Draghi: «Subito aiuti al lavoro. Niente bis nè governo senza M5S»
Draghi sa bene che le sue parole saranno lette in controluce da Giuseppe Conte in vista del voto di fiducia al Senato, domani, sul decreto Aiuti
di Barbara Fiammeri
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Intervenire subito per tutelare il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati perché a settembre, quando si aprirà la sessione di Bilancio, sarebbe troppo tardi. Mario Draghi dopo averlo assicurato ai sindacati nell’incontro mattutino a Palazzo Chigi, lo ribadisce nel pomeriggio pubblicamente in conferenza stampa: il Governo è pronto a finanziare il taglio del cuneo fiscale e ad introdurre il salario minimo per salvaguardare i lavoratori non tutelati dalla contrattazione. Un impegno che il premier assume facendo esplicito riferimento al «nuovo patto sociale» lanciato nei mesi scorsi e quanto mai necessario per gestire la difficile fase che stiamo attraversando. Perché anche se in Italia l’economia al momento va meglio che in altri Paesi europei non c’è da farsi illusioni: le previsioni per i prossimi trimestri sono «piene di rischi», avverte il premier.
Draghi sa bene che le sue parole saranno lette in controluce da Giuseppe Conte in vista del voto di fiducia al Senato, domani, sul decreto Aiuti. Il premier si mostra disponibile, ripete che gran parte dei «punti» contenuti nella lettera consegnatagli dal leader M5S sono parte integrante del programma dell’Esecutivo. Ma ribadisce anche che il suo governo è nato «per fare le cose» e «con gli ultimatum non si lavora» e dunque «perde di senso». L’ex governatore della Bce risponde in modo vago a chi gli chiede cosa farà qualora M5s abbandonasse l’Aula non votando la fiducia.
Ma alla domanda se sia pronto a ripresentarsi alla Camere, nel caso dell’uscita del Movimento, per verificare se sussista ancora una maggioranza, risponde netto: «Chiedete al presidente Mattarella, io ho già detto che per me non c’è un governo senza M5s e non c’è un governo Draghi altro che l’attuale». Messaggio chiaro, che poco prima aveva molto probabilmente condiviso a Palazzo Chigi con il segretario del Pd Enrico Letta. Messaggio diretto a Conte ma non solo. «Parlo a tanti altri che dicono che a settembre faranno sfracelli, che minacciano cose terribili», dice il premier. Inevitabile pensare alla Lega e al suo segretario visto che nelle scorse settimane Salvini aveva apertamente rinviato a settembre e alla kermesse di Pontida il bilancio sulla permanenza del Carroccio nell’esecutivo.
«Se si ha la sensazione che sia una sofferenza stare in questo governo, bisogna essere chiari», insiste il presidente del Consiglio che ha accanto, oltre al ministro del Lavoro Andrea Orlando, anche il capodelegazione della Lega, il ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti. A chi gli chiede se ritiene «possibili» elezioni in autunno risponde secco: «Non commento scenari ipotetici».
Quello che conta ora è tutelare le famiglie dall’inflazione che colpisce duramente soprattutto i più deboli, chi non può difendersi dall’aumento dei prezzi. Per questo - spiega occorrono non più (o non solo) misure ad hoc, una tantum, ma «strutturali» e cioè durature. Il premier non entra nei particolari. Non quantifica le risorse che verranno messe a disposizione per quegli interventi «urgenti» che saranno inseriti nel «corposo» decreto di fine luglio sul quale - anticipa - tornerà a confrontarsi con i sindacati. Né anticipa in che modo verrà attuato il taglio del cuneo che sarà reso «strutturale» in legge di Bilancio. Ma spiega che l’obiettivo è evitare gli effetti negativi provocati dall’inflazione. «Se si perde potere d’acquisto per grandi dimensioni e a lungo si flettono i consumi che sono la parte più importante della domanda».
Draghi non lo dice, ma è lo spettro della recessione che incombe. Di un nuovo scostamento di bilancio però «al momento» non se ne parla. Il presidente del Consiglio continua a pensare che debba esserci uno scatto da parte dell’Europa, che serva una nuova emissione di debito comune per finanziare non più aiuti a fondo perduto come avvenuto per la pandemia ma «prestiti» in grado però di contenere il malessere sociale che cresce e che raffredda la solidarietà degli europei mostrata all’Ucraina nelle settimane successive all’invasione decisa da Putin.
«Stiamo attraversando diverse crisi: la terribile invasione russa, l’aumento dei costi energetici, l’inflazione. In un momento così difficile l’Italia resta un paese forte. E forse è una novità. La nostra economia è ancora in crescita anche se, come dicono a Roma, non bisogna allargarsi troppo», dirà poi nella cena con i giornalisti della Stampa estera. Un incontro che serve a inviare anche l’ennesimo ramoscello d’ulivo ai partiti: «I risultati raggiunti sono merito della maggioranza che sostiene il Governo e degli italiani». Almeno fino a oggi. Domani si vedrà.
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