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Duecento start up da accelerare all’anno per la rete nazionale di Cdp

L’iniziativa di Cdp Venture Capital Sgr ha promosso 18 programmi settoriali sul territorio - 20 entro l’anno - per promuovere e fare da volano agli investimenti

2' di lettura

Sono 18 i programmi operativi di accelerazione verticale su tutto il territorio, con l'obiettivo di arrivare a venti entro fine anni; oltre 3mila candidature ricevute e 200 start up italiane o internazionali che intendano aprire una sede in Italia ammesse nei primi due anni e mezzo di attività, con l’obiettivo di arrivare a 200 da accelerare ogni anni, da scegliere insieme a 180 soggetti fra co-investitori, partner e operatori nazionali e internazionali; un programma che ad oggi ha raccolto risorse per un valore complessivo di oltre 135 milioni di euro, di cui 85 milioni diretti e 50 attraverso co-investimenti e partnership.

Sono questi i numeri della Rete Nazionale Acceleratori Cdp, il network realizzato su iniziativa di Cdp Venture Capital Sgr mirata a promuovere e sostenere la crescita di un nuovo vivaio di start up innovative e tecnologiche specializzate nei mercati a maggiore potenziale di sviluppo: «Un’infrastruttura a livello nazionale che mette a sistema l’innovazione puntando a diventare fabbrica di talenti per l’Italia», come sottolinea il presidente di Cdp Venture Capital Francesca Bria, in occasione dell’evento “One. Inspiring connections” a Milano.

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Tre sono le direttrici dell’iniziativa di accelerazione su base territoriale, concentrate «laddove c’è forza sufficiente per fare crescere le start up»: il tech transfer per connettere la ricerca e il mercato, gli investimenti indiretti, con una leva finanziaria che può arrivare a moltiplicare per tre i fondi diretti, e gli investimenti diretti,

Il ventura capital in Italia è senz’altro partito tardi, ma «un recupero è possibile, come dimostrano i quasi due miliardi di investimenti del Vc nel 2022, con il 50% arrivato da operatori stranieri», indica Bria.

Le premesse ci sono: «L’Italia ha dalla sua un patrimonio di grandi università e una qualità della vita senza confronti», enfatizza una vecchia volpe del Vc come Dog Leone, managing director di Sequoia Capital elencando i fattori che possono far ruotare i fondi verso l’ecosistema dell’innovazione: «Investimenti nella formazione Stem, una liberalizzazione generale dell’ambiente, una maggior flessibilità del mercato del lavoro, investimenti in R&D da parte dei grandi gruppi e, alla fine, anche un po’ di supporto del Governo».

E il Governo non ha fatto mancare la sua voce. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha sottolineato come la Rete di Cdp sia «la cornice in grado di animare il dialogo tra tutti gli attori, con ciascun programma che deve diventare il riferimento per le imprese e la start up nei settori strategici per il Paese».

Il ministro dell’Economia e della Finanze Giancarlo Giorgetti ha annunciato entro pochi giorni un'iniziativa legislativa per la competitività del mercato dei capitali italiano: «Opereremo una semplificazione del settore, mediante procedure di ammissione alla negoziazione più snelle e la riduzione degli oneri a carico delle aziende che intendono quotarsi. Con la nuova normativa, vogliamo estendere la nozione di Pmi emittenti azioni quotate, provvedere a una complessiva riforma della disciplina degli emittenti di strumenti finanziari diffusi, nonché consentire la dematerializzazione delle quote di Pmi».

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