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Due offerte per il calcio, Bain gioca la carta della rinuncia agli utili

Cvc, Advent e Fsi hanno offerto 1,62 miliardi, Bain 1,35 più la rinuncia a 3 anni di profitti

di Andrea Biondi e Carlo Festa

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3' di lettura

Arriva nel pieno della bufera legata ai fatti di Juventus-Napoli il momento chiave della tappa di avvicinamento dei fondi di investimento alla Serie A. Era previsto per la mezzanotte di domenica 4 ottobre il termine per la presentazione delle offerte vincolanti delle cordate dei fondi di investimento per la media company della Lega. E quel termine è stato rispettato.

Le offerte al vaglio
Due quindi le offerte al vaglio degli advisor della Lega Serie A - cioè Lazard e gli avvocati Francesco Gianni e Renato Giallombardo dello Studio Gianni Origoni Grippo - che finora si è avvalsa anche del parere dello studio Tremonti: quella del consorzio Cvc, Advent e Fsi (assistito da Rothschild, Credit Suisse e Barclays oltre che dallo studio Gattai Minoli Agostinelli) e quella di Bain Capital e Nb Renaissance (che ha come advisor Mediobanca, Nomura e gli avvocati di Gatti Pavesi Bianchi e Greenberg Traurig Santa Maria).
Le proposte saranno valutate dai club in questi giorni e saranno al centro di un’assemblea in calendario venerdì 9 ottobre e che a lunedì 5 ottobre era stata confermata nonostante il bailamme causato dalla mancata disputa della partita Juventus-Napoli, con i partenopei fermati da una lettera della Asl che secondo il club azzurro - ma la versione non è concorde con quella della Lega – impediva alla squadra di partire per Torino.

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Campionato senza stop
«Campionato a rischio? No, non corriamo il rischio di bloccarlo» ha affermato il ministro dello sport Vincenzo Spadafora al termine dell’incontro in Figc con il presidente Gabriele Gravina. «Dovremo continuare ad avere prudenza - ha aggiunto - Tutti devono attenersi alle regole rigide del protocollo, se poi la situazione sanitaria dovesse cambiare come governo siamo pronti a cambiare». In questo clima le 2 cordate di fondi di investimento hanno presentato le proposte. A quanto risulta al Sole 24 Ore la cordata Bain-NB Renaissance ha proposto una partnership che prevede la costituzione di una società dedicata alla gestione e sfruttamento dei diritti audiovisivi (“MediaCo”) nonché l’acquisto per un periodo definito del 15% dei crediti futuri relativi ai diritti audiovisivi che verranno cartolarizzati.

La proposta Bain e Nb
La cartolarizzazione dei crediti futuri è stata pensata per consentire alle squadre di poter disporre ogni anno di titoli di credito. Per venire incontro alle richieste dei club, Bain e NB avrebbero poi ridotto il numero degli anni di partnership dai 50 anni originariamente proposti (nell’offerta del 28 agosto) a 10 anni, estendibili, con il consenso della Lega e a fronte di un nuovo pagamento, per ulteriori 10 anni.In ultimo ci sarebbe la rinuncia agli utili nei primi 3 anni di rapporto, lasciando tutti i profitti a favore della Lega e dei club e offrendo un minimo garantito per coprire eventuali scenari negativi per i primi 4 anni, lasciando le decisioni finali sulla commercializzazione dei diritti all’assemblea di Lega. A livello finanziario sul piatto ci sarebbero oltre 1,35 miliardi, da parte di una cordata che avrebbe stretto un’alleanza anche con l’americano Stephen Ross di Relevent Sports Group e che starebbe discutendo ancora con Mediapro.

L’offerta di Cvc
Ha invece messo sul piatto 1,625 miliardi l’altro contendente, la cordata che tra i suoi componenti ha Cvc, che dalla sua ha un know how legato alla Formula One Group, che gestisce i diritti della Formula 1, in cui il fondo è rimasto oltre 10 anni, prima di cedere la sua quota. Formula One è stato poi quotato. Del resto uno sbarco borsistico della «media company» della Serie A è una delle possibili opzioni future di disinvestimento dei private equity, anche se l’orizzonte temporale dell'investimento dovrà essere per forza lungo.
Il tempo per la scelta del fondo però stringe. Al più presto dovrà essere dato il via ai bandi (come da legge Melandri) per i diritti Tv del 2021/24. Se dovessero non portare a nulla, la costituenda media company scenderebbe in campo per una nuova commercializzazione e prodotto-canale da mettere a disposizione degli acquirenti, dalle pay tv ai cosiddetti Ott.

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