Il Consiglio dei ministri

Draghi: per Mattarella e governo stesse priorità, ora verifica su Pnrr

Clima cordiale, lungo applauso a Mattarella. Poi i numeri del Pnrr e la decisione di fare un nuovo Cdm sull’attuazione del piano

di Barbara Fiammeri

Applausi a Mattarella in Cdm, poi Draghi dà i compiti ai ministri

3' di lettura

È stato davvero un nuovo inizio. Il giro di tavolo, la stretta di mano a ciascun ministro, seguito dal lungo applauso di tutti i presenti a Sergio Mattarella, che ha voluto ringraziare per aver accettato di rimanere per un secondo mandato. Mario Draghi si è presentato al Consiglio dei ministri della «ripartenza» (copyright della Guardasigilli Marta Cartabia) sorridente. Molto più - raccontano - di quanto lo fu un anno fa, in occasione della prima riunione. Stavolta c’era infatti bisogno di stemperare la tensione accumulata la scorsa settimana, con ministri schierati su fronti diversi e anche avversi nella corsa al Colle. La faccia scura di Giancarlo Giorgetti, che aveva lasciato intendere di essere pronto a dimettersi, in qualche modo lo conferma. Il clima non è teso, semmai impacciato.

Draghi punta di nuovo l’accento sulle priorità dell’esecutivo

Come il 13 febbraio del 2021, anche lunedì 31 gennaio però il premier ha voluto richiamare all’ordine la sua squadra sulle priorità dell’esecutivo. Che sono poi le stesse espresse dal Capo dello Stato: la lotta alla pandemia e la ripresa della vita economica e sociale del Paese.

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La soddisfazione del premier per la crescita del Pil nel 2021

Il presidente del Consiglio si è detto «soddisfatto» per quel 6,5% di crescita certificato per il 2021 dall’Istat. A spingerlo - ha sottolineato - non è stata solo la congiuntura positiva ma anche le scelte messe in campo dal governo, a partire dalla campagna di vaccinazione e dalle politiche di sostegno all’economia. Tuttavia - come ha ripetuto spesso nell’arco di questi 12 mesi - l’obiettivo è quello di passare da un rimbalzo a una crescita strutturale.

Rispettare la tabella di marcia del Pnrr

E per realizzarlo bisogna anzitutto rispettare la tabella di marcia del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Già mercoledi 2 febbraio - ha messo subito in chiaro Draghi - si terrà un nuovo Consiglio dei ministri dedicato «a una puntuale ricognizione della situazione relativa ai principali obiettivi Pnrr del primo semestre dell’anno».

La ricognizione sullo stato di attuazione del Piano

La pressione è altissima in particolare su tre ministeri tecnici: Infrastrutture, Transizione ecologica, Transizione digitale. Ogni ministro dovrà indicare lo stato di attuazione degli investimenti e delle riforme di competenza, «segnalando l’eventuale necessità di interventi normativi e correttivi connessi alla realizzazione dei suddetti obiettivi e traguardi». Insomma, se ci sono problemi da risolvere che vengano evidenziati perché adesso bisogna «correre».

La partita per la seconda rata

L’erogazione della seconda rata di 24,1 miliardi, in scadenza al 30 giugno 2022, presuppone infatti il conseguimento di 45 traguardi e obiettivi. A fine anno poi ci sono in pagamento altri 21,8 miliardi ai quali se ne sommano ulteriori 27 per il giugno del prossimo anno. «Un risultato di straordinaria importanza per questo Governo - ha rilanciato il ministro della Pa, Renato Brunetta, intervenuto ieri a Radio24 - che avrebbe completato alla scadenza del suo mandato 180 tra milestones e target sui 520 complessivi, consentendo all’Italia di ottenere il pagamento di quattro rate per un totale di 88,4 miliardi di Euro: quasi la metà delle risorse previste dal Piano».

Le soluzioni contro la pandemia

L’altra priorità resta la pandemia. Draghi è convinto che il peggio sia ormai alle spalle. La proroga di soli 10 giorni (inizialmente l’ipotesi era di 15) per le mascherine all’aperto e per tenere ancora chiuse le discoteche conferma che ci stiamo avviando alla stagione delle riaperture e alla fine dello stato di emergenza, in scadenza il 31 marzo e che - salvo sorprese che nessuno si augura - non verrà quindi prorogato. Domani il Consiglio dei ministri darà poi le nuove direttive sulle scuole. Al termine della riunione di ieri proprio per questo il premier si è intrattenuto con i titolari dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e della Salute, Roberto Speranza. Non è mancato neppure un rapido confronto con Dario Franceschini, il ministro dei Beni culturali del Pd che non ha mai nascosto la sua opposizione al trasloco di Draghi da Palazzo Chigi al Colle.

Le fibrillazioni politiche nella maggioranza

Le tensioni politiche non sono infatti svanite e Draghi sa che dovrà tenere al riparo l’esecutivo soprattutto dalle fibrillazioni interne ai partiti della sua maggioranza. L’incontro con il leader della Lega, Matteo Salvini, inizialmente annunciato per lunedì 31 gennaio, non è stato ancora inserito formalmente nell’agenda del premier. Ma il sussulto di Giorgetti ieri, che ha chiesto conto con una «certa gravità» dell’aggiornamento della lista dei soggetti fragili, esprime bene il nervosismo che si registra nel Carroccio con il ministro dello Sviluppo alle prese con le principali crisi industriali. Ma anche nel M5s l’aria è tesissima. Con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, molto vicino al premier, colpito da un attacco via Twitter che secondo i suoi fedelissimi è stato orchestrato dagli avversari interni.

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