Ecco i 23 fondi ed Etf a basso impatto CO2 su oltre 10mila venduti in Italia
Per Carbon disclosure project in tutti il mondo sono soltanto 158 i prodotti finanziari allineati con i limiti di temperatura stabiliti a Parigi
di Vitaliano D'Angerio
3' di lettura
Lo ha detto Carbon disclosure project (Cdp). E il mercato si fida. È infatti l’ente più accreditato nella valutazione dell’impatto ambientale da emissioni di CO2. Un’organizzazione no profit con sedi in Uk, Usa, Cina, India e Germania. A ridosso della Cop26 di Glasgow, Carbon disclosure project ha passato al setaccio in tutto il mondo 16.500 fondi ed Etf, che gestiscono 27 mila miliardi di dollari (dati maggio 2021). Obiettivo? Scoprire quanti di loro sono allineati, alla luce delle emissioni delle aziende in portafoglio, con il trattato di Parigi sul riscaldamento globale che prevede un innalzamento della temperatura del pianeta di massimo 2 gradi centigradi. Il risultato è stato deprimente: soltanto 158 fondi ed Etf, pari allo 0,5% del totale, sono nella traiettoria dei limiti di CO2 ben sotto i 2 gradi.
Si scende a 102 fondi se viene considerato l’obiettivo più ambizioso di Parigi ovvero il limite di 1,5 gradi. Si sprofonda addirittura a 65 fondi (lo 0,2%) se nel calcolo viene considerato anche Scope 3 ovvero le emissioni da CO2 indirette che dipendono dall’attività dell’azienda.
Infine, ed è la notizia più drammatica per la Terra, circa 8 mila fondi ed Etf monitorati da Cdp che gestiscono il 62% degli asset in gestione, sono allineati a un rialzo di temperatura pari a 2,75 gradi centigradi. Ben al di sopra quindi degli obiettivi sottoscritti a Parigi.
La metodologia
Ma come fa Carbon disclosure project a scendere in un tale dettaglio? Grazie alla grande banca dati sulla CO2 delle aziende monitorate. «L’analisi di fondi ed Etf – fanno sapere dall’organizzazione – si basa sulle valutazioni dei nostri rating sulla temperatura forniti a oltre 3.300 aziende globali. In media, sui 16.500 fondi ed Etf analizzati, è stata dell’86% la percentuale di aziende coperte dai nostri rating e inserite nei portafogli di fondi ed Etf monitorati nel report. Sono stati esclusi gli strumenti finanziari in cui almeno il 60% delle società non poteva essere valutato».
E viene aggiunto: «Per tutte le aziende presenti nei portafogli analizzati, senza obiettivi di riduzione di emissioni comunicati a Cdp o con informazioni insufficienti sulle emissioni passate di gas serra, è stato applicato un punteggio di temperatura predefinito di 3,2 gradi centigradi».
I 23 “buoni” collocati in Italia
Nella tabella in basso, sono indicati i 23 fondi ed Etf collocati in Italia che riescono a restare nella traiettoria di un innalzamento della temperatura sotto i 2 gradi centigradi. Sono stati ordinati per performance da inizio anno (dati al 25 ottobre).
Ebbene, i primi tre fondi riescono a stare nel range 1,5-1,6 gradi centigradi. Sono in particolare: il Jpm Europe Small Cap (+26,2% da inizio anno e +54,3% a tre anni); il Jpm Europe Sustainable Small Cap Equity (+24,5% da inizio 2021 mentre tre anni fa non era ancora partito); e lo Schroder Isf Global Smaller Companies (+23,7% nel 2021 e +46% a tre anni).
Sul versante Etf, a pari merito per performance e temperatura Spdr Msci Europe Technology e iShares Msci Eu InfoTechnology Sector: entrambi, da inizio 2021 hanno registrato un rialzo del 33,7% e sono allineati a un aumento della temperatura pari a 1,7 gradi. Al terzo posto per risultati, un altro Etf della famiglia iShares, lo Smart City Infrastructure che ha una traiettoria di temperatura più bassa (1,5 gradi) ma la performance 2021 è inferiore agli altri due (26,1%).
Bla bla bla
Alla luce del report di Carbon disclosure project, sembrano avere più che un fondamento le critiche avanzate dai giovani nell’evento pre-Cop26 di Milano. In quell’occasione, la svedese Greta Thunberg accusò i Governi di fare soltanto tanti bla bla bla. Chiacchiere dunque.
«I leader globali sbarcano questa settimana a Glasgow per la Cop26 – ricorda Laurent Babikian, global director capital markets di Carbon disclosure project –. I due obiettivi chiave sono quelli di garantire la realizzabilità di 1,5 gradi centigradi e di mobilitare finanziamenti globali per il clima. Ma i dati emersi dal nostro report sono catastrofici. Nonostante il crescente impegno da parte del settore finanziario e l’apparente “boom” Esg, la verità è che nemmeno l’1% delle attività di fondi ed Etf è attualmente allineato a Parigi». E sottolinea: «Sono urgenti azioni reali e credibili da parte della comunità finanziaria per intensificare l’impegno e far passare i propri portafogli su un percorso di 1,5 gradi centigradi».
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