Dopo il taglio dei parlamentari il vincolo di mandato: basta amputare la Costituzione
La Carta, sia pure ammaccata ma viva, può tirare un sospiro di sollievo? Macché: il peggio deve ancora venire. E arriverà con l’introduzione del vincolo di mandato. In soccorso, per questo obiettivo, le truppe dei Fratelli di Italia
di Montesquieu
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Sistemati i parlamentari del passato - con una decurtazione non solo dell’ultimo reddito della loro vita, ma soprattutto della loro dignità di rappresentanti degli elettori italiani-, ora si passa a quelli futuri, riducendone drasticamente il numero.
Si taglia, con presumibile brindisi sui balconi istituzionali, dal 7 ottobre. Meno trecentocinquanta in un colpo solo. Una misura geniale, motivata con un risparmio simbolico, e con una prospettiva di maggiore efficienza delle Camere pari all’amputazione di un arto per perdere peso. Non si dimagrisce, e le Camere non guadagnano in efficienza. Nessuna analisi sul funzionamento delle Camere, nulla sulla selezione dei candidati, silenzio sul valore della rappresentanza.
Silenzio perché la cultura costituzionale del Movimento la giudica superata, e convertita in un ruolo meramente esecutivo, di portaparola. Forse ne basterebbe uno per gruppo.
Nulla per deputati e senatori in carica? Si parla di un taglio delle indennità per quelli di domani, quando gli attuali parlamentari del Movimento - quelli di maggior peso, per non uscire di metafora -, avranno esaurito il tempo di mandato loro concesso dalle regole del Movimento. Ormai quello che si configura è un vero e proprio pacchetto, che si compone solo di interventi sulle persone, senza alcun interesse all’efficienza del nostro parlamento. Senza alcuna motivazione, senza un perché: il rispetto per i costituzionalisti del Movimento, guidati dal ministro Di Maio e dal teorico della democrazia diretta Fraccaro, è comunque sufficiente per escludere che si possa manomettere, sfregiare la costituzione per una riduzione delle spese visibile al microscopio, in un ottica di minimo interesse allargato, nemmeno pubblico.
Ovvero, per liberarsi di un bel po’ di fannulloni, come sostengono gli stessi costituzionalisti pentastellati: soprattutto in assenza di un criterio per stabilire dove comincino i parlamentari fannulloni e terminino quelli operosi. Se manca quel criterio, soprattutto se ragionevole, c’è il rischio, tragico rischio, che parlamentare e fannullone siano sinonimi. Taglio irrisorio, deplorevolmente, in quel caso.
È finita qui, se Dio vuole? La Costituzione, sia pure ammaccata ma viva, può tirare un sospiro di sollievo? Macché: il peggio deve ancora venire. E arriverà con l’introduzione del vincolo di mandato. In soccorso, per questo obiettivo, le truppe dei Fratelli di Italia, da tempo in campo per ingabbiare qualsiasi traccia di autonomia dei propri parlamentari (di quelli altrui, non è detto , viste le porte spalancate ai rifugiati da altri lidi).
Considerato che l’articolo 49 della Costituzione ( quello che disegna i tratti minimi di coesione e democrazia interna dei partiti) , è da un quarto di secolo vittima della degenerazione costituzionale dei partiti personali, lo stravolgimento della costituzione in tema di funzioni delle Camere (maxi emendamento di governo e fiducia automatica in luogo del procedimento legislativo dell’art. 72 della Costituzione) è obiettivo praticamente raggiunto. Non basteranno i balconi di Montecitorio, per urlare la felicità di quel momento.
Ora, qualche domanda , con un bel po’ di angoscia. Come mai, per i primi quarant’anni di Repubblica, il fenomeno della migrazione parlamentare non è esistito? Non si potrebbe studiare un po’ quel lungo periodo, prima di rinchiudere in gabbia i futuri rappresentanti del popolo sovrano?
Ci offriamo per qualche consiglio, in piena umiltà. Sennò, il rimedio del neocostituzionalismo populista di chiudere in gabbia gli eletti, ha efficacia pari all’amputazione di cui sopra. E i costituzionalisti, i costituzionalisti, hanno perduto energie e lucidità con la appassionata e animosa campagna (nei due sensi) per il referendum del 4 dicembre 2016? Ancora: i partiti, quelli con qualche radice nella Prima Repubblica, hanno anch’essi rinnegato la costituzione del 1948? Fino ad oggi, solo sporadiche e non impegnative perplessità.
Domande senza risposta? Lo sapremo presto. E, per finire, tutto il peso della difesa della Costituzione, solo , sempre, insopportabilmente , irresponsabilmente sulle spalle di Sergio Mattarella? Capito perché tanto interesse per l’elezione del prossimo capo dello Stato?
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