la giornata mondiale della Terra /1

«La svolta eco può creare crescita e migliorare la nostra salute»

Il 22 aprile del 1970 nasceva l’Earth Day, Kathleen Rogers è la presidente della rete che promuove quest’appuntamento. A “IL” che l’ha intervistata dice: «Il cinquantenario si concentrerà sulla sfida climatica. Le elezioni Usa determineranno la permanenza americana nell’accordo di Parigi»

di Alessandra Mattanza e Emanuele Bompan

Kathleen Rogers, presidente da 16 anni dell'Earth Day Network, la rete che promuove questo appuntamento annuale

4' di lettura

L'Earth Day nasce il 22 aprile 1970, quando 20 milioni di americani – all'epoca il 10 per cento della popolazione americana – scesero in strada e nei campus universitari per protestare contro la scarsa considerazione verso i temi ambientali e reclamando un nuovo modello di sviluppo per il pianeta. Erano i primi anni dell'ambientalismo moderno, si iniziavano a scoprire gli impatti terribili del boom economico e dell'industrializzazione di massa. L'America era appena stata sconvolta dal disastro petrolifero di Santa Barbara, oltre 100mila barili di petrolio finiti sulle coste californiane. Il movimento pacifista continuava a crescere e riempiva le strade di giovani in cerca di cambiamento. Nel solco fertile dei movimenti per i diritti, attivisti come Denis Hayes e politici come Gaylord Nelson lavorarono con l'obiettivo di creare la più grande manifestazione ambientale per il Pianeta. Fu un successo.

Perché è importante la Giornata mondiale della Terra

Partita dagli Stati Uniti, ben presto la Giornata mondiale della Terra si estese ovunque, arrivando a coinvolgere centinaia di milioni di persone. «L'evento del 1970 fu un momento storico», racconta a IL Kathleen Rogers, presidente da 16 anni dell'Earth Day Network, la rete che promuove questo appuntamento annuale. «Gli effetti della mobilitazione divennero subito visibili. Il presidente repubblicano Nixon introdusse quello stesso anno il Clean Air Act, la legge federale sulla qualità dell'aria, e creò l'Environmental Protection Agency, l'agenzia di protezione ambientale americana, una delle prime al mondo. Nei due anni seguenti furono approvati il Clean Water Act e la legge per la tutela delle specie protette». Sono passati cinquant'anni, un lungo arco di tempo in cui la ricorrenza del 22 aprile è divenuta un momento centrale di riflessione, consapevolezza e azione della lotta ambientalista, che segna grandi momenti di svolta. «Memorabile è stato il 2016, con la firma, proprio il 22 aprile, dell'accordo di Parigi sul clima da parte di 120 Paesi. Ma la lista delle decisioni e delle prese di posizione assunte da parte di Stati e aziende è interminabile, ed è uno dei risultati che più ci riempie di orgoglio».

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Il cinquantenario si concentra soprattutto sulla sfida climatica, in un anno chiave per testare la tenuta dell'accordo parigino. «A oggi praticamente nessun Paese ha posto obiettivi più ambiziosi per ridurre le emissioni. Per questo dedichiamo l'intero anno al tema del clima. Lo abbiamo chiamato Earth Year e contiamo di mobilitare oltre un miliardo di persone intorno alla causa». Un plauso speciale all'Italia, per Kathleen Rogers un Paese che detiene un ruolo centrale. «Il vostro governo sarà il co-chair dei negoziati sul clima di novembre a Glasgow ed è stato il primo che ha voluto promuovere l'educazione sul clima nelle scuole, tema su cui ha contribuito anche il Network».

Quest'anno, a causa del Coronavirus, le celebrazioni della Giornata per la Terra potrebbero essere ridotte. Ma non importa, la lotta per l'ambiente si combatte con azioni individuali lungo tutto il corso dei 12 mesi. «Ricordo la prima volta che sono andata a un Earth Day, avevo 25 anni. Partecipare ad azioni di clean-up del territorio e a manifestazioni pubbliche ha contribuito a formare la mia coscienza ambientalista. Ed è questo uno dei doni che riceve chi partecipa all'Earth Day». Quando si è in gruppo ci si sente più forti e più motivati, si costruisce un'etica ambientale, si generano scelte e azioni nella vita quotidiana. «Io, però, sono un'ambientalista imperfetta, come tanti», ammette Kathleen Rogers durante la nostra chiacchierata. «Vivo in una zona di Washington DC poco servita dai mezzi pubblici, e quindi sono costretta a spostarmi in auto. Ciò mi fa sentire colpevole, ma non c'è alternativa. Ma quanti sono gli ambiti dove è possibile fare la differenza! Consumare meno, fare la differenziata, non mangiare carne... Ogni azione personale è preziosa, anche quando si pensa di non fare abbastanza».

Certo, non tutto dipende dai singoli. «Sono i governi che devono fare la loro parte. Invece che dare la colpa solo ai comportamenti individuali, cerchiamo di ricordarci dove risiedono, davvero, le responsabilità». A questo proposito: a novembre gli americani potranno scegliere un nuovo Presidente. «Noi abbiamo realizzato una campagna che si chiama Vote Earth. Nel 2020, oltre alle elezioni americane ci sono decine di elezioni in tutto il mondo: alcune hanno avuto risultati negativi, come in Australia, dove è stata riconfermata la destra clima-negazionista; altre possono fare la differenza. Il clima deve essere uno dei temi centrali di queste elezioni e noi lavoriamo per generare consenso. Le elezioni Usa sono importanti perché determineranno la permanenza americana nell'accordo di Parigi. Il dato interessante è che un numero crescente di repubblicani ritiene il clima centrale nella propria decisione di voto».

C'è grande dibattito sul tipo di messaggi media e social da diffondere: meglio generare panico e paura, per creare una reazione, oppure mantenere un approccio ottimista? «Spesso abbiamo un approccio negativo, che evidenzia difficoltà e paure. È tempo di costruire un messaggio positivo, incentrato su come la svolta “eco” possa creare crescita e risolvere tanti problemi, anche di salute. Il “business” di Earth Day Network è costruire movimenti ed educare le persone. Possiamo uscire da questa crisi economica e ambientale e rilanciare un'economia rispettosa del Pianeta e degli uomini. Possiamo farlo, se lavoriamo tutti insieme».

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