ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùModa uomo a Parigi

Drappeggi e colori tenui: come vestire un uomo alla ricerca della serenità

Da Lemaire a Givenchy e Glenn Martens, le collezioni puntano su una concretezza morbida e convincente e una nuova delicatezza

di Angelo Flaccavento

Un look della collezione Givenchy per la PE 2023

3' di lettura

A Parigi la moda sovente è estrema, interrogativa, senza compromessi, ma forse il tempo corrente richiede altro: qualcosa di più sottile, delicato e rassicurante. La settimana del prêt-à-porter maschile è appena iniziata, quindi è presto per dire - il coesistere di tutto e di più è altrettanto parigino - ma al momento quel che emerge è una ricerca di serenità, di levità, che è anche un modo per evolvere ulteriormente questo maschio ormai privo di certezze e di appigli, per dargli una concretezza morbida e convincente.

Hed Mayner porta la poetica dell'oggetto trovato a nuovi livelli di espressione. Alcuni modelli, in passerella, si adornano di cucchiaini da caffè come lunghi orecchini, senza che questo risulti una forzatura; indossano lenzuola di sangallo trasformate in serafini o lunghe tuniche, maglie aperte sulla schiena, giacche enormi e bermuda che paiono gonne. L'effetto è di una delicatezza toccante che emana grazia e consapevolezza, qualità che ogni uomo, più o meno esteticamente evoluto, dovrebbe coltivare. Mayner vive e lavora a Tel Aviv, e in breve tempo ha creato una lingua tutta sua, da vero autore, personale e coesiva, non influenzata dalle quisquilie della conversazione modaiola.

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La collezione Givenchy per la PE 2023

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Colore e imponderabile leggerezza si mescolano nella bella prova di Taak, capace di una linearità lirica che davvero riesce solo ai giapponesi, mentre Bianca Saunders cattura il movimento di una mano che stringe al petto la giacca o la maglia in piccoli drappeggi pieni di poesia. La collezione si muove impalpabile, tenera; c'è molto da sistemare in termini di esecuzione sartoriale, ma l'estetica evanescente affascina.

La semplicità di Lemaire, di solito alquanto austera, vibra di una nuova sensualità, fatta di colori pallidi e stampe, ed è glorificata dalla presentazione tableau vivant nella quale è il pubblico a passare al centro, non i modelli. Nudità, fiocchetti e codini libertini danno un fremito licenzioso alla sfilata di Louis-Gabriel Nouchi. Sono più che altro trovate di styling e di casting - compiaciutamente vario e irsuto - perché il prodotto è pulito ed essenziale, ma non blando, e l'equilibrio di trovata da passerella e realtà di vendita funziona, con un accento sulle mutande bendaggio e il jersey liquido.

A Parigi la nuova delicatezza è così pervasiva da toccare persino i lidi, di solito nerissimi, di Givenchy. È bianco il set, e pare latte l'acqua sulla quale camminano i modelli, i piedi sigillati dentro irremissibili stivaloni di gomma. Cambiamento cromatico a parte, il direttore creativo Matthew Williams reitera forme e stili dello streetwear, che è poi il suo mondo di provenienza, elevandole nell'esecuzione d'atelier. Non mancano i pezzi desiderabili, ma è il disegno complessivo del suo progetto Givenchy che ancora non trova abbrivio, e che poco muove oltre la affermazione di una evidente quanto sterile coolness. La mancanza di visione non si può però attribuire solo a Williams: è Lvmh che non sembra aver ben chiaro cosa fare con la maison, storica e bistrattata.

Chi non ha certo problemi di visione è Glenn Martens, talento tra i più sicuri emersi negli ultimi dieci anni, araldo di una moda insieme immediata e complessa, stratificata, giocosa e libera, nella quale chi indossa può riconfigurare i capi in infiniti modi. Questa stagione le silhouette sono allungate e verticali come una cattedrale gotica, con giochi sottili di trompe l'oeil e un tripudio di denim. Nessuna delicatezza qui, ma una potente affermazione della moda come continua, vitale, tumultuosa metamorfosi.

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