Draghi e gli altri: scatta l’ora dei “nonni” delle istituzioni
Da Tremonti a Pera, da Nordio a Cottarelli, le “riserve dello Stato” scendono in campo per provare a dare quel “quid” in più per superare la grande emergenza del Paese
di Giancarlo Mazzuca
2' di lettura
Tutti si ricorderanno quando, alla vigilia dello scorso Natale, Mario Draghi si autodefinì «un uomo o, se volete, un nonno al servizio delle istituzioni». E tutti, da allora, ci siamo convinti che, a prescindere dai risultati ottenuti dal governo guidato da Super Mario, di qualche nonnetto dentro il Palazzo abbiamo effettivamente bisogno. Non è un caso che, alle prossime elezioni del 25 settembre, si siano candidati tanti personaggi che, al di là dei loro schieramenti politici, non hanno alcun desiderio di andare in pensione e che, ad una certa età, si sono rimessi in gioco scendendo nuovamente in campo.
È il caso, tanto per citare qualche nome, di Giulio Tremonti, ministro dell'Economia in tempi altrettanto difficili; di Marcello Pera, che ha lasciato un bel ricordo di sé a Palazzo Madama quando era presidente del Senato; di Carlo Nordio, che da cinque anni non è più in magistratura ma non sembra proprio, tanto è vivo il ricordo delle sue inchieste su Brigate rosse, Mani pulite e Tangentopoli; di Carlo Cottarelli, l'economista che, tra l'altro, ha sempre visionato ai raggi X la spesa pubblica italiana.
Credo che la discesa in campo dei “nonni” non sia un fatto casuale perché, soprattutto in tempi di grave crisi, è naturale ricorrere alle grandi riserve dello Stato che, magari, possono dare quel “quid” in più in grado di poterci far superare la grande emergenza del Paese che, tra Covid, riflessi della guerra in Ucraina, recessione, rischia di farci precipitare in un tunnel senza fine. E non è un caso che lo stesso Draghi, il nonno delle istituzioni numero uno, non si sia chiamato definitivamente fuori perché, con il suo recente intervento al Meeting dell'Amicizia di Rimini, ha lasciato una porta semi-aperta: in caso di grande necessità dopo il voto del mese prossimo, lui ci sarà sempre. Se c'è una morale in tutto questo, possiamo dire che oggi stiamo andando controcorrente anche sul fronte politico dopo avere predicato per anni la necessità di ricorrere sempre più all'ondata verde, mettendo, cioè, forze giovani nei posti di comando.
Adesso le vecchie certezze non sono più tali: ecco così che, quando il pane manca, finiamo per riscoprire i valori della saggezza e dell'esperienza. Sì, possono ancora servire quelle doti maturate dopo anni e anni di trincea. Insomma, se fino all'altro giorno bisognava essere “ggiovani” (giovani con due “g”) per dirigere l'orchestra del Belpaese, oggi finiamo per riscoprire quei personaggi che qualcuno considerava vecchie cariatidi. Draghi o non Draghi, mai come oggi sembra proprio che ci sia la necessità di poter contare sulle “riserve dello Stato”. Di questo passo, dovremo ricorrere pure ai Matusalemme?
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