La conferenza degli ambasciatori

Draghi agli ambasciatori: successi ma nuove sfide fuori dall’Ue. In prima linea Pechino, Mosca e Delhi

Molte sfide importanti sono dietro l’angolo, secondo il premier, dalla Libia alle frontiere orientali dell’Ue

di Gerardo Pelosi

11' di lettura

E' stato un anno di successi per la proiezione internazionale dell'Italia: il G20, l'Health summit, la conferenza sull'Afghanistan, la Cop 26. Ma anche di lutti come l'attentato al nostro ambasciatore in Congo Attanasio Mario Draghi. E di nuove sfide dalla Libia all'Ucraina. Mario Draghi conclude la due giorni (lunedì e martedì) della conferenza degli ambasciatori ripercorrendo i risultati raggiunti nel 2021. Il premier parla del nostro “multilateralismo efficace”, delle iniziative intraprese in Europa e nella gestione sia economica che sanitaria della pandemia. Una attività “molto intensa” per la quale ringrazia il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e l’intero corpo diplomatico per aver lavorato con “lo stesso spirito di collaborazione, determinazione e orgoglio di rappresentare l’Italia”. Ringraziamento ricambiato dallo stesso Di Maio, che elogiato “lo straordinario operato, l’autorevolezza e la credibilità” che l’azione di Draghi conferisce “al peso e all’immagine internazionale dell’Italia”.
Draghi parla del G20 a guida italiana che ha fatto passi avanti molto significativi sul fronte della tassazione globale, della distribuzione di vaccini, della lotta al cambiamento climatico. Il vertice straordinario sull'Afghanistan è poi servito per coordinare una risposta comune sugli aiuti umanitari e la lotta al terrorismo. A livello bilaterale menziona il Trattato del Quirinale firmato il 26 novembre e il lavoro sul “piano di azione” appena avviato con la Germania e “che porterà a un maggior coordinamento politico tra i due Paesi”. Frutto di uno spirito di collaborazione, determinazione e orgoglio di rappresentare l'Italia che dice Draghi “ci deve accompagnare anche il prossimo anno”.
Ma altre sfide importanti sono dietro l'angolo: la stabilizzazione della Libia per la quale occorrono “quanto prima elezioni libere, credibili e inclusive” dopo il prevedibile slittamento del voto del 24 dicembre. O le crisi alle frontiere orientali dell’Ue dove i 27 sono fermi nel respingere ogni provocazione, pur mantenendo aperta la porta al dialogo , Molti gli interventi degli ambasciatori in presenza a Roma. Tra tuitti quello del nostro rappresentante permanente a Bruxelles Piero Benassi che non nasconde neppure alcune criticità del servizio diplomatico italiano sul fronte della modernizzazione e della digitalizzazione della rete diplomatica. In molti degli interventi emerge un ruolo importante dell'Italia in Paesi che sono protagonisti di molte sfide globali come Cina, Russia e India. Tre Paesi dove l'Italia è rappresentata da diplomatici molto dinamici ed attivi come Luca Ferrari a Pechino, Giorgio Starace a Mosca e Vincenzo De Luca a Delhi. Ecco le loro interviste integrali.

CINA ATTORE INELUDIBILE. IL 2022 ANNO DELLA CULTURA E DEL TURISMO CON ITALIA

Ambasciatore Ferrari, la Cina è un “attore ineludibile”. Rivale politico e strategico, partner negoziale, concorrente economico, rivale sistemico. E’ al centro di ogni discussione diplomatica ed è stato il convitato di pietra del Summit for Democracy voluto dal Presidente americano Biden. L'Italia è stato tra i primi Paesi in Europa a firmare l'accordo per la Belt and Road Initiative. Come sono oggi posizionate le aziende italiane sul mercato cinese? Le imprese italiane non stanno andando male. Il dato complessivo delle esportazioni verso la Cina nei primi 10 mesi del 2021 su base annua registra una crescita del 28,3% e di quasi il 20% rispetto ai primi 10 mesi del 2019 per un valore di 12,81 miliardi di euro, ovvero sostanzialmente lo stesso ammontare del nostro export per tutto il 2020 e solo l'1,2% in meno rispetto al 2019. La Cina è così diventata il secondo mercato extra-europeo per le esportazioni italiane, dopo gli Stati Uniti e il primo in Asia. Il piano di sostegno all'esportazione voluto dal Ministro Di Maio sta dando i suoi frutti. L'avere messo sotto uno stesso cappello le strutture di sistema che sostengono le nostre imprese nei mercati stranieri, si è rivelata una mossa vincente. Così come l'avere puntato, sin dalla fine del 2018, all'espansione del nostro agroalimentare in Cina con i primi accordi agricoli. Oggi le nostre esportazioni agricole, vitivinicole ecc. sono cresciute rispetto ad allora del 500% e viaggiamo verso il miliardo di Euro l'anno.

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Quali soni le nuove opportunità per le imprese italiane?

Per un Paese orientato all'export come l'Italia, è facilmente comprensibile il vantaggio derivante dall'adozione di strategie nazionali che stimolino il potenziale di consumo di 1,4 miliardi di cittadini cinesi. In un sistema internazionale che sara’ ancora fortemente segnato dalla pandemia, dobbiamo dotarci di strumenti per raggiungere il consumatore cinese. Penso all’e-commerce, che in Cina domina la vendita al dettaglio.

La pandemia globale ha probabilmente accelerato la discussione internazionale legata alla crescita cinese. Ambasciatore Ferrari, il 2022 non sara’ un anno come gli altri a Pechino. Il Presidente Xi Jinping mira alla rielezione. Cosa dobbiamo aspettarci?

L’ultimo plenum del Partito Comunista Cinese ha adottato una risoluzione dedicata alla nuova interpretazione della propria storia. E’ la terza volta che accade dal 1949. Con la risoluzione, si sancisce l’inizio di una “nuova era” cinese. Quella di un Paese che dopo l'epoca maoista della fondazione socialista e quella denghista del suo arricchimento, intende essere ora consapevole del proprio peso specifico, non soltanto regionale, ma anche sul palcoscenico internazionale. La gestione delle relazioni e dell'ordine mondiale con la nuova grande potenza cinese sarà la più grande sfida dei prossimi decenni. Lo vediamo ogni giorno nei non facili rapporti con l'Occidente. Il XX° Congresso del Partito Comunista Cinese, nell'autunno del 2022, porterà alla probabile riconferma del Presidente Xi Jinping al vertice della Nazione, ma rinnoverà tutte le cariche apicali dello stesso Partito e dello Stato. Di qui ad allora le autorità cinesi saranno impegnate a gettare le basi del “nuovo corso” e a decideranno come indirizzare la crescita della potenza cinese, per conferirle basi più solide all'interno e all'esterno del Paese. Il 2022 sarà dunque un anno cruciale. Una sorta di anno elettorale in chiave cinese che presenterà molte sfide.

Eravamo abituali al mantra dell’8 per cento, un obiettivo strutturale per la crescita cinese. L’unico modo per soddisfare l’equilibrio derivante da una crescita demografica sostenuta e da un significativo processo di urbanizzazione. E’ ancora cosi’?

L’obiettivo rimane, ma la Cina ambisce a diventare una economia non più esclusivamente basata sull'offerta, ma anche sulla domanda. È il senso della “dual circulation” annunciata lo scorso anno. Dovrà giocoforza accontentarsi di obiettivi più modesti, più in linea con una avanzata economia manifatturiera. Non a caso già si parla, per il 2022, di una crescita intorno al 5%. D'altronde, il Paese vuole abbracciare uno sviluppo più inclusivo che tenga conto dei pericoli della “middle income trap” e si riorienta verso due diversi obiettivi. Il primo volto ad una maggiore redistribuzione della ricchezza, per lungo tempo concentrata su pochi attori. Basti pensare che l'1% della popolazione detiene circa un terzo della ricchezza nazionale. Questo è l'obiettivo della “prosperità comune”, da raggiungere entro il 2049. La maggiore distribuzione della ricchezza mira a rendere più solida e qualitativa la crescita del Paese, per sostenere i consumi interni e la classe media cinese, anche a fronte delle restrizioni legate alla pandemia. Il secondo obiettivo è volto a frenare un'“espansione disordinata del capitale”, esigendo un maggior controllo della condotta dei grandi colossi economici, specie nel settore del fintech e del big data.

Un freno che ha colpito vigorosamente alcuni grandi gruppi, come Alibaba e Didi, l’Uber cinese. Quando leggiamo di queste vicende, e soprattutto di quanto questi colossi permeano la vita in Cina, pare che i nostri parametri interpretativi di quel Paese non siano piu’ aggiornati. La Cina non è più la “fabbrica del mondo”?

La Cina e’ un Paese in cui convivono piu’ anime. Il settore produttivo come lo abbiamo conosciuto negli ultimi 30 anni sta lasciando le sue aree storiche, per muoversi verso l’entroterra e quelle Province ancora a basso reddito. In altre zone del paese assistiamo invece alla crescita di colossi, in particolare nelle nuove tecnologie, in grado di competere sui mercati internazionali. L'impostazione qualitativa impressa alla crescita del Paese apre a settori ulteriori, che vanno oltre la tradizionale concezione della Cina come “fabbrica del mondo”. Penso al sanitario e medicale, ma anche alla transizione verde ed energetica, cui sono connessi lo sviluppo di smart cities, la sostenibilità dei trasporti e delle infrastrutture.

Tra boicottaggi diplomatici e conferme, tra meno di due mesi prendono il via le Olimpiadi Invernali di Pechino. Cosa dobbiamo aspettarci?

Pechino è in fermento. Già da diverse settimane hanno preso il via i primi eventi di prova. In generale vi è soddisfazione per l'alta qualità degli impianti. Molti peraltro costruiti da imprese italiane che hanno avuto e stanno avendo un ruolo molto importante nella creazione di una industria della neve in Cina. Non dubito che l'organizzazione dei giochi sarà impeccabile anche se la prevenzione pandemica imporrà diversi sacrifici, come peraltro abbiamo già visto a Tokyo. La Cina non intende rinunciare alla sua politica di “tolleranza zero”. Ha creato tre bolle ermetiche ciascuna dell'ampiezza di Milano con squadre e atleti che andranno e verranno senza quarantene purché vaccinati. Ma nessun altro potrà entrare nelle bolle per cui ci sarà soltanto pubblico locale. Chi volesse lasciare le bolle per andare nel resto di Pechino o in altre città cinesi dovrà effettuare 21 giorni di quarantena in struttura dedicata. Nell’applicazione dei protocolli sanitari i cinesi saranno inflessibili.

In ultima analisi cosa puo’ aspettarsi l’Italia dalla Cina nel 2022?

Abbiamo avuto pochi giorni fa a Pechino la riunione di tutti gli attori del Sistema Paese in Cina per confrontarci, esaminare le differenti problematiche e soprattutto dettare il senso di marcia per il prossimo anno. Continueremo a lavorare intensamente sui versanti tradizionali per intensificare il dialogo politico tra i vertici dei due Paesi con la tenuta del Comitato Governativo, della Commissione Economica Mista, della Settimana Italia Cina della Scienza ed Educazione. Ma anche per sostenere le nostre imprese e facilitare il commercio. Non a caso stiamo per aprire un nuovo Ufficio ICE - il 4° in Cina - nell'Ovest del Paese a Chengdu, capitale del Sichuan, una provincia di 90 milioni di abitanti. Intendiamo fornire ai connazionali servizi consolari sempre più efficienti e di più facile accesso. Tra gli obiettivi principali, abbiamo concordato sul rafforzamento della connettività, in quanto fattore propedeutico all’incremento dell’interscambio commerciale, nonchè allo sviluppo delle relazioni people-to-people. Il 2022 sarà tra l'altro l’”Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina”. Il palinsesto di attività su tutto il territorio cinese è molto ampio e ci avvarremo di questa opportunità per portare in Cina sempre più Italia e dare ancora più senso al rebranding messo in campo dalla Farnesina in questi giorni con il lancio della piattaforma BeIT. Il “soft power” italiano non è secondo a nessuno, semmai abbiamo un vantaggio competitivo grazie al ruolo di grande potenza culturale che il Pese svolge da sempre. Dobbiamo imparare ad usare questo “soft power” mettendolo a sistema cercando di integrare ed indirizzarlo verso obiettivi di comune interesse.

ITALIA-RUSSIA: UNA PARTNERSHIP NON SOLO ECONOMICA

Ambasciatore Starace, quale impatto la crisi pandemica sta avendo sull'economia russa e sui flussi commerciali bilaterali?

Italia e Federazione Russa hanno relazioni economiche e commerciali tradizionalmente solide perché basate sulla complementarietà delle rispettive economie: l'Italia è la seconda manifattura europea e la settima a livello mondiale, mentre la Russia è un paese ricco di materie prime e impegnato in un'importante processo di modernizzazione e diversificazione dell'economia. Certo, l'interruzione delle catene di fornitura e dei flussi commerciali a livello globale si è ripercossa anche sull'andamento dell'interscambio tra Italia e Russia. Ma se nel 2020 abbiamo assistito ad un'inevitabile flessione, nella prima metà del 2021 gli scambi commerciali bilaterali hanno già ricominciato a crescere al ritmo sostenuto di circa il 25%, confermando l'Italia tra i principali partner commerciali della Federazione Russa.

Quali sono i settori sui quali le imprese italiane devono puntare in questa fase?

Anche sul piano della presenza industriale, non solo nessuna azienda italiana ha lasciato il Paese, ma sono stati avviati, persino nei mesi più duri della pandemia, nuovi progetti congiunti di successo. Ora che ci apprestiamo a lasciarci alle spalle questa crisi bisognerà continuare a puntare sui settori tradizionali della presenza italiana, quali la meccanica, la chimica farmaceutica, l'agroindustriale, le infrastrutture, l'oil&gas, e al contempo promuovere anche nuovi settori, dove il know-how italiano suscita una forte attrattività, quali le energie rinnovabili, le tecnologie digitali, il settore medico-sanitario, le start up e i loro progetti per il futuro dell'industria.

La crisi del gas che ha tenuto banco in Europa nelle ultime settimane ha riacceso i riflettori sul ruolo cruciale della Russia nelle questioni energetiche. Quale è oggi il posizionamento dell’Italia sul mercato russo?

La cooperazione bilaterale in materia energetica resta di altissimo livello, come è stato ricordato anche in occasione del recente incontro tra il Ministro Di Maio e il Ministro russo per l'Industria ed il commercio Manturov a margine dei lavori del Consiglio di Cooperazione economica, industriale e finanziaria tenutosi a Roma il 6 dicembre scorso. È una cooperazione che vede da un lato la Federazione russa quale partner prioritario per le forniture energetiche per l'Italia, e dall'altro le aziende italiane presenti con un ruolo di primo piano nei più importanti progetti energetici in fase di sviluppo in Russia. Guardando in prospettiva, ci sono grandi opportunità per rafforzare ulteriormente questa collaborazione, anche per lo sviluppo di progetti nel campo delle energie rinnovabili.

Nei rapporti tra Russia-Nato l'Italia può svolgere un ruolo chiave. In che modo?

Credo che le parole del Presidente Draghi, nelle sue comunicazioni alle Camere prima del Consiglio Europeo della scorsa settimana, sintetizzino in maniera molto efficace quale sia la posizione dell'Italia. In un momento di crescenti tensioni della Russia con la NATO, e più in generale con l'Occidente, dobbiamo proseguire con ancora maggiore convinzione la nostra politica dell'ingaggio nei confronti della Federazione Russa. Dialogare con Mosca non significa essere deboli o mostrarsi pronti a concessioni illimitate. La disponibilità al dialogo al contrario testimonia la forza e unità dell'occidente. Il nostro Paese gode di una credibilita' e di un'autorevolezza che, sono convinto, ci consentiranno di contribuire in maniera costruttiva alle prove di dialogo in corso.

Le sanzioni Ue verso la Russia porteranno a qualche risultato apprezzabile?

La posizione del governo italiano sulle sanzioni è chiara: si tratta di una risposta europea, a cui aderiamo pienamente, introdotta a seguito delle vicende ucraine del 2014 e prorogata periodicamente a causa del mancato avanzamento dell'attuazione degli accordi di Minsk. È importante però ricordare che le sanzioni non sono un fine ma un mezzo, e proprio per questo, anche su nostra richiesta, ne è stata stabilita una durata limitata nel tempo e soggetta a rinnovo periodico (semestrale), senza nessun automatismo o irreversibilità.

Quale ruolo possiamo svolgere per le sanzioni?

La chiarezza della nostra posizione in ambito europeo e il nostro fermo e indiscutibile ancoraggio al fronte euro-atlantico ci dà però anche l'autorevolezza, e la responsabilità, per continuare a svolgere il nostro tradizionale ruolo di ponte per un dialogo efficace tra Bruxelles e Mosca nel reciproco interesse. È chiaro infatti che parlare con Mosca sia nell'interesse di tutti, come anche i recenti colloqui fra il Presidente Putin e il Presidente Biden confermano. L'Italia deve svolgere un ruolo importante affinché l'Europa assuma un profilo di primo piano nella soluzione di una crisi che è nel cuore della stessa Europa . Il punto di approdo è un consiglio UE-Russia per troppo tempo non convocato per contrasti tra i Paesi dell'Unione . L'Italia e i grandi partner europei devono riprendere un ruolo di impulso e leadership nel dialogo con la Russia. Il grande prestigio goduto dal nostro Presidente del Consiglio presso le principali capitali europee è il il viatico per un'azione forte dell'Italia nel solco della nostra tradizione diplomatica al servizio della pace e della cooperazione internazionale.

ITALIA-INDIA: LA SFIDA SI GIOCA SU GREEN ECONOMY

Ambasciatore De Luca l'India è tra le priorità della diplomazia economica italiana con un focus particolare sui cambiamenti climatici e la green economy . Come si è sviluppato il dialogo tra Roma e Dehli a seguito del G20 e della Cop 26?In questi ultimi anni c'è stato un forte rilancio delle relazioni tra Italia e India, sia dal punto di vista dello scambio di visite al più alto livello politico sia nella promozione di un partenariato economico strategico focalizzato sulla transizione energetica, la manifattura tecnologicamente avanzata con nuove prospettive di sviluppo anche nell'industria della difesa. L'India sta venendo fuori dalla crisi del Covid sia sul piano sanitario, dopo la terribile ondata del marzo-maggio 2021, grazie alla crescente campagna di vaccinazione ed all'adozione di misure restrittive; sia sul piano economico con un rimbalzo del PIL che ha fatto registrare nell'ultimo anno una crescita che secondo le stime del FMI dovrebbe chiudere il 2021 con un tasso superiore al 9%.

Come si va strutturando la cooperazione bilaterale tra Italia e India?

La nuova fase del partenariato bilaterale si fonda sul piano di azione Italia-India, adottato dai due Primi Ministri nel novembre 2020 e si inserisce in un rilancio delle relazioni tra UE e India e nell'ambito della strategia europea nell'Indopacifico.

Quali aziende sono coinvolte in questo processo?

Con le nostre principali aziende e con la rete di PMI che operano in India stiamo sviluppando una nuova progettualità' nei settori chiave della transizione energetica e dell'economia verde che rappresentano la sfida principale del Governo indiano per far fronte agli impegni assunti di contrasto del cambiamento climatico: energie rinnovabili, idrogeno, smart grid, chimica verde, biocarburanti, “waste to energy”. Sulla transizione energetica l'Italia è stato uno dei pochi paesi europei ad adottare un “Joint Statement” nell'ultimo incontro di Vertice svoltosi a Roma, in occasione del G20 nell'ottobre scorso tra i Primi Ministri dei due Paesi. In questo campo stiamo definendo progetti di investimento italiano in India ed emergono potenzialità anche di nuovi investimenti indiani in Italia. L'Italia ha inoltre aderito nel marzo scorso alla “International Solar Alliance” un organismo multilaterale promosso dal Governo indiano per la promozione di investimenti e tecnologie legate all'energia solare in tutto il mondo.

Quante aziende italiane operano oggi in India?

In India operano circa 600 imprese italiane con una larga presenza nel settore della meccanica di qualità. In tale ambito stiamo promuovendo progetti innovativi di filiera per facilitare gli investimenti, le esportazioni ed il trasferimento tecnologico coinvolgendo le PMI italiane ed indiane nei settori del “food processing”, del tessile, del cuoio, delle macchine utensili. L'ampiezza di tale partenariato porrà le premesse per un ulteriore incremento nei prossimi anni dell'interscambio bilaterale che prima del COVID si era attestato attorno ai 9.5 miliardi, con una quota di circa l'1% del mercato, pari a quella della Francia, ma ancora al di sotto del potenziale esistente. Un'ulteriore spinta al commercio bilaterale potrà venire dall'auspicata finalizzazione del processo negoziale per accordi di libero scambio, di protezione degli investimenti e sulle indicazioni geografiche avviato a Porto in occasione dell'ultimo incontro di vertice UE-India

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