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Draghi violenti tra rivalità, litigi e amorazzi

“House of the Dragons”, l’atteso e temuto prequel del Trono di spade che racconta la casata Targaryen

di Gianluigi Rossini

2' di lettura

In contemporanea con gli Usa, partirà su Sky House of the Dragons, l’atteso e temuto prequel del Trono di spade che racconta la casata Targaryen: 172 anni prima delle vicende viste nel Trono, i Targaryen e i loro draghi dominano Westeros, ma la competizione per la successione al re Viserys I mette in moto una disastrosa guerra intestina.

Archiviati i precedenti e criticatissimi showrunner David Benioff e D.B. Weiss, sembra che l’ideatore della saga George R.R. Martin abbia ripreso un ruolo centrale: il suo nome adesso figura nel created by, ed è stato lui a suggerire a HBO il nuovo showrunner Ryan J. Condal, affiancato da Miguel Sapochnik, veterano del Trono che ha diretto episodi premiati e spettacolari come Hardhome e Battle of the bastards.

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HBO

HBO ha inviato alla stampa i primi sei episodi, su dieci totali, ed è abbastanza per dire che House of the Dragons non è affatto lo scempio che temevo. L’impianto è quello delle ultime stagioni del Trono, con un budget minore ma una scrittura più sensata e coerente. Il livello produttivo è sempre molto alto, come dimostrano sia l’abbondanza di scene con i draghi sia la sfarzosità dei costumi e delle location. Il difficile compito di fornire gli elementi fondamentali di una storia così complessa viene assolto con agilità, e allo stesso tempo si mette subito in chiaro che non ci saranno timidezze su violenza e sangue: già nel pilot ci sono almeno un paio di scene che spingeranno i più sensibili a coprirsi gli occhi.

Intrighi di corte

Di converso, la maggior parte del tempo narrativo a disposizione è occupato dagli intrighi di corte, il che porta a un’abbondanza di cliché melodrammatici: rivalità, litigi, esplosioni di rabbia, amori e amorazzi. Le vicende si svolgono quasi sempre dentro le mura del palazzo reale, nulla a che vedere con la vastità di ambientazioni a cui ci aveva abituato il Trono. Eppure, paradossalmente, l’interesse che si può avere per queste vicende dipende anche e soprattutto da quanta voglia si ha di abitare ancora quel mondo, di andare a controllare dove si trova l’arcipelago delle Stepstones o qual era la storia del castello di Harrenhal.

Il problema principale che la serie deve risolvere, però, mi sembra sia la mancanza di un’estetica forte: House of the Dragons non ha il realismo politico del Trono né il misticismo di un fantasy vero e proprio. È un fantastorico, una via di mezzo senza grandi ganci drammatici. Dovrebbe raccontare la decadenza di una casata gloriosa, ma per ora le rivalità personali sono talmente in primo piano da rendere difficile percepire qualcosa di più ampio dei singoli individui.

House of the Dragons
Ryan J. Condal e George R. R. Martin
Sky e NOW dal 22 agosto

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