È l’ora dell’internet of things a bassi consumi e low-cost
di Alessia Maccaferri
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Immaginate di partecipare al Tor des Géants, l’epica gara di trail che richiama centinaia di persone in Valle d’Aosta pronte a correre più di cento ore. In queste situazioni - e ancor di più in caso di catastrofi - lo smartphone rischia di non avere copertura. Al Tor Des Géans l’anno scorso un corridore è caduto in un crepaccio. «L’atleta aveva un tracker Gps e grazie all’impiego di LoraWan e alla nostra piattaforma IoT è stato possibile ricevere l’allarme lanciato attraverso il sensore e individuare la zona impervia in cui era bloccato» racconta Antonio Terlizzi, senior vice president di Everynet, azienda partecipata dal gruppo Elmec.
Lora è una tecnologia dell’internet of things «che sta giungendo a maturazione con un ottimo livello di affidabilità» aggiunge Terlizzi. Non ha bisogno né di wifi né di sim card perché si basa su sensori che trasmettono su frequenze radio piccole quantità di dati (poche decine di kilobit al secondo) a distanza di decine di chilometri: fino a 70 chilometri in contesti aperti, cifra che scende in presenza di edifici. Essendo il traffico dati limitato, le batterie possono durare molti anni.
Everynet non è solo uno dei provider di connettività - «Stiamo costruendo reti pubbliche in Spagna, Messico e Brasile», aggiunge Terlizzi - ma fa parte della LoRa Alliance, non profit a cui aderiscono più di 500 aziende, da Alibaba a Cisco, da Google Cloud a Schneider Electric. Infatti il modello di sviluppo è aperto. La tecnologia Lora si basa su microchip di proprietà Semtech ma la società francese permette a chiunque poi di costruire le reti, dispositivi e servizi verticali che si basano su protocollo LoraWan. Questo offre grandi possibilità di adozione in ogni ambito. Basta acquistare un sensore e collegarsi o a una rete pubblica o privata pagando una fee, variabile da 1 a 8 dollari all’anno.
Oltre che ai contesti di soccorso e alle aree remote, questo internet of things si presta a impieghi molti diversi. «Pensiamo alla smart irrigation con la possibilità di risparmiare acqua in base alle previsioni meteo o ai sensori di bagnatura fogliare che dosano l’utilizzo degli antiparassitari - continua Terlizzi - O ancora la tracciatura in ambito logistico per il controllo della catena del freddo».
Uno degli sviluppi nelle aree urbane è legato alle smart city. «Siamo partiti nel 2015 quando A2A doveva trovare la soluzione migliore con investimenti a 10 anni per la lettura dei contatori del gas -racconta Pierpaolo Palazzoli, responsabile di Smartcity Lab di A2A Smart City- Oggi abbiamo un network server creato grazie all’acquisizione di uno spinoff dell’Università di Padova». Sono stati realizzati con LoraWan diversi servizi come i cestini intelligenti che monitorano lo stato di riempimento per una migliore gestione della raccolta rifiuti. Progettati assieme al Cefriel gli smart bin installati da Amsa sono già 9.500 a Milano. Il modello è sia B2B con utilities sia B2C, tramite accordi con aziende: «Per esempio con la startup Bluon - aggiunge Palazzoli - abbiamo creato un tacker per geolocalizzare bambini e anziani».
Avendo incentivato Lora un ecosistema aperto, leggero e a costi bassi non potevano mancare le sperimentazioni open source. Nel 2015 l’imprenditore olandese Wienke Giezeman ha creato The Thing Network. «Ha cominciato con piccoli sensori nelle imbarcazioni che girano per i canali di Amsterdam e in poco tempo il network è diventata una comunità a livello globale (su cui circolano 13 milioni di messaggi al giorno ndr.)» racconta Giovanni Besozzi che ha stimolato la prima community in Italia, a Milano tre anni fa. Di fatto è un internet of things open e gratuita a cui aziende e cittadini si possono agganciare. Il singolo sensore si collega a un gateway - a Milano ce ne sono nove- che raccoglie il dato e lo manda al network server in Olanda che lo elabora e lo restituisce. Inoltre ciascuno mette a disposizione il proprio nodo della rete secondo un modello peer-to-peer. Una potenzialità non da poco sia per le aziende sia per i cittadini che vogliano utilizzarlo per usi civici.
LoraWan funziona su basse frequenze libere. In Europa si possono costruire reti privati e anche pubbliche, con possibilità di sfruttamento commerciale. In Italia le reti pubbliche sono ammesse solo con una licenza temporanea del Mise. Che in Italia ha Nettrotter, società licenziataria per l’Italia della tecnologia Sigfox, simile a Lora, che offre connettività e servizi a un miliardo di persone nel mondo in 60 paesi. «Noi abbiamo la più grande rete pubblica Iot con una copertura del 90% della popolazione - spiega Carlos Lambarri, founder e shareholder di Nettrotter, società del gruppo Ei Towers (controllata al 60% da F2i e al 40% da Mediaset) - Offriamo connettività a terzi e proponiamo sul mercato nostri dispositivi, un bundle completo di tecnologia e servizi a prezzi contenuti. E offriamo un servizio seamless per cui il dispositivo funziona in Italia come all’estero». Già sul mercato consumer il rilevatore di corrente e a breve, il termometro indoor, il badge, il device per chiedere aiuto e quello per controllare i consumi di energia.
Ma Sigfox e Lora non saranno scalzate dal Narrowband Iot (banda licenziata) che associa all’Iot la potenza del 4G e in futuro del 5G. «Non credo proprio - risponde Antonio Capone, responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano - Gli studi a livello mondiale di Ihs Market al 2021 dicono che queste tecnologie conviveranno».
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