il graffio del lunedì

Dopo il lockdown si torna alla normalità: Balotelli licenziato dal Brescia

Qui la novità è che, al posto di un altro allenatore, il presidente Cellino abbia licenziato un giocatore

di Dario Ceccarelli

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3' di lettura

Che le cose stiano andando meglio, al di là dei bollettini sanitari (quelli della domenica, chissà perchè, sono sempre migliori, perfino in Lombardia: forse l’assessore Gallera riposa) si nota da alcuni particolari. Non sempre confortanti, ma del resto tornare alla «normalità» non sempre vuol dire migliorare. Anzi, a volte va decisamente peggio. Per esempio, con il primo week-end di sconfinamento, sono tornate le code sulle autostrade che portano in Liguria. Le code c’erano prima. E ci sono adesso. Un classico esempio di ritorno alla normalità.

Un altro esempio? Durante il lockdown, a parte il profluvio dei virologi, per il bene collettivo non compariva ogni giorno sulla Gazzetta dello Sport una intervista ad Arrigo Sacchi in cui ci parla di «quanto sarà decisivo nel finale di campionato il fattore caldo». In effetti, il tecnico di Fusignano ha ragione da vendere: se si gioca in luglio e in agosto, quando di solito si sta coi piedi a mollo sotto l’ombrellone, il fattore caldo può avere una grande e decisiva importanza. Geniale. Perfino per noi poveri tapini, quando in luglio ci trasciniamo in città con i marciapiedi che scaldano come vulcani, il caldo diventa un «fattore decisivo».

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Però, se lo sopportano anche i fornai e le mamme con figli che fanno «smart» working, potranno sopportarlo anche Ronaldo e Paquetà, che tra l’altro, dopo tre mesi di bella vita sui social, sono profumatamente pagati per superare questo triste disagio. Ma Sacchi non demorde e ai soliti superficiali ribadisce: «Va allenata più la testa dei piedi». Anche qui, per capire questo concetto, non bisogna per forza aver preso la laurea a Coverciano, ma pazienza. Forse Sacchi si riferiva al presidente della Lazio, Lotito, che pur parlando in latino, dialoga più coi piedi che con la testa. Qualcuno sostiene che abbia scaricato una sua personale app per spararle grosse. Ma sono i soliti maligni.

Un’altra conferma di questo rapido ritorno alla normalità viene da Mario Balotelli, licenziato dal Brescia per giusta causa. Il motivo? Non partecipava alle riunioni con i compagni. Prima a quelle online su Zoom o WhatsApp. Poi a quelle, meno virtuali, sul campo. Mal di pancia, indisposizioni varie giustificate con certificati, ai quali il presidente Cellino ha risposto con il licenziamento. Ora i due si vedranno in tribunale. Un duello tra giganti perchè anche Cellino, con i suoi 32 esoneri di allenatori in carriera, è un bel fenomeno. Qui la novità è che, al posto di un altro allenatore, il presidente abbia licenziato Balotelli, eterna promessa naufragata tra mille cretinate da adolescente incompreso. Solo che ormai Mario ha 30 anni, e di super gli resta poco. Ci mancava l’allergia alle chat, almeno a quelle coi compagni, perchè di solito Bala sui social smanetta più di Trump.

Un vero peccato, perchè questo spreco di talento fa male a tutti, a lui per primo. Aveva una grande occasione: riscattarsi proprio col Brescia, sua città d’adozione, rilanciandosi con la nazionale di Mancini, ma niente, finirà tutto in tribunale con la gioia dei suoi detrattori che lo aspettano sempre al varco come acide pettegole cui non sembra vero di poter ripetere che l’avevano sempre detto.
Resta un dato amaro: l’ultimo gol azzurro ai mondiali (quelli in Brasile) è stato di Balotelli. Non è confortante per il calcio italiano.

Intanto, mentre la serie A e la Lega spagnola scaldano i motori, e la Bundesliga procede, una novità arriva anche dal campionato francese, già ampiamente chiuso (e assegnato al Paris Saint Germain) per il coronavirus. Una decisione non molto apprezzata dagli altri club firmatari di un reclamo da tempo presentato al Consiglio di Stato. Ora anche l’Uefa si è espressa per un ritorno in campo purché tutto si chiuda entro il 2 agosto. Insomma , anche la Francia sta per mettersi in marcia.

Allons enfants, formez vos équipes.

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