Eba: le banche europee hanno capitale e liquidità in eccesso per erogare più credito e assorbire le perdite in crisi pandemica
Le banche europee hanno ampi spazi, in termini di capitale e liquidità, per assorbire le perdite potenziali in pandemia ed erogare il credito necessario a imprese e famiglie
di Isabella Bufacchi
5' di lettura
Il sistema bancario europeo ha ampi spazi, in termini di capitale e di liquidità, per assorbire le perdite potenziali provocate dalla pandemia del coronavirus e per continuare ad erogare tutto il credito all'economia di cui hanno bisogno imprese e famiglie, nel pieno della più grande crisi per l'Europa in tempi di pace. Le banche europee in media sono “forti”, ovvero sono dotate di adeguati “anticorpi” contro il Covid-19, perché possono usare fino a 500 punti base di capitale CET1 che detengono in eccesso delle richieste regolamentari, possono attingere all'elevato buffer del rapporto di liquidità e possono assorbire nuove sofferenze, anche perché il rapporto tra NPLs e impieghi totali è calato enormemente negli ultimi anni.
Questa resilienza del sistema bancario europeo, investito da impegni e sfide eccezionali in questi tempi pandemici, emerge in un rapporto pubblicato oggi dall'Eba, l'autorità bancaria europea. Le banche analizzate a livello aggregato sono istituti nella Ue: il rapporto non analizza banca per banca e Paese per Paese, ma sottolinea i rischi idiosincratici e gli impatti della pandemia che non sono omogenei (per esempio i settori del trasporto e del turismo sono colpiti più di altri).
L'analisi, che non intende sostituirsi agli stress test che sono stati sospesi per quest'anno e sono stati rinviati al 2021, giunge alla conclusione che le banche europee sono entrate “bene” in questa crisi pandemica senza precedenti nella storia dell'Unione europea.
Il CET1 ratio delle banche europee risultava in media al 15% nel dicembre 2019 rispetto al 9% del dicembre 2009, rispetto cioè al livello prima della Grande Crisi del subprime e del debito sovrano europeo. Il CET1 ratio è il parametro più utilizzato per valutare la solidità di una banca ed equivale al Common equity Tier 1 (rappresentato dal capitale ordinario versato) e la attività ponderate per il rischio.
Le banche europee nella crisi pandemica si trovano quindi con 400 punti base (4%) di CET1 a disposizione per far fronte alle nuove perdite sui crediti che si manifesteranno inevitabilmente e per erogare credito a imprese e famiglie che ne avranno più bisogno: si tratta di 300 punti base del capitale aggiuntivo deciso dalle banche, sopra i livelli richiesti dalla vigilanza, e altri 200 punti base derivanti dall'allentamento temporaneo dei requisiti sui buffer deciso dai regolatori (Pillar 2 guidance per 100 punti base, riduzione dei buffer macroprudenziali e mancata distribuzione dei dividendi).
L'Eba ha calcolato, in questa analisi, che le perdite potenziali per il rischio di credito dovute alla pandemia potrebbero ammontare a 380 punti base (3,8punti percentualidi CET1 ratio) applicato ai bilanci 2019, equivalente a 315 miliardi. La forchetta utilizzata su tre analisi di sensibilità spazia da 233 punti base a 355 punti base e 380 punti base.
Si tratta di uno shock istantaneo di tutte le perdite potenziali, in media, senza tener conto del calo dei profitti. Un calcolo che non include il rischio di mercato, il rischio operativo e di controparte, l'aumento eventuale del costo della raccolta. Tenuto conto di questo, le banche in media dovrebbero avere 110 punti base da utilizzare per l’erogazione di credito aggiuntivo.
Il rapporto dell’Eba non tiene conto di una serie di fattori mitiganti: le garanzie dello Stato introdotte per la pandemia, le misure di emergenza pandemica prese dalla Bce, la moratoria. E non si avventura a calcolare l’impatto di eventuali profitti, anch’essi un fattore mitigante.
Quagliariello (Eba): “Questa crisi non è colpa delle banche”
“Abbiamo voluto dare un'idea del capitale disponibile del sistema bancario europeo, in media, rispetto alle perdite potenziali sul rischio di credito provocate dalla crisi Covid-19 – ha spiegato Mario Quagliariello, Director of Economic Analysis and Statistics dell'Eba.-. Il capitale disponibile in media è notevole ed è in un ordine di grandezza tale da poter essere sufficiente ad assorbire le perdite stimate e dare ampio spazio per erogare il credito. La stima delle perdite deriva da uno shock ipotetico e fornisce un quadro aggregato; le perdite effettive potranno essere superiori in base alla durata della recessione, alla capacità di ripresa dei singoli Paesi, e all'entità di una seconda ondata di contagi, nonche' alle esposizioni delle singole banche ai settori piu' esposti”.
“L'espansione del credito a famiglie e imprese potrebbe essere, rispetto all'esistente, entro una forchetta tra 600 milioni e 1.300 miliardi di euro: c'è ampio spazio per erogare la liquidità necessaria al sistema”, ha sottolineato Quagliariello. “E' la prima volta che i supervisori hanno consentito alle banche di ridurre i buffer, cuscinetti di capitale e liquidità che potranno essere utilizzati durante la pandemia per coprire l'aumento dei rischi e delle perdite potenziali”, ha spiegato Quagliariello, mettendo in chiaro che la crisi provocata dal coronavirus è molto diversa dalla grande crisi bancaria del 2009: “questa volta la crisi non è colpa delle banche, al contrario, proprio per la natura della crisi pandemica, le banche vanno aiutate e messe in una condizione migliore per erogare il credito all'economia”.
“La redditività delle banche europee, già bassa prima della crisi pandemica, è destinata a peggiorare e per questo le banche dovranno rafforzare le strategie già in atto per ridurre i costi, migliorare e velocizzare il processo della digitalizzazione”, ha commentato Quagliariello, che valuta positivamente la reazione delle banche finora alla crisi pandemica: “Le banche si sono trovate all'improvviso a dover operare in maniera diversa, con il telelavoro, molte filiali chiuse, una mole di richieste di moratoria e di prestiti senza precedenti: e finora hanno dimostrato una buona capacità operativa, anche se resta da vedere fino a quando questi ritmi saranno sostenibili”.
Liquidità in abbondanza, sofferenze basse
Oltre agli ampi spazi di capitale CET1 addizionale, la crisi pandemica ha colto le banche europee con un liquidity ratio al 150% in media contro il 100% minimo richiesto dalle autorità di vigilanza (il rapporto fra le attività disponibili e le passività a breve, indicatore della capacità di far fronte tempestivamente ed economicamente ai propri impegni). Questo rapporto di liquidità non esisteva ai tempi della crisi subprime ed è un requisito nuovo che ha rafforzato molto la solidità delle banche nell'ultimo decennio, rendendole ora in grado di gestire al meglio la crisi del coronavirus.
Non da ultimo, il rapporto tra NPLs e totale impieghi a fine 2019 era in media il 3,1% contro il 7 % in media nel 2014. L’aumento delle sofferenze a causa della pandemia potrebbe riportare lo stock attorno ai 1.000 miliardi.
Il leverage ratio al dicembre 2019 era in media pari al 5,5%. Il Return on Equity (RoE) era al 6%, sotto il costo del capitale per molte banche.
Requisiti più soft ma in via temporanea
Per la prima volta, Eba e il Meccanismo di vigilanza unico (Single Supervisory Mechanism, SSM) sono intervenuti in maniera anti-ciclica di fronte alla pandemia, eliminando i requisiti sui buffer, cioè i “cuscinetti” di capitale e di liquidità addizionali rispetto ai livelli prudenziali invalicabili del CET1 e della liquidità. Nel dettaglio, con misure prese tra metà marzo e gli inizi di aprile, l'SSM ha consentito alle banche più significative di operare al di sotto di alcune soglie sui livelli di capitale e di liquidità, e cioè al di sotto del livello di capitale definito dalla guidance del Pilastro 2 (P2G), dal buffer di conservazione del capitale (Ccb) e del coefficiente di copertura della liquidità (Lcr).
L'SSM ha inoltre adottato misure per attenuare l'incremento dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato .
L'Eba, l'SSM e la Banca d'Italia hanno infine raccomandato agli intermediari di non assumere alcun impegno irrevocabile per il pagamento dei dividendi per gli esercizi finanziari 2019 e 2020, di astenersi da riacquisti di azioni proprie miranti alla remunerazione degli azionisti e di utilizzare la massima prudenza nella definizione delle politiche di remunerazione.
loading...