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Con un nuovo inverno alle porte carico di preoccupazioni sul fronte energia (dopo la, terribile, prima stagione post crisi ucraina) e i venti di recessione che minacciano di soffiare sulla tenuta del sistema industriale italiano ed europeo, Duferco completa la verticalizzazione della sua base produttiva a San Zeno Naviglio, in provincia di Brescia, inaugurando un nuovo laminatoio da 700mila tonnellate. Un investimento da 250 milioni di euro in un impianto interamente green e connesso con l’intelligenza artificiale, che alza ulteriormente l’asticella della competitività dell’industria siderurgica italiana e permette al gruppo, guidato da Antonio Gozzi, di lanciare la sfida al mercato europeo delle travi. Con questo impianto di ultima generazione, «best cost producer», il gruppo punta a rosicchiare quote di mercato a danno soprattutto dei concorrenti stranieri in importazione, con l’obiettivo di portare la quota di mercato detenuta oggi in Italia fino al 50 per cento, senza tralasciare eventuali opportunità a livello internazionale.
In un contesto siderurgico in cui la produzione globale di travi si attesta poco sopra i 50 milioni di tonnellate, quella europea rappresenta circa il 15% del totale, con un andamento in flessione nel triennio 2019-21; in controtendenza rispetto a questo trend, la produzione italiana di travi e rotaie è aumentata nel triennio, superando, nel 2021, i livelli prepandemici. E le opportunità legate al Pnrr, in una fase interlocutoria per il mercato come quella attuale, potrebbero garantire un’ulteriore spinta.
Il progetto di Duferco, che è «costato» all’azienda la risoluzione della joint venture con Nucor in pieno periodo pandemico - il socio americano, dopo avere condiviso l’iniziativa nelle prime fasi, ha fatto mancare il suo appoggio all’investimento, anche per motivazioni legate alla necessità di mantenere un equilibrio finanziario necessario a confermare la propria dividend policy - permette di verticalizzare la produzione del forno elettrico del gruppo, localizzato proprio a San Zeno, che fino a oggi serviva due laminatoi dislocati a Pallanzeno (Vb) e a Giammoro (Me). Il nuovo laminatoio funzionerà completamente a energia rinnovabile, grazie a contratti Ppa (Power purchase agreement) e un impianto fotovoltaico.
«È un momento complicato per l’economia, ma tante imprese italiane, come Duferco, credono nel loro Paese, nel loro territorio e nella loro comunità - ha detto ieri il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, intervenendo all’inaugurazione -: vorrei sottolineare a tutti, ma specialmente al Governo, che è certamente importante sostenere investimenti e attrattività di società estere, ma lo è ancora di più sostenere quelli delle società italiane».
Il tema, in siderurgia, tocca anche i due player internazionali che oggi controllano due dei tre principali poli dell’ex acciaio di stato italiano: si tratta del gruppo indiano Jindal, a Piombino (ex Lucchini) e della multinazionale ArcelorMittal a Taranto (ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia) , mentre il terzo polo, a Terni, è invece di Arvedi. «Stiamo lavorando intensamente e penso che ci saranno novità significative per Piombino; stiamo poi completando ciò che serve per un accordo di programma di Terni» ha detto ieri il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso al taglio del nastro, ricordando anche l’impegno del Governo per mettere a terra risorse del Pnrr a finanziare la transizione green delle imprese italiane. «Avremo un polo importante a Terni, un altro significativo che pensiamo di potere ricreare nella sua ampiezza industriale a Piombino - ha aggiunto -. Abbiamo inoltre un’industria siderurgica qui a Brescia, leader in Europa per sostenibilità ambientale. Pensiamo che poi successivamente si possa, e me lo auguro - ha concluso - sciogliere anche il nodo Acciaierie d’Italia».
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