Dopo la pandemia c’è più criminalità. Dati personali a rischio per l’83% degli italiani
La metà della poolazione (48,7%) è preoccupata per la crisi economica e la perdita del posto di lavoro, il 42% teme rischi per la sicurezza personale, il 38,6% per il futuro dei propri figli. Presentati i dati del sondaggio di Lab21.01 per l’Associazione funzionari di polizia dicono che
di Marco Ludovico
I punti chiave
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La percezione di sicurezza o di insicurezza orienta i comportamenti, le scelte politiche, le opinioni personali e sociali. Al termine, non confermato, della pandemia, in pieno conflitto russo-ucraino e una prospettiva economica negativa, l’Anfp (associazione nazionale funzionari di polizia) ha commissionato a Lab21.01 un’indagine demoscopica con oltre 4.800 contatti e 1.530 interviste dal titolo: «Gli italiani tra percezione della sicurezza e fiducia delle istituzioni». Presentata oggi a Roma in un convegno con il capo della Polizia, Lamberto Giannini, e i vertici del ministero dell’Interno.
Le principali paure degli italiani
La metà degli italiani (48,7%) è preoccupata per la crisi economica e la perdita del posto di lavoro. Il 42% teme rischi per la sicurezza personale, il 38,6% per il futuro dei propri figli. La paura, in termini concreti, è «personale» (furto, aggressioni e rapine; violenza verbale e fisica; bullismo e mobbing) per il 36,9%; «digitale» (violazione della privacy; furtodi dati e informazioni personali sul web; cyberbullismo e attacchi verbali sul web;sicurezza dei dati sensibili) nel 27,1% dei casi. Le narrazioni dei media, secondo il sondaggio, concorrono alla diffusione della paura per il 72,6% degli intervistati.
La politica rassicura meno delle istituzioni
Il sondaggio dell’Anfp (segretario Enzo Letizia, presidente Luigi Carnevale) racconta come i cittadini si sentano tutelati sul piano della sicurezza per il 63,5% degli intervistati «dalle forze di polizia». Ma la cifra scende al 54,7% per le istituzioni locali fino al 49,2% della politica nazionale: governo e parlamento. Notevole la risposta alla domanda: per quali settori sarebbe disposto a pagare più tasse? Al primo posto la sanità (87,9%), poi la sicurezza (81,4%) e l’istruzione fino all’università (80,2%). Sugli stessi settori, insieme a quello dell’occupazione, lo Stato dovrebbe «investire di più o destinare maggiori risorse».
I tassi di fiducia nelle istituzioni
Al primo posto, come sempre, il Quirinale (70,3%), la Chiesa cattolica (59,4%), le Forze di polizia e le Forze Armate (56,7%), la Presidenza del Consiglio (52,4%). In coda la magistratura (32,1%), il Parlamento (25,9%) e i partiti politici (21,3%). Un ampio squarcio della ricerca riguarda i timori sulla insicurezza digitale, segno del progressivo di una consapevolezza su questo fronte: l’83% degli intervistati considera a rischio i propri dati personali. Ma poi resta un segnale generale di timore, se non di paura, molto esplicito: secondo il 57,5% del campione, rispetto all’inizio della pandemia nel marzo 2020 c’è «maggiore criminalità» nella città in cui si vive.
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