cosa prevede l'articolo 67 della Costituzione
La nostra carta costituzionale non prevede un vincolo di mandato per i parlamentari, che sulla base dell'articolo 67 esercitano la loro funzione senza di fatto obblighi nei confronti dei partiti in cui sono stati eletti. Senatori e deputati si possono quindi dimettere prima della fine del loro mandato. E in questo caso al loro posto subentra il primo dei non eletti.
La lunga procedura per rendere operative le dimissioni
Un parlamentare può dimettersi per incompatibilità di incarichi (nel caso in cui volesse assumere una carica che è formalmente incompatibile con l'incarico di senatore e deputato) o per motivi personali. Nel primo caso il presidente del ramo del Parlamento interessato lo comunica all'Assemblea, che ne prende atto senza procedere a votazioni; nel secondo, che dovrebbe essere quello in cui dovrebbero rientrare le dimissioni di Cottarelli, scatta invece un'altra procedura: il parlamentare che intende dimettersi deve spiegare le proprie motivazioni all'Aula di appartenenza (per Cottarelli è quella di Palazzo Madama), che sarà poi chiamata a pronunciarsi con il voto appunto sulle dimissioni. I regolamenti di Camera e Senato prevedono che le votazioni su una persona si devono svolgere a scrutinio segreto. Èd è sostanzialmente prassi consolidata che la prima votazione abbia esito negativo, come gesto di cortesia nei confronti del deputato o senatore. E, a meno di colpi di scena, anche il “no” dovrebbe arrivare anche con il primo voto su Cottarelli.
Il processo si prolunga ulteriormente per la nomina del primo dei non eletti
Quello che si innesca con le dimissioni di un parlamentare è dunque un processo non certo rapido, anzitutto per la “calendarizzazione” della votazione. Questo iter si prolunga ulteriormente anche per mettere in moto la macchina che porta alla nomina del primo dei non eletti e, quindi, in questo caso di Cristina Tajani.
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