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Dopo Prada, Ferretti studia un dual listing in Europa: Londra o Milano?

Il leader degli yacht di lusso dopo lo sbarco a Hong Kong starebbe valutando per il prossimo anno un approdo sul listino britannico oppure a Piazza Affari

di Carlo Festa

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2' di lettura

In un periodo di grande difficoltà per le matricole sui mercati azionari, si sta imponendo un trend che potrebbe concretizzarsi nel 2023. È quello del «dual listing» per le aziende che, nel passato, si sono quotate in Asia. Non sarebbe infatti soltanto Prada a studiare una doppia quotazione a Piazza Affari, con un ritorno sui mercati finanziari europei, ma il fenomeno si sta ampliando, coinvolgendo altri gruppi rappresentanti del «Made in Italy», che in una prima fase hanno preferito un collocamento ad Oriente.

Questa volta a finire sotto i riflettori è infatti il gruppo Ferretti, leader degli yacht di lusso, che dopo lo sbarco a Hong Kong nel marzo scorso, ora secondo le indiscrezioni starebbe valutando per il prossimo anno un approdo sul listino londinese oppure proprio a Piazza Affari.

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Il proprietario cinese Weichai

L’iconico produttore controllato dalla conglomerata cinese Weichai (con un portafoglio di prestigiosi ed esclusivi marchi come Wally, Ferretti Yachts, Pershing, Itama, Riva, Crn e Custom Line) è tornato in Borsa sei mesi fa ad Hong Kong, ben 19 anni dopo il delisting effettuato dal fondo Permira a Piazza Affari.

La quotazione è avvenuta sulla piazza asiatica, malgrado l’alta volatilità dei mercati azionari globali in seguito al conflitto tra Russia e Ucraina. Dallo sbarco la società nautica ha raccolto 1.771,4 milioni di dollari di Hong Kong (circa 206 milioni di euro), con l’obiettivo di accelerare la realizzazione del piano industriale, con lo sviluppo di nuovi servizi accessori legati al mercato delle barche di alta fascia.

Il primo semestre in forte crescita

La società guidata da Alberto Galassi ha archiviato un primo semestre del 2022 con una crescita a doppia cifra di ricavi netti (a 534,9 milioni di euro) ed Ebitda (a 69 milioni). Il portafoglio ordini ha raggiunto quota 1,2 miliardi, con una crescita del 20% rispetto al 31 dicembre 2021. Ora il piano prevede che venga studiata, assieme alle banche advisor, la possibilità di effettuare una seconda quotazione in Europa: dovrà essere fatta una scelta tra la City londinese e Piazza Affari.

Intanto, sul fronte della maison Prada, c’è da segnalare che si è rafforzato il consorzio che porterà la griffe alla quotazione a Piazza Affari: nel pool, oltre a Goldman Sachs, si sarebbe unita l’altra statunitense Citigroup. L’obiettivo, secondo le intenzioni, sarebbe uno sbarco a Piazza Affari nel 2023.

La diversificazione del rischio

La quotazione sulla piazza milanese dovrebbe seguire l’operazione realizzata nel 2011 ad Hong Kong, dove la società guidata da Patrizio Bertelli e Miuccia Prada capitalizza circa 14 miliardi. L’Ipo asiatica era motivata da ragioni di carattere economico-finanziario, in modo da permettere a Prada di essere presente in un mercato del lusso e dei capitali, come Hong Kong, a quel tempo in forte crescita.

Ma quali sono le ragioni che spingono ora a optare per un «dual listing» in Europa, dopo gli sbarchi in Asia degli anni passati? Secondo gli addetti ai lavori,  da una parte c’è la volontà di aumentare la base degli investitori verso occidente. Dall’altro lato, invece, c’è la necessità di diversificare il rischio di una quotazione in Oriente, soprattutto alla luce delle mutate condizioni economico-politiche che si sono venute a creare.

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