l’oggetto parlante

Dove credi di andare?

Sali sul mio sellino e inizi a pedalare nell'illusione di raggiungere un traguardo. Sono io, la tua cyclette: l'incarnazione della pena di Sisifo nell'era del fitness

di Enrico Dal Buono

NOHrD Bike Ash di WaterRower fornisce una pedalata fluida ed equilibrata. Ruota inerziale 5,5 kg con rapporto 1:8 e frenata magnetica. Pesa 60 chili, costa 2.495 euro.

3' di lettura

Sono l'incarnazione della pena di Sisifo nell'era del fitness, Albert Camus con due pedali per orecchie, sono una fuga sul posto, un surrogato di libertà nell'anno del lockdown sanitario. Da macchinario per testare la tenuta cardiaca, sono diventata sempre più un macchinario per testare la tenuta dell'illusione. Quella di muoversi. L'illusione di una direzione, e cioè di un senso, di uno scopo.

Quando lo spazio a disposizione si riduce a un monolocale – il punto geometrico dell'edilizia –, tocca affidarsi alla relatività: immaginare che lo spazio coincida con il tempo. E, allora, ecco che davanti a noi si apre l'immensa pianura, un eterno presente ciclabile. Possiamo fingere che io disegni la saggezza plastica e olimpica di un cerchio, dato che la mia meta coincide con la mia partenza, ma la verità è un'altra: resto imprigionata nel paradosso del punto – un'entità priva di dimensioni. Metafora della condizione umana in fibre di vetro e carbonio, filosofia dell'assurdo con manubrio oscillante, la morale che rappresento è uno slogan da barrette energetiche o da maratona di beneficenza: l'importante non è l'arrivo, l'importante è il percorso.

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Se non ti piace pedalare a vuoto, tanto vale non alzarti dal divano. «Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice», scrive Camus. E quindi eccoti lì, signor Sisifo Brambilla, pigiama e cardiofrequenzimetro al polso, felice di portare i battiti cardiaci sopra i centoventi al minuto, e poi vederli scendere sotto i sessanta, e poi di nuovo su su. Ti sentivi figlio del dio dei venti come l'eroe antico, avevi fatto ubriacare la morte e l'avevi legata come un salame, pensavi di averla risolta così, la questione, allora Zeus s'è inventato un'epidemia e ti ha piantato su un sellino ergonomico immerso nell'odore di minestrone dei fornelli vicini. Sono una rivelazione d'insensatezza nel significato etimologico del termine: che differenza c'è, dopo tutto, nel raggiungere un luogo o nel non raggiungerne nessuno? Tutti, prima o poi, finiamo nello stesso posto, l'unico posto con le ruote, un luogo che non devi raggiungere, un luogo che ti viene a cercare, che ti raggiunge per quanto tu pedali veloce.

Pure quando l'epidemia sarà finita, perché preferire una bici a una cyclette, un'illusione a un'altra illusione? Mi colleghi a un rullo smart o a un indoor trainer, fissi lo schermo e pedali nello Yorkshire, a Central Park, sui colli bolognesi, tra i tornanti sopra Innsbruck. Bisogna immaginare Sisifo connesso. Che fa rotolare il suo masso fino in cima all'Olimpo, che lo spinge con fatica per le paludi della Beozia, e poi ancora su per i crinali del Parnaso. Negli auricolari, sulle note di cetre apollinee, efebi tatuati e metallizzati snocciolano versi trap: doping acustico perché Sisifo Brambilla raggiunga il traguardo che non c'è.

«Il mondo, in sé, non è ragionevole: è tutto ciò che si può dire. Ma ciò che è assurdo, è il confronto di questo irrazionale con il desiderio violento di chiarezza», scrive ancora Camus ne Il mito di Sisifo. «L'assurdo dipende tanto dall'uomo quanto dal mondo, ed è, per il momento, il loro solo legame». Sono io il simbolo di questo legame. Il simbolo di un'epoca, così come la ghigliottina lo è della Rivoluzione francese, il triclinio dell'impero romano, la croce dell'era cristiana.

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