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Doppia anima estrema

Il cartellone

di Carla Moreni

2' di lettura

Ha due anime la nuova edizione del Festival Verdi di Parma, segnato dal cambio di guardia al timone di sovrintendenza e direzione artistica. Ma con Luciano Messi e Alessio Vlad. Il programma vede le scelte polarizzate, agli estremi. Niente vie di mezzo: quattro i titoli messi in campo, due del primo Verdi, il vate risorgimentale di Nabucco e Lombardi, frutti del trentenne che viene dalla campagna colta, butterato dal vaiolo preso sui Navigli, straziato dagli affetti della piccola famiglia appena costruita e subito distrutta.

La corda del dolore lo vede capace di intercettare la Milano pulsante e febbrile, in odore di ’48. Non sembra uscito dai pentagrammi dello stesso compositore Falstaff, grandioso compimento del catalogo, scritto da un ottantenne che con quella partitura, di sublime modernità e ironia, segnerà il Novecento. Accanto a lei, per completare il dittico agli antipodi, Messa da Requiem, che ovviamente non è un’opera, ma riafferma la possibilità di un latino sacro e intinto nella passione, come aveva insegnato Mozart. Fuori dalle opere, occhio ai concerti: c’è Luca Salsi nel gran gala benefico, e c’è Omer Meir Wellber che debutta nel dies natalis.

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Se due sono le anime che scandiscono il poker teatrale, altrettante ne troviamo per i percorsi diramati del Festival: di qui infatti ospitati nelle sedi istituzionali, con il fulgido Regio in prima fila, cuore della città di Parma, e accanto la bomboniera di Busseto, che offre esperienza unica di ascolto, e ancora il Magnani di Fidenza. Tutte sedi alte, di tradizione, di gran bellezza. Chissà che regole di sicurezza e permessi burocratici non riescano a recuperare per le edizioni a venire quel luogo di incanti visivi e acustici che è il Farnese, un tempo aperto (lo riaprì Claudio Abbado, con una sfida vinta). Ma ecco la doppia anima, perché accanto ai luoghi alti, altri - e tantissimi! - ne ha stanati e continua a scoprirne il Festival Off, la costola ricchissima creata fuori dal seminato. Per un pubblico da intercettare e coinvolgere. Dove si insegna, con meritevole spirito didattico, tra periferie e per spettatori imprevedibili. Dove il dress code non è richiesto, ma la mente aperta sì.

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