Cop26

Draghi: task force tra Banca Mondiale e privati per combattere il climate change

Servono risorse nell’ordine di vari trilioni di dollari. «Con l’intervento dei capitali privati ci si accorge che non ci sono vincoli finanziari», dice Draghi

di Gerardo Pelosi

Cop26, Draghi: "Ascoltare i giovani, ma soprattutto imparare da loro"

3' di lettura

È una sorta di “whatever it takes” climatica quella che propone il presidente del Consiglio, Mario Draghi a Glasgow dove ha copresieduto lunedì insieme a Boris Johnson l’avvio dei lavori della Cop26 dopo avere chiuso domenica il G20 a guida italiana.

Draghi propone di creare a Glasgow una “task force “per elaborare proposte concrete che i tecnici delle Nazioni Unite dovranno poi mettere a punto per facilitare gli investimenti privati nella lotta ai cambiamenti climatici con l’aiuto delle banche multilaterali di sviluppo a cominciare dalla Banca mondiale.

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Il dossier sulla Cop26 di Glasgow

Ruolo alla finanza privata

Si tratta di mettere in campo risorse ingenti sull’ordine di vari trilioni di dollari. «Se si riesce a portare dentro i capitali privati nella lotta al cambiamento climatico ci si accorge che non ci sono vincoli finanziari», mette in chiaro Draghi che aggiunge: «Sulla finanza climatica per la transizione energetica a favore dei Paesi più poveri siamo arrivati a 82, 83 miliardi dei 100 previsti ma questo non mi preoccupa perché si può intervenire con i diritti di prelievo del Fondo monetario; ben altro è utilizzare decine di trilioni usando le banche multilaterali».

In altre parole per il presidente del Consiglio c’è ampio spazio per dare un ruolo alla finanza privata nel cambiamento climatico. Le grandi istituzioni finanziarie private hanno manifestato un impegno su questo fronte ma per attivare il flusso di investimenti occorre un aiuto pubblico, uno schema di riferimento come quello della Banca mondiale che «è un attore sinergico o catalitico» ma che finora si è mosso troppo poco sul clima a differenza del Fondo monetario che ha messo in campo 650 miliardi come diritti speciali di prelievo.

Agenda rivoluzionata dai giovani

«Quello che il settore privato può fare per investire nel clima - afferma Draghi - va dalla costruzione di infrastrutture alle tecnologie per ridurre le emissioni di allevamenti o alla produzione di nuovi alimenti». Si tratta di selezionare i progetti soprattutto perché, aggiunge Draghi, «nel lungo periodo le energie rinnovabili possono avere dei limiti, e quindi occorre investire in tecnologie innovative in grado di catturare il carbonio».

Nella sua giornata a Glasgow Draghi dà atto ai giovani di avere rivoluzionato le agende e le priorità delle grandi economie del mondo. Si rivolge «alla signorina Nisreen Elsaim», una delle attiviste presenti a Glasgow, per dire che «è fondamentale ascoltare la voce dei nostri giovani, che hanno elaborato proposte e individuato priorità su questioni cruciali, come le modalità per favorire una ripresa sostenibile, e noi dobbiamo rendere orgogliosi i giovani del nostro lavoro».

Draghi non nasconde le difficoltà del negoziato ma, dice, «da questa Cop26 mi aspetto che costruisca sui risultati del G20 e vada più in la».

La diplomazia dello scontro non aiuta

Non drammatizza troppo Draghi la posizione dell’India che indica la data del 2070 per raggiungere gli obiettivi di neutralità . Dice solo che «ci sono comportamenti poco coerenti e questo indebolisce la posizione dei Paesi virtuosi, ma non credo si ottenga molto sul clima indicando i Paesi colpevoli e i Paesi innocenti, perché i colpevoli sono moltissimi e gli innocenti sono pochissimi, la diplomazia dello scontro non aiuta».

E aggiunge: «L’India al G20 ha molto aiutato. Ad esempio sull’obiettivo di metà secolo. Anche tra i Paesi più restii a prendere impegni sul clima ci sono posizioni di partenza diverse. Il premier indiano è stato molto aperto a Roma sull’accettazione dell’1,5. E nel track finanza si parla per la prima volta di prezzo del carbone che è qualcosa che è all’interno dell’Ue abbiamo da tempo ma fuori no. Sono tutte cose che si sono ottenute perché tutti questi Paesi, la Russia e anche la Cina, non si sono opposti». Parlando di Fmi e World Bank qualcuno chiede a Draghi se per casi si sta candidando per qualche posizione internazionale. «Io mi candido a leader di qualcosa? No, no, per carità», risponde quasi divertito il presidente del Consiglio.

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