Due anni di cashback possono aumentare i consumi di 24 miliardi
Previsti un gettito aggiuntivo di circa 4,4 miliardi e recupero del sommerso di 1,2 miliardi
di Davide Colombo
I punti chiave
3' di lettura
Mentre la politica si interroga sull'opportunità o meno di proseguire con l'operazione cashback attualmente finanziata fino a fine giugno (l'idea che prende sempre più peso è quella di girare i tre miliardi a debito stanziati ai ristori) dalla Community Cashless Society attivata su iniziativa di The European House–Ambrosetti arrivano stime incoraggianti: lo strumento, se confermato per un biennio, potrebbe abilitare fino a 24 miliardi di consumi aggiuntivi, con un gettito aggiuntivo di circa 4,4 miliardi e recupero del sommerso di 1,2 miliardi. La stima è riferita a un cumulato sul periodo dicembre 2020- dicembre 2022, a fronte di una dotazione finanziaria complessiva di circa 5 miliardi nello stesso periodo. La previsione, contenuta nell'ultimo Rapporto presentato, indica che nel più lungo periodo, grazie alla diffusione della cultura cashless tra i cittadini, il cashback potrebbe abilitare tra recupero di gettito Iva aggiuntivo e recupero del sommerso un valore complessivo cumulato di circa 9,2 miliardi aggiuntivi nel periodo dicembre 2020-2025.
La cashless society è ancora lontana
Ieri il sottosegretario all'Economia, Claudio Durigon, rispondendo a un'interrogazione parlamentare sulla sperimentazione di dicembre ha detto che nel mese gli aderenti al piano cashback sono arrivati a sei milione, mentre a marzo gli utenti attivi sarebbero tra i 7 e gli 8 milioni, con il 56,6% delle transazioni concentrate su importi inferiori ai 25 euro, il transato è passato dai 2,9 milioni di dicembre ai 4,1 di fine febbraio. Si tratta di numeri ancora molto piccoli, se letti alla luce dei dati offerti nel Rapporto di The European House - Ambrosetti, che invece fotografano l'enorme ritardo dell'Italia rispetto ai paesi più di frontiera nell'utilizzo dei pagamenti digitali. Il nostro Paese si conferma tra le trentacinque peggiori economie al mondo per incidenza del contante su Pil monitorate dal Cash Intensity Index 2021, ovvero l'indicatore della Community che misura il livello di “dipendenza dal contante” in 144 economie del mondo. L'Italia si trova oggi al 33° posto, nonostante un miglioramento di cinque posizioni rispetto all'edizione 2020, in cui era al 28° posto.
L'Italia in retromarcia sui pagamenti digitali
Il divario tra l'Italia e i Paesi best performer europei nella transizione cashless è confermato anche dall'aggiornamento del Cashless Society Index 2021 (CSI 2021), lo strumento di monitoraggio che fotografa il posizionamento dei Paesi europei sulla base di 16 indicatori chiave in due aree di riferimento: “Fattori abilitanti” (peso del 30%) e “Stato dei pagamenti” (peso del 70%). Nel CSI 2021, l'Italia rimane stabile in sestultima posizione in Europa (23ma su 28 Paesi) per stato di avanzamento della cashless society davanti solo a Ungheria, Croazia, Grecia, Romania e Bulgaria. Il punteggio di 3,60 è pressoché stabile ma in riduzione rispetto a quello dello scorso anno (3,64), dimostrando come l'Italia abbia peggiorato la propria performance nei KPI considerati relativamente agli altri Paesi europei e confermandosi quindi nella parte bassa della classifica.
Il consenso cresce tra i consumatori
In un'indagine di consenso realizzata per il nuovo Rapporto, il 70% degli italiani dichiara che il cashback di Stato, ovvero una delle misure chiave del Piano “Italia Cashless” ha spinto ad un utilizzo più frequente dei mezzi di pagamento elettronici e il 39% dichiara che ciò ha determinato anche un impatto sull'aumento dei consumi. Il Piano “Italia Cashless” - si legge nelle considerazioni conclusive della Rapporto - ha complessivamente il potenziale di accelerare la transizione cashless nel nostro Paese. Nelle stime realizzate dalla Community Cashless Society, basate su un modello di counterfactual analysis che sfrutta quanto accaduto nei principali Paesi che hanno adottato misure simili, il differenziale prodotto dal Piano al 2025 equivarrebbe a 34,4 transazioni pro capite.
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