Maurizio Costanzo, camera ardente aperta fino a domenica
Giornalista, conduttore e autore aveva 84 anni. In vita è stato tante cose ma soprattutto il padrone del salotto in cui l’Italia metteva in scena sé stessa
di Francesco Prisco
I punti chiave
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Quando uno è veramente popolare, non ha bisogno della qualifica sotto il nome e il cognome. Prendi Maurizio Costanzo, scomparso poco fa a Roma all’età di 84 anni. In vita è stato tante cose, pure troppe: dovremmo dire giornalista, perché è così che cominciò; scrittore di libri di costume che la critica puntualmente ignorava, eppure infilavano una ristampa dietro l’altra; conduttore e autore televisivo capace di cambiare il modo di fare televisione; paroliere di canzoni tipo Se telefonando, musicata da Ennio Morricone e portata al successo da una certa Mina; sceneggiatore che dà una mano a Paolo Villaggio a concepire il personaggio di Fracchia, collabora con Ettore Scola e Pupi Avati.
Costanzo è stato tutte queste cose insieme e nessuna in particolare, rimanendo per tutta la vita profondamente sé stesso: per decenni - da solo o in coppia con la moglie Maria De Filippi - forse l’uomo più influente, di sicuro quello più potente della nostra cultura di massa. Per il pubblico generalista - suo riferimento costante - è stato soprattutto il padrone del salotto in cui l’Italia metteva in scena sé stessa. Negli anni Settanta intervistò per conto della Rai l’italico gotha a Bontà loro. Dagli Ottanta, con l’approdo alla galassia di Silvio Berlusconi, è il primo motore immobile del Maurizio Costanzo Show, unico format televisivo che in quasi 40 anni è stato capace di tenere insieme Carmelo Bene e Tony Tammaro, Cicciolina e Frate Indovino.
Nato a Roma da una famiglia di origini abruzzesi, coltiva prestissimo il sogno di fare il giornalista: a 18 anni debutta come cronista di Paese Sera, poi passa per rotocalchi come Sorrisi e Canzoni e Grazia, fino a diventare caporedattore di quest’ultimo. La carta stampata però gli sta stretta: nei primi anni Sessanta si sposta sulla radio e approda in Rai, dove il grande Luciano Rispoli gli fa da chioccia, imponendolo come autore di programmi come Canzoni e nuvole, condotto da Nunzio Filogamo. All’epoca radio e tv avevano porte scorrevoli e fu così che il giovane Costanzo si ritrovò a fare l’autore per il piccolo schermo. Perché diventi volto televisivo, bisognerà aspettare il 1976 e Bontà loro, secondo talk show della storia della televisione italiana (il primo era stato L’ospite delle 2 dello stesso Rispoli).
Nel 1982 scommette sull’ascesa delle Tv private andando a Rete 4, network fondato dalla Mondadori: parte l’avventura del Maurizio Costanzo Show che, due anni più tardi con l’acquisizione di Rete 4 da parte del gruppo Fininvest, consacrerà il ruolo di Costanzo sommo sacerdote di un rito che, tutte le sere in seconda serata, celebra vizi e virtù degli italiani, lanciando talenti emergenti e personaggi improbabili. Un ruolo che Costanzo consoliderà con il format pomeridiano domenicale Buona domenica. La sua storia coincide in larga parte con la storia di questo paese. Negli anni Ottanta fu coinvolto nello scandalo del ritrovamento della lista degli aderenti alla loggia massonica P2. Nei Novanta si impegna nella lotta alla mafia con gesti simbolici: al Maurizio Costanzo Show brucia una maglietta con scritto «Mafia made in Italy». È il ’93 e la mafia stragista risponde con l’attentato di via Fauro, poco distante dal Teatro Parioli di Roma da cui Costanzo trasmette.
Sposato quattro volte (le ultime due con Marta Flavi e ovviamente Maria De Filippi), padre del regista de L’amica geniale Saverio Costanzo, era uno di famiglia per tutti. L’uomo «coi baffi», parafrasando lo spot di un celebre marchio di camicie per il quale fece da testimonial. Con la sua inconfondibile parlata perentoria, un po’ romanesca e un po’ sbiascicata, fu un meme prima che inventassero i meme, specie quando arringava il pubblico con il tipico: «Boni!» Alla bontà lui stesso voleva tendere: «Io non odio», diceva di sé. «È troppo faticoso ricordarsi giorno dopo giorno chi e perché». Se non altro, il suo pubblico gli voleva un mondo di bene.
La camera ardente
Alla camera ardente - aperta sabato e domenica nella sala della Promoteca in Campidoglio a Roma - sono presenti i tre figli di Maurizio Costanzo, Saverio, Camilla e Gabriele, la prima moglie Flaminia Morandi e l’ultima, Maria De Filippi.
Tra le centinaia di persone che hanno voluto dare l’ultimo saluto al giornalista e conduttore tv, oltre il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il leader M5S, Giuseppe Conte.
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