Dopo l’Umbria showdown in altre otto regioni al voto entro la primavera
Tra fine 2019 e inizio 2020 si vota in Calabria; il 26 gennaio in Emilia Romagna, nella primavera del 2020 toccherà poi a Veneto, Toscana, Campania, Puglia, Marche e Liguria. Una maratona che coinvolgerà oltre 22 milioni di elettori (circa la metà del corpo elettorale).
di Andrea Gagliardi e Andrea Marini
5' di lettura
Dopo il campanello d'allarme della sonora sconfitta in Umbria per la coalizione giallorossa, gli occhi sono puntati sul voto il 26 gennaio in Emilia Romagna. Se il Pd dovesse perdere anche la regione rossa per eccellenza, le conseguenze ricadrebbero non solo sull’attuale segretario ma anche sulla testa del premier e del suo governo. Ma non finisce qui. Tra fine 2019 e inizio 2020 si vota in Calabria; nella primavera del 2020 toccherà poi a Veneto, Toscana, Campania, Puglia, Marche e Liguria. Una maratona che coinvolgerà oltre 22 milioni di elettori (circa la metà del corpo elettorale).
In Emilia Romagna asse incrinato Pd-M5s
In Emilia Romagna l’egemonia del centrosinistra è seriamente minacciata dal centrodestra a traino leghista, con il Carroccio che ha scavalcato Pd e alleati sia alle politiche del 2018 che alle ultime europee e ha strappato la guida di città come Ferrara e Forlì. I dem sono compatti dietro il governatore uscente Stefano Bonaccini, e sperano in una sorta di desistenza del M5S dopo l’intesa stretta per il governo nazionale. Anche perché i 5s ancora non hanno scelto il proprio candidato. Tuttavia in regione è forte l'anima pentastellata contraria all'intesa con i dem. E c'è da credere che Di Maio, dopo la sconfitta in Umbria, sarà ancora più restio di quanto già non fosse ad appoggiare il governatore dem uscente Stefano Bonaccini.
Renzi a sostegno di Bonaccini
Quest’ultimo ha già stretto un patto con Renzi: i rappresentanti di Italia Viva saranno candidati nella sua lista civica. Nel centrodestra appare scontata la candidatura della ex sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni (fedelissima di Salvini).
In Calabria Oliverio non vuole farsi da parte
In Calabria, dove si voterà tra fine 2019 e inizio 2020, il Pd ha chiesto un passo indietro al governatore uscente Mario Oliverio, che non sembra però avere intenzione di farsi da parte. Alle europee i dem si sono piazzati dietro sia ai 5 stelle che alla Lega. Nelle settimane scorse si era detto che nel caso in cui i 5 stelle avessero deciso in Emilia Romagna di stringere un accordo di desistenza a favore dei Dem, questi ultimi avrebbero potuto appoggiare un candidato civico sostenuto dal M5S (si era parlato di Pippo Callipo, imprenditore del tonno gradito ai cinquestelle e spendibile anche dal Pd).
M5s e Pd lontani
Ma la possibilità di un’alleanza tra Partito democratico e Movimento 5 stelle è sempre più remota dopo la “debacle” del voto in Umbria. Nel centrodestra ancora non si è trovato un candidato, che, in base alle intese fra Lega, Fi e Fdi, potrebbe essere un uomo del partito di Silvio Berlusconi.
Zaia uomo da battere in Veneto
Per le altre regioni in cui si voterà in primavera, la situazione è ancora fluida. L'unica cosa certa in Veneto è il nome dell'uomo da battere: Luca Zaia. Il governatore, che si ricandiderà per il terzo mandato - la modifica delle legge regionale approvata a maggio ha tolto il limite dei due mandati per tutti i consiglieri - potrebbe anche correre in solitaria, con Lega e le liste del presidente, senza coalizione di centrodestra, dato che il partito di Salvini in Veneto è ormai egemone, e il politico Zaia è capace di performance oltre il 50%.
Centosinistra senza candidato
Assai incerto invece lo scenario nell'altro campo. Se nei giorni del patto Di Maio-Zingaretti che portò al Conte-bis molti pensavano di replicare l'esperimento Pd-M5S anche in Veneto, adesso i ragionamenti si fanno più cauti. Il centrosinistra, poi, non ha ancora individuato il nome del candidato anti-Zaia. Alcuni esponenti Dem hanno lanciato l’idea di rinunciare nelle regionali al simbolo del Pd, per schierare una maxi civica senza simboli di partito, sul modello vincente dei comuni.
In Toscana il nodo del governatore uscente
In Toscana la sconfitta della coalizione giallo-rossa ridà fiato, in vista delle regionali del 2020, a chi nel Pd non crede a un'alleanza con il M5s, così come a Matteo Renzi che ha annunciato liste di Italia Viva per la Regione. Resta da sciogliere il nodo del governatore uscente Enrico Rossi: prima Pd, poi passato a Leu e ora ritornato al nel Pd, è in dubbio la sua corsa per il terzo mandato. La segretaria regionale Simona Bonafè fin qui ha declinato gli inviti a candidarsi venuti dal fronte di zingarettiani ed ex renziani.
Corsa a tre nel centrodestra
Per il centrodestra sono in corsa l'eurodeputata leghista ed ex sindaco di Cascina (Pisa) Susanna Ceccardi (fedelissima di Salvini) e il sindaco di Grossetto Antonfrancesco Vivarelli Colonna. Ma anche Fdi chiede di contribuire alla scelta del candidato. E come possibile soluzione unitaria circola ancora il nome del giornalista Paolo Del Debbio, malgrado la smentita dell'interessato alcune settimane fa.
In Liguria verso la ricandidatura Toti
In Liguria Giovanni Toti punta al bis. Toti è certo della sua ricandidatura a governatore e che dalla sua parte ci sarà anche Forza Italia nonostante alcuni suoi esponenti abbiano mostrato qualche mal di pancia dopo lo strappo compiuto dal governatore che dopo mesi di dissenso con il gruppo dirigente del partito, per cercare di rinnovarlo dando spazio a giovani amministratori, ha lanciato il suo movimento politico, Cambiamo!. Per Toti ci sono anche i sondaggi che danno il centrodestra oltre il 50%. Già fissata la data dell'inizio della campagna elettorale: sarà il 23 novembre a bordo di una nave a Genova.
Giochi aperti in Campania
In Campania l’alleanza di governo aveva già enormi ostacoli in regione e ora appare quasi impossibile che si realizzi, con Pd e Movimento 5 Stelle, ognuno quindi con un proprio candidato alle elezioni. I dem partono da Vincenzo De Luca, il presidente uscente. Nel centrodestra, invece, si apre la battaglia per la candidatura, che in Campania dovrebbe toccare a Forza Italia. In prima linea c'è Stefano Caldoro, governatore fino al 2015, battuto poi da De Luca ma pronto a ricandidarsi. Forte è anche Mara Carfagna, a cui guarda un'ampia fetta del partito, ma in corsa c'è anche Severino Nappi, che fu assessore alle attività produttive di Caldoro. Tra i papabili anche Paolo Russo, parlamentare recentemente nominato da Berlusconi responsabile Sud di Forza Italia.
Le manovre nel M5s
Nulla è scontato anche nel Movimento 5 Stelle. Valeria Ciarambino, leader dei consiglieri regionali, potrebbe pagare il forte legame con Luigi Di Maio e la sua possibile candidatura subisce diversi attacchi a cominciare dall'idea di un candidato proveniente dal governo: in prima linea ci sono il ministro dell'Ambiente Sergio Costa e il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. Ma nelle ultime settimane una parte della base a Salerno, ma anche a Benevento e Avellino, insiste su un nome nuovo, Michele Cammarano, consigliere regionale cilentano.
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