Ecco come Uber, ride hailing e car sharing stanno muovendo i big dell’auto
di Mario Cianflone e Luca Tremolada
3' di lettura
Che sia un mercato interessante per le case automobilistiche è testimoniato dal loro intervento diretto.
Tra gli esempi più recenti spicca Moia, che è il 13 brand del gruppo
Il cambiamento di modello di business e di dinamiche di consumo delle soluzioni di mobilità apre infine interrogativi, tanto più gravi se il costruttore agisce (come Audi o Bmw) nell’area premium dove il valore dell’immagine di marca e la qualità fanno la differenza, ma se l'auto non è di proprietà ed è condivisa poco o nulla importa la marca, il modello o il suo design. E sul settore premium dell'automotive risiedono gran parte degli investimenti. In realtà la verità sta nel mezzo: si tratta di canali aggiuntivi e non sostitutivi del possesso e proprietà tradizionale.
Nel processo di digitalizzazione dell'auto rientra anche la guida autonoma che è una cosa seria da interpretare con attenzione (distinguendo tra i 5 livelli stability dalla Society of Automotive Engineers) ma che diventa una favola del marketing quando si vedono i proclami di Uber in tal senso. Con Ford Volvo, Google, e Lyft Uber si è messa a promuovere la guida autonoma negli Usa. Posto che ci vorranno anni primi di vedere un’auto senza conducente sulle nostre strade i numeri che accompagnano le nuove imprese tecnologiche che operano nel mondo dell'automotive e in quello delle connected car in particolare parlano da soli.
Poco meno di una novantina di operazioni (87 per la precisione), per una raccolta totale di un miliardo e 49 milioni di dollari. L’industria dell’auto sta guardando con interesse ai piccoli che innovano sul fronte dei sensori e non solo.
Verrebbe da dire che le case automobilistiche sono diventate un system integrator, per usare un linguaggio da informatici. Lo ha capito il venture capital.
Il valore dei round conclusi nel 2016, di cui il 68% negli Stati Uniti, è pressoché raddoppiato rispetto all'anno precedente (la crescita è di oltre il 91%) e ha superato di gran lunga l'exploit registrato nel 2013 grazie al botto pre Ipo da 400 milioni di dollari di Mobileye.
Le prospettive per i prossimi dodici mesi sembrano ancora promettenti e la sensazione degli analisti è che l'impatto delle startup sull'industria delle quattro ruote possa essere sempre più incisivo, a cavallo di servizi digitali e tecnologie che spaziano dalla guida assistita e autonoma alla cybersecurity, passando per i sistemi di comunicazione vehicle to vehicle.
Fra le prime operazioni registrate in questo inizio di 2017 spicca per esempio quella di
Come a dimostrare che l’auto cambierà con il supporto delle hi-tech company nei prossimi 10 anni più di quanto non sia cambiata negli ultimi 30 anni.
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