Due sudafricane entrano nell'ex Celtic League, Pro12 si allarga a 14
di Flavia Carletti
3' di lettura
Rivoluzione nel rugby europeo. L'annunciato ingresso di due franchigie sudafricane in quella che una volta era la Celtic Leauge è stato confermato e fin dalla stagione 2017/2018, ovvero quella che inizierà a breve, il Guinness Pro12 diventerà il Guinness Pro14. È di oggi la notizia ufficiale che Celtic Rugby e South African rugby union si sono accordate perché le due franchigie sudafricane Toyota Cheetahs e Southern Kings partecipino fin da subito alla versione allargata a 14 del campionato che, fino a quest'anno, si giocava tra quattro franchigie irlandesi, quattro gallesi, due scozzesi e due italiane. L'intesa prevede che il campionato si giocherà sia nell'emisfero Nord che in quello Sud, con partite quindi sia in Europa che in Sudafrica.
Le 14 franchigie giocheranno in due gironi
Con l'ingresso delle due squadre sudafricane cambia anche la formula del torneo. Infatti non si avrà un campionato a girone unico, come il Top 14 francese o la Premiership inglese ma si è scelto di segue un modello più simile a quello del Super 15 (tra franchigie neozelandesi, australiane, sudafricane, più una argentina e una giapponese). Si sono divise le squadre in due Conference (gironi), A e B. La Conference A è composta da Munster (Irfu - Irlanda), Ospreys (Wru - Galles), Glasgow Warriors (Sru - Scozia), Cardiff Blues (Wru), Connacht (Irfu), Zebre Rugby Club (Fir - Italia), Toyota Cheetahs (Sa Rugby - Sudafrica). La Conference B da Scarlets (Wru), Leinster (Irfu), Ulster (Irfu), Edinburgh (Sru), Benetton Rugby (Fir), Dragons (Wru), Southern Kings (Sa Rugby). Ogni formazione giocherà 21 partite nel corso della stagione regolare e ogni squadra giocherà contro tutte le alter almeno una volta. Tutti i derby sono confermati con le sfide sia di andata che di ritorno. Le franchigie italiane, scozzesi e sudafricane giocheranno un terzo derby (per esempio, Benetton Treviso e Zebre Rugby Club giocheranno l'una contro l'altra tre volte), per esigenze di calendario.
Campionato da 21 giornate nella “regular season”
La fase finale del torneo includerà anche i quarti di finale, ai quali accederanno sei squadre, le prime tre di ogni Conference. Le prime tre squadre di ciascuna conference – ad eccezione delle due sudafricane, con eleggibili per partecipare ai tornei Epcr – si qualificheranno alla Champions Cup (la Champions League del rugby). La settima partecipante alla Champions Cup sarà la squadra con il maggior numero di punti tra le due Conference. Al termine di ogni stagione si provvederà a eventuali riequilibri dei due gironi, sulla base della classifica dell'anno precedente. Si manterrà comunque una divisione che prevede che deve esserci lo stesso numero di squadre dello stesso Paese in ambo i gironi. Ci saranno 21 giornate nel corso della stagione regolare del campionato: 12 partite in casa e fuori casa all'interno del girone, 7 partite in casa o fuori contro ogni squadra dell'altro girone, due turni aggiuntivi per permettere a ogni derby di essere giocato sia in casa che fuori casa per ogni squadra (da questo deriva che le formazioni scozzesi, italiane e sudafricane giocheranno tre derby).
Anay: «Questa è la naturale evoluzione del torneo»
«L'ingresso di Toyota Cheetahs e Southern Kings segna un grande ed eccitante capitolo per il Guinness Pro 14 come torneo globale. Il Sudafrica è una potenza del rugby, queste squadre hanno già operato ad altissimo livello nel Super Rugby e porteranno un innalzamento qualitativo del torneo», ha commentato Martin Anay, ceo di Guinness Pro14. «Questa è la naturale evoluzione del torneo e non porterà solo alla crescita di pubblico, interesse e accordi commerciali ma pone le basi per gli anni a venire. L'appeal del rugby professionistico di club non è mai stato più grande e noi vogliamo essere alla testa di questa crescita nel mondo» ha aggiunto Anayi. «Questo sviluppo è emozionante al pari dell'avvio del Super Rugby nel 1996. Segna l'inizio di una nuova avventura per il rugby in Sudafrica, con molte eccitanti opportunità, ed è una chance per il rugby sudafricano di ampliare i propri orizzonti», gli ha fatto eco Jurie Roux, ceo di Sa Rugby.
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