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Dopo la moda, la vera rivoluzione di stile si fa fra le mura di casa

Iconografia siciliana, cromie mediterranee, luci della Costiera, sapori capresi e stampe animalier: Dolce & Gabbana si rispecchiano nei tratti forti e solari della collezione per l’homeware

di Jackie Daly

Tavolo Apollo, sedia Irida e credenza Aiace, collezione Blu Mediterraneo. Qui e in tutto il servizio, gli arredi e i complementisono della collezione homeware di DOLCE&GABBANA CASA.

6' di lettura

Con la sua facciata modulare in acciaio e vetro, l'edificio non spicca particolarmente tra i palazzi milanesi di viale Piave, ma è come un sipario che nasconde gli interni di velluto rosso e marmo. Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono seduti nel loro ufficio, illuminato da chandelier di cristallo, e lo spazio intorno è una metafora visiva della maison, costruita attorno alla celebrazione dell'estetica mediterranea. Una fusione di radici siciliane, artigianalità e archetipi italiani, incarnati da attrici-icona come Sophia Loren e Gina Lollobrigida. Questo spazio è il contesto ideale per parlare del loro ultimo progetto: la collezione Casa , svelata in anteprima a Venezia insieme all'Alta Moda, mentre ad aprile gli stilisti hanno aperto a Milano due boutique dedicate: una per gli arredi, in via Durini, e l'altra che ospita tutto il mondo degli accessori e dei pezzi su ordinazione, in corso Venezia.

Un ritratto di Domenico Dolce e Stefano Gabbana.

«Facciamo incontrare fantasia e realtà», dice Stefano Gabbana. Un'osservazione che vale per l'ultima sfilata haute couture in piazza San Marco – uno spettacolo in laguna con 500 ospiti da tutto il mondo, fra cui Doja Cat, Jennifer Lopez e Christian Bale – come per tutta la storia del brand, fin dal suo debutto alla settimana della moda del 1985, quando, non potendosi permettere di ingaggiare modelli professionisti, gli stilisti avevano fatto sfilare gli amici. La prima vera collezione, Real Women, è del 1986 e da allora, anno dopo anno, il linguaggio Dolce&Gabbana si è definito attraverso alcuni punti fermi come le stampe animalier, il gessato, il pizzo, le fantasie floreali e la maestria artigianale. Tutto questo si ritrova amplificato nella collezione pensata per la casa, che comprende arredi, tessuti, art de la table e accessori disponibili anche online sul sito della maison e sulle piattaforme farfetch.com e mytheresa. com (i prezzi partono da 70 euro per un taccuino in tela o pelle e 80 euro per un set di 12 sottobicchieri).

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Poltroncina ricamata a piccolo punto (disponibile su ordinazione).

«Ci piace sognare in grande», spiega Domenico Dolce, mentre beve un caffè. «Infatti in questa collezione abbiamo tutto, dalla biancheria da letto al servizio di piatti». Dal micro al maxi, dalle candele ai divani. La linea homeware è stata l'opportunità per concentrarsi sul Dna e i pilastri fondanti della maison, dopo un periodo di crescita intermittente. Oltre che per gli effetti della pandemia, le vendite avevano subito un calo importante a causa della campagna pubblicitaria #DGLovesChina nel 2018, che era costata al brand la perdita del 98 per cento della presenza sui social media nel Paese. Da allora i due stilisti hanno rimodulato i piani di sviluppo e ampliato la strategia a 360 gradi. Il lancio della collezione Casa coincide con la decisione di internalizzare il settore cosmetico – che attualmente vale circa 476 milioni di euro –, anche attraverso un accordo di produzione per le fragranze siglato con Intercos. Una mossa che li avvicina ad altri grandi player del settore e si allinea alla scelta di rivolgersi a un nuovo tipo di pubblico. Secondo la società Clarivate, nel 2025 il 50 per cento dei beni di lusso a livello globale sarà acquistato da consumatori giovani e più curiosi. «Stimolati da un mondo in costante evoluzione, i marchi del lusso stanno cambiando il proprio modus operandi, aumentando la presenza digi tale, affidandosi all'e-commerce e rinnovando l'esperienza di acquisto in negozio», afferma Gordon Samson, chief product officer di Clarivate.

In basso a sinistra, tavolini, poltrona, cuscini e lampade della collezione Zebra.

Dolce&Gabbana avevano già mosso, anni fa, i primi passi nell'homeware – nel 2016 con la collezione di 100 frigoriferi dipinti a mano per Smeg e, l'anno successivo, con una linea di piccoli elettrodomestici – ma la collezione Casa riflette una visione completa. Si sviluppa attorno a quattro temi: Blu Mediterraneo, con riferimenti alle vivaci ceramiche di Caltagirone; Zebra e Leopardo, che declinano le stampe animalier e il lato sexy e provocatorio della maison; e infine Carretto, che traduce l'iconografia dei tradizionali carretti siciliani su arredi e accessori per la tavola dipinti a mano. «Siamo fortunati perché gli artigiani italiani sono capaci di realizzare tutto», dice Stefano osservando in controluce un bicchiere della collezione, semplice nella forma, ma complesso nella realizzazione: la base, lo stelo e il calice sono in vetro soffiato, lavorato a mano mixando tre colori.

Un dettaglio dei piatti piani e fondi della collezione Carretto (set da due piatti fondi 525 €; da due piatti piani 600 €) e delle posate, in acciaio inox con finitura in cromatura dorata (un coperto, 275 €).

I pezzi sono audaci, in puro stile D&G. «Abbiamo voluto che fossero immediatamente riconoscibili», aggiunge. «La nostra visione è come una pietra multisfaccettata, perché lavoriamo a tutto campo, dalla moda alla profumeria. L'importante, però, è infondere in ciascun progetto la nostra identità. C'è sempre il nostro gusto in quello che facciamo, e questi sono davvero i nostri oggetti preferiti». Per capirli fino in fondo, si deve compiere un viaggio lungo la penisola e le diverse cromie della tradizione regionale: «Le ceramiche blu sono simbolo del Mediterraneo, della luce di Capri o di Positano. Quando sei lì sogni in blu. La collezione Carretto è piena di nuance vivaci, calde, come l'atmosfera che si respira in Sicilia. Ogni tema rappresenta un'emozione: gioia, tristezza, sensualità», osserva Domenico.

Vestono allo stesso modo, T-shirt e pantaloni rigorosamente neri, hanno caratteri diversi e si considerano lo ying e lo yang della moda. Stefano silenzioso ma, al tempo stesso, estroso. Domenico contemplativo, con uno scanzonato senso dell'umorismo. «Uno è del Sud, l'altro del Nord. Uno è alto, l'altro basso», scherzano. «Abbiamo origini completamente diverse, ma è stato sorprendentemente semplice lavorare insieme». Fin da quell'incontro all'inizio degli anni Ottanta in un club milanese, dove ha inizio la storia di questo successo tutto italiano. Le tappe sono note: Dolce arriva dalla Sicilia, dove la sua famiglia ha una piccola sartoria. Gabbana è milanese, studia arte e grafica prima di dedicarsi alla moda e suo padre lavora in una stamperia. Instaurano una relazione, prima personale e poi creativa, mentre lavorano nell'atelier milanese di Giorgio Correggiari, che lasciano nel 1983 proprio per lanciare il brand. Sono stati una coppia per vent'anni e si sono separati nel 2005. Ma il sodalizio rimane forte. «Abbiamo la stessa visione. Ci basta dire una parola e si apre un mondo», spiega Stefano. «A volte è un colore, a volte il nome di un fotografo, una rivista, il titolo di un libro o di un film. Ci confrontiamo tutti i giorni, davanti a un caffè, a pranzo o a cena, perché siamo una famiglia», aggiunge Domenico.

Abitano nello stesso palazzo, uno sopra l'altro, anche se i due appartamenti sono molto diversi. «La casa è felicità, è connessa con i familiari e con l'amore che condividi con loro», dice Domenico. «Ed è anche un'espressione della personalità, proprio come gli abiti che indossiamo. Per questo io voglio che tutto sia preciso». Il piacere più grande? «Starsene da solo a gustarsi un bicchiere di vino». Stefano, invece, ha uno spazio più bohémien, che condivide con due cani e tre gatti. «È il mio rifugio: la cosa che più mi piace fare, quando ci riesco, è rilassarmi davanti alla tv. Amo la cucina, ovviamente, ma passo l'80 per cento del mio tempo libero sul divano, dove ho a portata di mano tutto quello che mi serve», dice sorridendo. Gli arredi e i complementi riflettono anche il modo di vivere la casa dei suoi fondatori. E così le sedute sono ampie, la chaise longue assomiglia più a un day bed che a una poltrona reclinabile. I pezzi preferiti di Domenico sono i cabinet e il mobile bar. «I dettagli sono davvero importanti», dice, indicando gli intricati motivi dipinti a mano che li animano. «Crediamo sia bello spendere, anche molto, per oggetti che dureranno a lungo: vivi con loro ogni giorno, diventano tuoi amici, come nella fiaba La Bella e la Bestia».

Se ogni pezzo ha una storia da raccontare, è perché i due creativi sono un po' dei registi, sia quando disegnano sedie con stampe che richiamano le ceramiche, sia quando realizzano i pezzi unici dell'haute couture. «È come se stessimo girando un film in cui, a ogni scena, entrano nuovi personaggi», dicono. «Per noi è importante che ogni oggetto confluisca in una visione, in un sogno più grande. Tanto che, quando progettiamo le sfilate, prima ancora degli abiti decidiamo il titolo, gli attori, la musica». «Siamo molto ambiziosi e l'obiettivo è di lasciare qualcosa che verrà ricordato quando non ci saremo più», conclude Stefano. «Per questo vogliamo crescere ed esplorare strade nuove, ora anche con la tecnologia, gli NFT e il metaverso…». Intanto, la collezione Casa esprime il loro modo di apprezzare e godere la vita.

Riproduzione riservata ©

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