È boom di sequestri antimafia: nel 2022 tolti tre miliardi ai clan
L'anno scorso sono stati posti i sigilli a 750 aziende il cui valore supera il miliardo e mezzo e a oltre 3.500 immobili per quasi un miliardo. La 'ndrangheta si conferma l'organizzazione più ricca
di Davide Madeddu
3' di lettura
La lotta al crimine organizzato in Italia vale 12 miliardi di euro. A tanto ammonta la cifra sequestrata negli ultimi cinque anni, tra beni immobili, contanti, depositi e azioni, alle diverse organizzazioni criminali. Nella graduatoria della ricchezza delle mafie nel nostro Paese, il valore più alto è quello della ’Ndrangheta (3.850.253.090,94) seguita da Cosa nostra (3.352.841.649,91) e dalla Camorra (2.094.891.203,76), a seguire la criminalità pugliese e altre altre organizzazioni criminali.
È quanto emerge dal dossier sul Fondo sicurezza interna realizzato dal ministero dell’Interno e finanziato dall’Ue. Nel 2022 l’ammontare complessivo di quanto sequestrato è di poco più di tre miliardi. L’anno scorso sono stati sequestrati 3.543 immobili che valgono 946.747.555, 1.554 sequestri di beni registrati per 43.279.582 di euro, ancora 6.236 sequestri che comprendono aziende, titoli, somme di denaro, quote societari e depositi per un totale di 2 miliardi, 100 milioni e 478.202 euro. In questo totale sono comprese anche 750 aziende il cui valore è di oltre il miliardo e mezzo, 1.516.195.323 per la precisione. Si tratta dei risultati che, come sottolineano gli autori del rapporto «si ottengono grazie alle investigazioni costanti che necessitano di investimenti, tecnologia, strumenti avanzati e coordinamento di tutte le forze di polizia italiane, ma anche degli altri paesi europei». E a giocare un ruolo fondamentale in questo ambito c'è proprio il Fondo sicurezza interno «a titolarità del ministero dell’Interno» e creato nel 2014 «per contribuire a smantellare le reti criminali internazionali, favorire la prevenzione al terrorismo, tutela nel cyberspazio, tutelare la gestione integrata delle frontiere esterne dell’Ue per migliorare i controlli, sostenere una politica comune in materia di visti».
Della dotazione totale di 4,2 miliardi del Fondo, all’Italia sono stati destinati per l’attuazione del programma nazionale (2014-2020) circa 607 milioni. Denaro che è stato utilizzato e trasformato in progetti concreti. Due le strade seguite per utilizzare le risorse. Una riguarda lo strumento Police, «diretto a promuovere interventi di cooperazione di polizia, prevenzione e lotta alla criminalità, nonché gestione dei rischi e delle crisi», mentre l'altra caratterizza lo strumento Borders&Visa «rivolto alla gestione integrata delle frontiere esterne dell'Unione e allo sviluppo di una politica comune dei visti Schengen».
Attualmente, come si legge nel rapporto, il programma ha all’attivo un totale di 122 progetti ammessi a finanziamento «per un importo pari a circa 572 milioni di euro, corrispondenti al 97% della dotazione del Programma». Nello specifico, per il progetto Police, sono stati ammessi a finanziamento un totale di 35 progetti del valore di 123 milioni di euro, corrispondenti a circa il 100% della dotazione dello strumento finanziario, mentre per il progetto Borders&Visa sono stati ammessi a finanziamento un totale di 87 progetti per un valore complessivo di 449 milioni, corrispondenti a circa il 97% della dotazione dello strumento finanziario. Un’attenzione particolare, tra le altre cose, è andata al cybercrime favorito dal crescente sviluppo della tecnologia informatica che ha comportato cambiamenti epocali. In questo contesto si registrano le attività delle forze di polizia portate avanti con l’ausilio di attrezzature evolute e sistemi informatici all'avanguardia finanziati con il Fondo di sicurezza interna. «Tra le iniziative più rilevanti in tale ambito, possiamo citare il progetto “Sinc3 - dal Cnaipic al Sistema nazionale anticrimine informatico” – sottolineano i promotori –, che ha visto la creazione di un Sistema nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture sensibili presenti su tutto il territorio nazionale mediante la creazione di squadre di pronto intervento per la risposta di minacce significative di natura cyber (Nuclei operativi sicurezza cibernetica), direttamente connessi al Cnaipic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche) grazie alla piattaforma software di infosharing Sinc3 (Sistema informatico nazionale contrasto cyber crime)».
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