È ora di dare corpo e risorse a una riforma attesa da 20 anni
Il disegno di legge delega è un bel passo in avanti ora va migliorato, finanziato e messo a terra
di Cristiano Gori
3' di lettura
Il governo Draghi, nel suo ultimo Consiglio dei ministri, ha approvato il Disegno di legge delega sulla riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti, prevista dal Pnrr e attesa da oltre 20 anni. Considerando gli anziani, i loro familiari e gli operatori del settore, il testo interessa 10 milioni di persone.
L’assistenza pubblica agli anziani non autosufficienti è oggi suddivisa in tre filiere poco coordinate: politiche sanitarie, sociali e trasferimenti monetari dell’Inps. Ne derivano lo spezzettamento delle misure disponibili e una babele di regole e procedure da seguire. La frammentazione limita la possibilità di fornire interventi appropriati.
Il testo, invece, introduce il Sistema nazionale anziani non autosufficienti (Sna), che dovrà programmare in modo integrato l’insieme degli interventi. In concreto, l’uso delle diverse risorse per la non autosufficienza sarà pianificato congiuntamente dai vari soggetti responsabili, a ogni livello di governo: Stato, Regioni e territori. Tramite lo Sna, si vogliono creare i presupposti per assicurare agli interessati risposte unitarie e appropriate.
Nella valutazione delle condizioni degli anziani che determinano gli interventi da ricevere si supera l’attuale pletora di valutazioni, troppe (5-6) e scollegate, passando a due: una di responsabilità statale e una regionale, tra loro collegate (la seconda partirà dai risultati della prima, per evitare duplicazioni).
Il testo richiede vari aggiustamenti tecnici, ma l’introduzione dello Sna e la riforma delle valutazioni sono passaggi positivi e coerenti nel disegnare un welfare per gli anziani unitario e più semplice. Proprio il carattere innovativo di queste disposizioni rende molto complesso tradurle in pratica. La loro “messa a terra” costituirà la parte più difficile.
Insieme alla predisposizione di un sistema unitario, l’altro asse portante del testo consiste nella revisione degli interventi disponibili per renderli meglio rispondenti alle necessità degli anziani e dei familiari coinvolti.
Per alcuni viene tratteggiata una decisa linea di miglioramento. È il caso dei servizi domiciliari, per i quali si prevede una durata commisurata alle esigenze dell’anziano: oggi, invece, gli interventi vengono erogati in prevalenza per due-tre mesi, proprio perché non sono ideati per la non autosufficienza, stato della vita che si estende per anni. La strada è tracciata anche per la riforma dell’indennità di accompagnamento: non più un contributo economico di 529 euro uguale per tutti, ma una graduazione in base al fabbisogno assistenziale dell’anziano.
Su altri aspetti, invece, manca un progetto di sviluppo convincente. È il caso delle strutture residenziali, che vanno rafforzate per metterle in grado di garantire risposte adeguate alla popolazione in condizioni sempre più complesse che vi risiede (ad esempio, ultra 85enni con demenza grave). Da riprendere anche il tema delle badanti, che richiederebbe di ragionare su come collegarle alla rete del welfare pubblico, incentivarne le condizioni di lavoro regolari e promuoverne le competenze professionali.
La parte sui singoli interventi richiede ancora un lavoro significativo, che sarà legato al reperimento di nuove risorse. Nel campo della non autosufficienza, qualunque azione di miglioramento dell’offerta – che sia o meno già indicata – richiede nuovi finanziamenti, ma la Delega non li ha sinora previsti. Trovarli sarà la sfida per l’immediato futuro.
Numerose indicazioni della Delega si rifanno alle proposte del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”, che raggruppa la gran parte delle organizzazioni coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani. L’esecutivo uscente – in particolare i ministri Orlando e Speranza, e il Presidente Draghi – ha avuto la capacità di ascoltare le istanze della società civile. Ora la parola passa al nuovo Parlamento e al prossimo governo: il loro compito è migliorare il testo e reperire gli stanziamenti che servono, dovendo giungere all’approvazione finale della legge entro marzo 2023, come stabilito dal Pnrr. La questione dei finanziamenti è decisiva, ma i fondi si trovano solo quando un tema acquisisce lo status di priorità politica. Gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie diventeranno una priorità del nuovo esecutivo?
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