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Dove gli umani possono fallire, entra in campo l’intelligenza artificiale

I possibili vantaggi spaziano dal rafforzamento del brand all’aumento della produttività aziendale e alla maggiore capacità di attirare nuovi clienti

di Gianni Rusconi

(AFP)

4' di lettura

Un imperativo aziendale, o quasi. La sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale sono diventate voci strategiche per moltissime imprese, grandi o piccole, e non sempre l’approccio alla gestione di queste “componenti” risulta essere adeguato rispetto alle tante complessità - e alle altrettanto numerose opportunità - connesse all’innovazione in questo ambito. Una recente ricerca condotta tra febbraio e marzo di quest’anno da Savanta (per conto di Oracle) su oltre 11mila individui di 15 diversi Paesi ha analizzato per l’appunto gli atteggiamenti e i comportamenti dei consumatori e dei manager aziendali verso questa tematica e le aspettative sul ruolo giocato dagli algoritmi di AI e dai bot nelle iniziative legate a progetti in ambito ambientale, sociale e di governance.

Fra i tanti indicatori emersi dallo studio, è evidente come la capacità aziendale di agire concretamente per la sostenibilità e di saperlo comunicare chiaramente sia diventata un fattore di attrazione - o di “brand preference” - per la maggioranza dei clienti e dei dipendenti e come questa qualità abbia un forte impatto anche sul richiamo degli investimenti. Per contro, c’è ancora molta strada da fare e la tecnologia appare come la soluzione più efficace per ovviare alle problematiche maggiormente sentite.

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Il 78% degli addetti, per esempio, denuncia un senso di frustrazione rispetto alla mancanza di progressi delle proprie organizzazioni al riguardo, l’84% ritiene che le aziende potrebbero fare maggiori progressi nel raggiungere gli obiettivi ESG con l’aiuto dell’intelligenza artificiale mentre il 61% è convinto che i bot riusciranno in questa impresa (a differenza degli esseri umani) abilitando l’integrazione di nuove logiche basate sui dati nei processi gestionali e sviluppando il potenziale di crescita della sostenibilità con progetti misurabili.

I leader aziendali, dal canto loro, sono sì consapevoli che le iniziative ESG rivestono sempre maggiore importanza ma ammettono nel contempo di incontrare grandi ostacoli a portare avanti queste iniziative. Il 92% dei manager oggetto di intervista, in particolare, giudica i programmi ESG elementi fondamentali per il successo delle proprie organizzazioni rispetto a vantaggi che spaziano dal rafforzamento del brand all’aumento della produttività aziendale fino alla maggiore capacità di attirare nuovi clienti.

Per contro, il 96% ritiene che i pregiudizi umani e le emozioni danneggino gli sforzi di sostenibilità aziendale e farebbero affidamento anche su agenti virtuali (oltre che sulle persone) per promuovere queste pratiche. “Sostenibilità ambientale, responsabilità sociale e gestione aziendale - come conferma al Sole24ore anche Giovanni Ravasio, VP & Cloud Applications Country Leader in Oracle Italia - oggi sono connesse strettamente alla profittabilità di un business nel breve e nel lungo termine. Non si tratta di scegliere tra redditività e sostenibilità, perché non è (più) un gioco a somma zero”.

La sostenibilità, secondo il manager della società californiana, è un “fattore d’acquisto” sia per gli analisti di un’operazione di merge & acquisition sia, in forma sempre più rilevante, nei mondi business to consumer e B2B. Un esempio pratico? Un’azienda che adotta programmi ESG chiederà alla sua filiera una trasformazione e non sono già oggi pochi i fornitori di componenti che ricevono richiesta di garantire prestazioni e caratteristiche sostenibili, sia a livello ambientale sia a livello di sourcing etico, dei propri prodotti e dei propri processi.

Di strada da percorrere ne rimane comunque parecchia e lo confermano i nove manager su dieci che stanno avendo difficoltà nell’attuazione dei progetti ESG e di sostenibilità, riscontrando enormi ostacoli nell’ottenere i parametri necessari da parte di partner e aziende terze e nel gestire processi di reporting manuali e dispendiosi in termini di tempo. Solo un aspetto tecnico (che nasce dalla mancanza di dati) o è anche una questione di cultura e competenze?

“Questi due fattori - sottolinea Ravasio - fanno la differenza, anche se la ricerca evidenzia anche una sfida, più che un vero e proprio ostacolo, nel non farsi trascinare da emotività o pregiudizi insiti in ognuno di noi, come persone ancor prima che come manager. L’intelligenza artificiale ci viene in aiuto perché permette di acquisire dati in modo naturale ed automatico, fornendoci una risposta imparziale e data driven su come prendere decisioni concrete che diano risultati misurabili e comunicabili, per esempio attraverso il bilancio sociale”.

Se fra le caratteristiche chiave di un leader che vuole essere sostenibile ci sono, secondo il manager di Oracle, virtù quali l’essere etico, aperto ai suggerimenti e sempre aggiornato (con il supporto di intelligenze sia umane sia artificiali), è indubbio che la stragrande maggioranza dei dirigenti aziendali farebbe affidamento su un bot rispetto a un essere umano per prendere decisioni in materia di sostenibilità e responsabilità sociale, privilegiando la tecnologia per il minore margine di errore nel raccogliere diversi tipi di dati e nel prevedere risultati futuri in base a metriche/prestazioni passate.

È anche vero, in ogni caso, che gli stessi manager rimangono convinti che le persone continuino a essere essenziali per il successo delle iniziative di sostenibilità e che svolgano un lavoro migliore nell’implementare cambiamenti in base ai feedback degli stakeholder e nel prendere decisioni strategiche in base al contesto.

“Quando diciamo che un bot è più affidabile - conclude in proposito Ravasio - ci riferiamo soprattutto al fatto che un’intelligenza artificiale correttamente addestrata, alimentata da dati di qualità e in grado di migliorare nel tempo grazie a processi di machine learning, può essere in grado di individuare pattern, connessioni e interazioni tra diverse dimensioni del business connesse agli aspetti ESG con molta più efficacia rispetto a un umano. Si tratta di strumenti fondamentali per aiutare il board aziendale o il Cfo a unire i puntini integrando con i tradizionali processi ERP le informazioni di diversa tipologia e provenienza. Ma la decisione rimane sempre e comunque al manager”.

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