IRLANDA D’AUTORE

Dublino: le sorprese del MoLI, il nuovo museo della letteratura

Dopo 2 anni di lavori e un investimento di 11 milioni di euro, Dublino alza il velo sul Museo della Letteratura Irlandese che celebra i grandi scrittori da James Joyce a Oscar Wilde, da Samuel Beckett a George Bernard Shaw passando per William Butler Yeats, Bram Stoker e Jonathan Swift. Moderno, interattivo e con grandi installazioni

di Enrico Marro

(Foto di Jason Clarke)

5' di lettura

È un paradosso che gli irlandesi amano ricordare spesso e volentieri: la grande letteratura britannica in realtà è nata a Dublino. Alla faccia degli inglesi. E non parliamo solo di James Joyce e George Bernard Shaw, ma anche di Oscar Wilde, Samuel Beckett, William Butler Yeats. Del Bram Stoker di “Dracula”, del Jonathan Swift dei “Viaggi di Gulliver”, del drammaturgo Sean O’Casey. E di molti altri.

James Joyce: il nuovo MoLI, Museum of Literature Ireland, rappresenta anche un omaggio a Molly Bloom, uno dei suoi personaggi femminili più famosi (foto Helena Perez Garcia)

Tutto perfettamente logico, spiegano i “Dubliners” con un diluvio di parole, di gesti e di sorrisi, chi è più storyteller tra noi irlandesi e gli inglesi? A chi piace più raccontare? Sorridere sulle proprie disgrazie, affabulare la vita, immaginare nuovi mondi, filosofeggiare sull’esistenza? «Anche se rappresentiamo una nazione di brillanti falliti, noi irlandesi siamo i più grandi oratori dai tempi dei Greci», amava ripetere Oscar Wilde. Oggi Dublino, città patrimonio Unesco della letteratura, può degnamente celebrare il suo primato con un nuovo, avveniristico museo: il MoLI, acronimo di Museum of Literature Ireland ma anche e soprattutto richiamo esplicito a Molly Bloom, il più celebre personaggio femminile dell'“Ulisse” di Joyce, parodia della Penelope dell’Odissea.

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Un’antica edizione di “Dracula”, il capolavoro scritto da Bram Stoker nel 1897 (foto National Library of Ireland)

Inaugurato poche settimane fa dopo due anni di lavori e circa 11 milioni di euro di investimento, il MoLI è frutto della collaborazione tra l’University College Dublin e la National Library of Ireland, con il sostegno della Naughton Foundation e di Fáilte Ireland, l’agenzia turistica nazionale. È stato disegnato dallo studio Scott Tallon Walker - quello che ha progettato lo spettacolare Aviva Stadium della capitale irlandese - nella leggendaria Newman House, un palazzo settecentesco in stile georgiano che fu la prima sede dell’University College, immerso nel verde dell’Iveagh Garden, nel cuore della capitale irlandese.

La Newman House, palazzo settecentesco in stile georgiano che fu la prima sede dell'University College (foto Conor Healy)

Se i muri della Newman House potessero parlare, ne racconterebbero di tutti i colori: hanno visto piegarsi sui testi universitari tra gli altri James Joyce, Flann O’Brien, Maeve Binchy e Mary Lavin, mentre il poeta Gerard Manley Hopkins visse nei locali del palazzo settecentesco per qualche tempo. Fu un imprenditore italo-irlandese, il comasco Charles Bianconi, ad acquistare il palazzo da Thomas Whaley, famigerato giocatore d’azzardo e membro della Camera dei Comuni di Dublino. Bianconi donò poi la Newman House all’University College, primo ateneo d’Irlanda aperto ai cattolici, che non potevano accedere al Trinity College riservato ai protestanti. Una famosa foto mostra James Joyce il giorno della laurea, 31 ottobre 1902, proprio sotto il frassino che ancora troneggia nel piccolo ed elegante giardino dell’antica sede universitaria ora diventata museo. Non poteva esserci luogo migliore per ospitare il nuovo tempio della letteratura irlandese.

Il frassino dove Joyce si fece scattare una famosa foto nel giorno della laurea, il 31 ottobre 1902 (foto Conor Healy)

L’interno del MoLI rappresenta una vera e propria immersione multisensoriale nel mondo letterario dell’Isola di Smeraldo. All’ingresso i visitatori vengono accolti da “A Riverrun of Language”, grande installazione audiovisiva che racconta il rapporto degli irlandesi con lo storytelling: parole luminose scorrono sulla penombra delle pareti, mentre alcune postazioni al centro della sala si focalizzano sulle grandi parole chiave della narrativa celtica (“linguaggio”, “conflitto”, “corpo” e così via). A seguire ecco la grande sala “Dear Dirty Dublin”, spazio dedicato ai mille luoghi della Dublino di Joyce successivamente celebrati da opere d’arte di vario tipo, da film a sculture. Al centro del salone è stato sistemato un grande plastico bianco della capitale irlandese, con l’indicazione di tutti gli angoli della città descritti nei romanzi dell’autore di “Dubliners”.

Una delle installazioni all’interno del MoLI (foto di Jason Clarke)

Nel lungo percorso museale troviamo poi rarità come la primissima copia dell’“Ulisse”, gli appunti scritti a mano da Joyce durante la stesura del suo capolavoro, ma anche molte lettere autografe dei grandi della letteratura irlandese. La prima mostra temporanea del MoLI è invece dedicata a Kate O’Brien, la scrittrice e sceneggiatrice nata a Limerick che a sua volta si laureò all'University College: per le sue battaglie contro la discriminazione di genere, ma anche per la sua esplorazione letteraria della diversità femminile, finì nel mirino della censura cattolica irlandese negli anni Trenta e Quaranta.

Gli appunti originali scritti da Joyce durante la stesura dell’“Ulisse” (foto National Library of Ireland)

«Il turista attratto dalla cultura si innamorerà di questi spazi - spiega il direttore del museo Simon O’Connor, già anima dell’intrigante Little Museum sempre a Dublino - e non solo per gli spazi innovativi e le splendide collezioni: il MoLI rappresenterà un luogo pubblico pieno di vita, che unirà mostre, giardini, momenti di apprendimento, la deliziosa caffetteria e antichi palazzi che rappresentano piccole icone della letteratura irlandese».

Gli interni di The Commons, il caffè-ristorante del MoLI

Il lavoro fatto dallo studio Scott Tallon Walker è stato incredibile, continua O’Connor. Gli architetti hanno trasformato l’antica aula magna degli esami dell’University College in uno spazio espositivo enorme, articolando il percorso del MoLI in tre edifici storici ora collegati tra loro, partendo dalla Newman House e arrivando al palazzo di St Stephens Green 85, disegnato sempre nel Settecento da Richard Cassels.

Un'altra immagine del MoLI, realizzato in due anni di lavoro con una spesa di circa 11 milioni di euro (foto Conor Healy)

Il nuovo museo della letteratura irlandese ha obiettivi ambiziosi. «Attendiamo oltre 80mila visitatori solo nel primo anno di attività della struttura - spiega Donna Marie O’Donovan, responsabile sviluppo del MoLI - anche grazie alle mostre temporanee che si avvicenderanno negli spazi espositivi». Ma la parte museale è solo la punta dell’iceberg: il nuovo tempio della letteratura irlandese ambisce a diventare un punto di riferimento culturale nazionale a colpi di eventi, convegni, workshop e incontri con gli autori, con il traino di una web radio dedicata (moli.ie/radio) che trasmette 24 al giorno. «Più che un semplice museo - riassume O’Connor - è un’oasi culturale nel cuore di Dublino». Che si aggiunge agli altri hotspot letterari della capitale irlandese: il James Joyce Centre, la National Library con le sue mostre su Yeats e Heaney, ma anche il Dublin Writers Museum, dove si possono trovare documenti di Wilde, Joyce e Swift, oltre alla prima edizione di “Dracula” di Stoker.

Gli interni di Bewley’s, celebre locale fondato nel lontano 1840 in Grafton Street per volontà dell'importatore di tè orientali Samuel Bewley

Per chi ama accompagnare la cultura al food, le mete gourmet vicine al nuovo Museo della Letteratura Irlandese non mancano. Il MoLI è infatti in pieno centro, a due passi dal polmone verde dell’Iveagh Garden e dall’attiguo Iveagh Garden Hotel, nuova struttura a quattro stelle che ha fatto delle tecnologie di sostenibilità ambientale il proprio fiore all’occhiello. A dieci minuti a piedi c’è Grafton Street, cuore pulsante di Dublino, dove è d’obbligo un caffè (o, meglio, un tè) nel celebre Bewley’s, appena riaperto dopo lavori di ristrutturazioni multimilionari che hanno moltiplicato gli spazi di questo iconico locale nato nel lontano 1840per volontà dell’importatore di tè orientali Samuel Bewley.

Il The Church Bar di Jervis Street, ospitato tra le navate di una chiesa sconsacrata tra vetrate multicolori e organo a canne

A due passi da Grafton Street ecco il Sole Seafood & Grill di South William Street, che quest’anno si è aggiudicato il World Luxury Awards come miglior ristorante di pesce europeo: nel menu lo chef Richie Wilson cerca di coniugare il meglio della cucina internazionale con la tradizione irlandese, ostriche in testa. Suggestivo il The Church Bar di Jervis Street, ospitato tra le navate di una chiesa sconsacrata tra vetrate multicolori e organo a canne, con menu tradizionale irlandese e una ricca selezione di birre.

L’insegna di Gravedigger’s, pub fondato nel 1833 dietro al cimitero di Glasnevin: senza musica né tv, rappresenta un pezzo di storia autentico e verace dell'antica Dublino

Ma chi vuole vivere l’esperienza di un pub davvero autentico non può perdersi il mitico Gravedigger’s, fondato nel 1833 dietro al cimitero di Glasnevin: senza musica né tv, con tavolacci antichi e fiumi di birra, è un pezzo di storia di Dublino. E del suo immortale storytelling popolare.

PER APPROFONDIRE

● Vacanza a Dublino fra pub e cultura, dimenticando Brexit

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