I NUMERI IN PARLAMENTO

Draghi verso un’ampia maggioranza: sulla carta potrebbe battere il primato del governo Monti

Con un solo partito all’opposizione (Fratelli d’Italia) il premier incaricato dovrebbe contare su una base di 573 voti alla Camera e 294 al Senato (al netto delle possibili defezioni nel Movimento 5 Stelle). Nel novembre 2011 il senatore a vita ottenne il record di consensi (556 sì a Montecitorio e 281 a Palazzo Madama)

di Riccardo Ferrazza

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2' di lettura

La maggioranza che sosteneva il secondo governo di Giuseppe Conte ha combattuto sul filo del quorum al Senato: l’ultima fiducia fu votata da 156 senatori, sotto la soglia della maggioranza assoluta che a Palazzo Madama è a 161 (315 senatori eletti e 6 a vita). Un destino molto diverso sembra attendere un futuro esecutivo a guida di Mario Draghi. Che, semmai, vista l’ampiezza della base parlamentare con la convivenza di forze eterogenee e antagoniste - dalla Lega a Leu - potrebbe avere problemi di stabilità generati da le distanze su punti notevoli del programma. Come ha fatto notare il segretario del Pd Nicola Zingaretti, a disagio per l’ormai scontata convivenza con Matteo Salvini.

I numeri in Parlamento (unica forza all’opposizione sarebbe Fratelli d’Italia) non dovrebbero però preoccupare il premier incaricato, neanche se dal Movimento 5 Stelle dovessero staccarsi quei parlamentari riluttanti che non intendono sostenere l’ex presidente della Bce, magari guidati dall’irriducibile Alessandro Di Battista.

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Un futuro “governo di tutti” a guida Draghi sulla carta potrebbe battere il primato fatto segnare all’esordio dall’esecutivo guidato da Mario Monti, nato dall’«emergenza spread»: con 281 sì al Senato e 556 alla Camera il 17 e il 18 novembre del 2011 registrò il record dei consensi mai ottenuti prima da un Esecutivo.

I numeri alla Camera

Con l’appoggio di M5s e Lega a Montecitorio Draghi avrebbe 573 voti certi. Nel dettaglio: 191 del Movimento 5 Stelle, 131 della Lega, 93 del Pd, 91 di Forza Italia, 28 di Italia viva, 4 di Azione, 15 di Centro democratico di Bruno Tabacci, 4 del Maie, 4 delle minoranze linguistiche, 12 di Nci. Leu ancora è indecisa: i 7 di Art.1 che sembrano più favorevoli, rispetto ai 5 di Sinistra italiana. In più ci dovrebbero essere 3 o 4 voti dal gruppo Misto. Insomma la maggioranza assoluta di 316 voti verrebbe ampiamente superata anche in caso di scissione dell’ala pentastellata legata a Di Battista.

Ampia maggioranza anche al Senato

Pure a Palazzo Madama a soglia viene ampiamente superata con il sostegno di Movimento e leghisti. I voti a favore sicuri sarebbero 294: 92 del Movimento, 63 Lega, 35 di Pd, 18 di Iv, 52 di Fi, 10 Europeisti, 7 delle Autonomie, 17 su 22 del gruppo Misto (tra essi anche i senatori a vita Elena Cattaneo, Liliana Segre e Mario Monti, mentre non votano da tempo Carlo Rubbia, Renzo Piano e il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano). Anche qui nessun problema per la maggioranza se ci fossero defezioni tra i senatori a Cinque Stelle: quelli indecisi sarebbero al momento una ventina, mentre quelli orientati per il no dieci.

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