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Dopo la Via Appia avanza il dossier dei monasteri benedettini, la posta in gioco per i siti Unesco

I punti di forza delle candidature italiane sono stati illustrati pochi giorni fa a Parigi dal ministro Gennaro Sangiuliano

di Nicola Barone

(AdobeStock)

3' di lettura

Da metà gennaio la Via Appia regina viarum ha ufficialmente iniziato il cammino verso l’Unesco con la firma del protocollo di intesa per la candidatura del sito nella Lista del patrimonio mondiale dell’umanità. Puntando a quella summa di meraviglie marciano nuovi dossier in fase di proposta, alcuni di questi a livello piuttosto avanzato. L’Italia è già leader nel mondo con i suoi 58 siti iscritti, un primato che è volano di attrattività per il territorio.

I posti “da non perdere” nelle guide

«L’Unesco ha l’effetto di accendere i riflettori del mondo su un territorio. Essere inclusi nella Lista dei patrimoni dell’umanità significa accedere ad un elenco di superlativi dell’eccellenza riconosciuto come tali in tutto il mondo. Basta prendere una qualsiasi guida turistica: i posti indicati come “da non perdere” sono quelli che hanno il riconoscimento», spiega Pier Luigi Petrillo, professore di Cultural heritage alla Luiss Guido Carli e direttore della cattedra Unesco sui patrimoni culturali. «Secondo i dati raccolti dall’Organizzazione mondiale del turismo, la Unwto, i tour operator mondiali selezionano le mete da visitare sulla base dell’iscrizione in una delle Liste dell’Unesco.

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La valutazione dell’effetto moltiplicatore

Recentemente l’associazione che gestisce il sito del Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene, patrimonio Unesco dal 2019, ha evidenziato come negli ultimi quattro anni la presenza turistica è più che triplicata, nonostante la pandemia. «È per questo che quei territori che si candidano all’Unesco, accanto al dossier scientifico in cui dimostrano che il loro sito è unico al mondo, devono presentare un dossier gestionale in cui spiegano come gestiranno l’effetto moltiplicatore determinato dal riconoscimento» aggiunge Petrillo.

Sangiuliano: a fianco dell’Unesco nella tutela

I punti di forza delle candidature italiane per l’iscrizione nelle Liste del Patrimonio culturale mondiale (Civita di Bagnoregio, insieme alla Via Appia) e del Patrimonio immateriale (Arte del canto lirico italiano) sono stati illustrati pochi giorni fa a Parigi dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. L’azione dell’Unesco «è positivamente cresciuta negli ultimi anni: siamo al suo fianco nella sfida della tutela dei patrimoni culturali», ha commentato Sangiuliano incontrando il direttore generale aggiunto dell’organizzazione Ernesto Ottone Ramirez.

I soggetti in campo per la Via Appia

Il progetto per la Via Appia, per la prima volta promosso direttamente dal ministero della Cultura attraverso gli uffici centrali e periferici, coinvolge quattro Regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), 12 tra Province e Città metropolitane, 73 Comuni, 15 parchi, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e 25 università italiane e straniere.

Tutti a sostenere la strada consolare, eccellente prototipo del sistema viario romano. Una strada a doppia carreggiata ideata per unire i grandi centri strategici, realizzata con diverse pavimentazioni e dotata di ponti colossali e viadotti che rappresentano le più alte opere di ingegneria prodotte dalla civiltà romana.

Per i siti benedettini si consolida intesa tra sindaci

I sindaci delle nove amministrazioni municipali coinvolte nel progetto di candidatura seriale Unesco “Gli insediamenti benedettini altomedievali in Italia” stanno consolidando la loro intesa e per marzo è atteso un protocollo per azioni comuni coordinate di sostegno al progetto, dopo quello di novembre 2022 tra il Politecnico di Torino e la Fondazione comunitaria Lecchese, cui hanno già aderito nove atenei italiani, tra cui Scuola Imt Alti Studi Lucca, Sapienza, Pontificia Università di Sant’Anselmo e Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Il progetto per la proposta di candidatura prevede attualmente l’inserimento di una selezione composta da otto monasteri benedettini: Subiaco, Montecassino, San Vincenzo al Volturno, Farfa, San Pietro al Monte, San Michele alle Chiuse, Sant’Angelo in Formis, San Vittore alle Chiuse. I comuni coinvolti sono Subiaco (Roma), Cassino (Frosinone), Castel San Vincenzo (Isernia), Rocchetta al Volturno (Isernia), Fara in Sabina (Rieti), Civate (Lecco), Sant’Ambrogio di Torino (Torino), Capua (Caserta), Genga (Ancona).

La decisione di siglare il nuovo protocollo e’ stata presa a Roma, nella sede dell’Istituto Treccani lo scorso 6 febbraio, in un incontro convocato dal Coordinatore nazionale e referente scientifico del progetto, Ruggero Longo, docente alla Scuola Imt Alti studi Lucca.

Beni da proteggere, l’esempio di Odessa

Accanto al versante strettamente economico, «occorre comunque ricordare che il motivo principale per diventare patrimonio dell’umanità non è quello economico: un bene dichiarato patrimonio mondiale è un bene che l’intera comunità deve salvaguardare, facendo di tutto per evitare che venga messo in pericolo», tiene a sottolineare Petrillo. «È questo, tra l’altro, il senso del recente riconoscimento di Odessa a patrimonio dell’umanità. Un riconoscimento che l’Ucraina ha ottenuto grazie al lavoro dei ministri della Cultura e degli Esteri italiani».

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