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È ora che i tanghèri elettorali si adeguino al nuovo spartito Bce

Francoforte ha messo in chiaro le sue strategie, ora tocca ai governi mettere a punto politiche di bilancio credibili

di Donato Masciandaro

(Ansa)

3' di lettura

La Banca centrale europea ha confermato che i tassi saliranno, ma questo non deve spaventare i cittadini italiani, né il governo italiano prossimo venturo. Sarà però importante che, fin dalla campagna elettorale si evitino di presentare promesse elettorali incompatibili con una sentiero di disciplina nei conti pubblici.

Due giorni fa il bollettino economico della Bce ha ribadito i tre capisaldi del programma di normalizzazione monetaria, avviato nel mese scorso: i) graduale aumento dei tassi di interesse; ii) fine degli interventi programmatici sulla liquidità; iii) introduzione di un nuovo strumento (il Transmission protection instrument, o Tpi), per contrastare ingiustificate turbolenze finanziarie, cioè la cosiddetta frammentazione.

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È un programma con cui Francoforte ha dato la risposta alla domanda chiave per l’euro area, da qui ai prossimi mesi: come farà la Bce a normalizzare la politica monetaria, in presenza di alti stock di debiti sovrani? La risposta è stata ben accolta dai mercati. Ma, non c’è nulla di definitivo. La ragione? Con una metafora, possiamo dire che la politica anti-frammentazione è come un tango: un ballerino è la Bce, responsabile della politica monetaria; l’altro sono i governi nazionali, che definiranno le politiche di bilancio. La Bce ha aperto le danze, con un annunzio che è stato considerato efficace; d’ora in avanti, sarà essenziale quello che programmeranno e faranno le cancellerie nazionali, a partire dal prossimo esecutivo italiano.

I mercati hanno valutato positivamente l’annunzio della Bce. Non era scontato. Ricordiamo che un annunzio di politica monetaria è massimamente efficace se è al contempo credibile, trasparente e vincolante. Quello della Bce si è caratterizzato come una decisione unanime, che in generale aumenta la credibilità di chi lo formula. L’analisi empirica ci dice che in una banca centrale il dissenso può minare l’efficacia della sua azione.

Prendiamo le aspettative di inflazione, da cui dipende il percorso futuro dell’andamento dei prezzi. In Europa siamo a un bivio: lo scenario positivo è quello in cui le aspettative inflazionistiche non incorporeranno l’attuale incremento dei prezzi al consumo, per cui l’inflazione del 2022 sarà un fenomeno transitorio, così come è ancora oggi ipotizzato nelle proiezioni della Bce; lo scenario negativo è quello di aspettative che invece incorporano permanentemente l’attuale crescita inflazionistica, rendendo il fenomeno permanente.

L’analisi sperimentale conferma che all’aumento del dissenso, anche solo percepito, sulle decisioni del consiglio della Bce, aumenta l’incertezza nelle aspettative d’inflazione, rendendo così più probabile lo scenario negativo. Da qui discendono due lezioni:

1) La presenza di una pluralità di vedute – cioè di falchi e di colombe – non è necessariamente un danno, anzi. Soprattutto se rimane una dialettica riservata. Lo diventa se le decisioni vengono minate da dissensi espliciti, peggio ancora se fatti filtrare in forma anonima sui media. I corvi sono una specie sempre più diffusa e il loro gracchiare si è sentito anche a luglio.

2) L’unanimità della decisione è stata ottenuta riducendo – almeno per il momento – sia il grado di trasparenza sia la natura vincolante degli impegni della Bce. Da un lato, le caratteristiche del Tpi sono state enunziate in termini generali. Dall’altro lato, sono stati eliminati gli annunzi vincolanti. Il risultato finale è un aumento della discrezionalità della Bce. Ma questo non ha influenzato negativamente i mercati.

Il motivo è che il giudizio finale sulla strategia della Bce dipenderà dal comportamento dei governi nazionali. Se le politiche di bilancio saranno credibili, non ci saranno turbolenze finanziarie, e il Tpi non dovrà neanche essere preso in considerazione. Sarà un caso di si vis pacem, para bellum, così come accadde dieci anni fa con il whatever it takes. Altrimenti si rischia di ballare. Non sarebbe un bel tango. Certo non per colpa della Bce.

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