Ecco come il vino diventa sempre più sostenibile, social e 4.0
Tra le prime 25 cantine per fatturato in Italia cresce l’attenzione su temi come efficienza energetica, recupero dei vitigni autoctoni, fertilizzanti
di Giorgio dell'Orefice
3' di lettura
Il vino accelera sulla transizione ecologica, rafforzando l'autosufficienza energetica, le fonti rinnovabili e investendo in nuove tecnologie. Ma soprattutto rafforzando in maniera significativa l'ambito Esg, environmental, social and corporate governance.
È quanto emerge dall'ottava edizione della ricerca Omnicom PR Group Italia (società di consulenza strategica con 80 uffici in trenta paesi) che ha monitorato la presenza online (sul piano delle modalità ma anche dei contenuti) delle prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato.
Intensa è la realizzazione di iniziative di sostenibilità legate al territorio (environmental appunto) con progetti di tutela sui vitigni autoctoni (citati da 20 cantine sulle 25 del campione analizzato) e sulla biodiversità e controllo dei fertilizzanti utilizzo di risorse rinnovabili (7 cantine su 25, il 28%, è totalmente autosufficiente sotto il profilo energetico) e intese con gli enti locali e istituzioni su progetti e certificazioni. Aziende che comunicano grazie a una sempre maggiore presenza online e sui social (con Instagram in prima fila) le proprie iniziative di tutela del territorio anche se in grande fermento sembrano essere anche le azioni con forte impatto sociale (Social) che, se pur ancora poco sviluppate, sono citate da 18 cantine su 25.
In particolare, vengono illustrati progetti di supporto a enti culturali come musei o il Fai, la promozione del territorio tramite informazioni culturali, l'attivazione di cantine didattiche, progetti per le scuole o borse di studio, il sostegno di associazioni collegati all'inclusione sociale.
«Un grande potenziale ancora inespresso – spiegano a Omnicom PR Group Italia – è rappresentato dalle iniziative legate alle buone pratiche di governance aziendale dove 15 cantine su 25 hanno comunicato modelli organizzativi volti principalmente a garantire l'eticità nella relazione e selezione dei fornitori e nel trattamento dei dipendenti con particolare attenzione alle politiche retributive e contrattuali a lungo termine. Non vi sono invece particolari riferimenti a temi di inclusività e rispetto delle diversità, alla mediazione del modello di gestione o di bilanciamento dei poteri».
Sempre con riferimento alla presenza online i dati di Omnicom mostrano che l'ecommerce non è stata un'esigenza dettata solo dalla pandemia e dal lockdown. Anzi l’’emergenza Covid ha lasciato anche qualche eredità positiva: nella fase di ripartenza i siti di ecommerce diretta emanazione delle cantine hanno registrato un vero e proprio boom (+83%).
«Anche se – puntualizzano a Omnicom – l'esperienza dell'utente non risulta particolarmente evoluta limitandosi alla presentazione dei prodotti e alla gestione del processo di acquisto. Tuttavia, è evidente la volontà delle principali aziende del comparto di voler accompagnare direttamente i consumatori in tutte le diverse fasi della relazione marca-persona».
Sul fronte delle nuove tecnologie, le iniziative digitali 4.0 riguardano il 44% del campione interpellato (11 aziende su 25) che hanno attivato blockchain o commercializzazione tramite assistenti vocali. Sul fronte dei social Instagram resta il canale che cresce maggiormente con +90% dei follower in aggregato sul 2020, e possibili nuove opportunità con Podcast, comunicazione degli Esg e assistenza clienti via chat.
Oggi sono 19 su 25 le aziende ad avere un account ufficiale (contro le 16 del 2020). Facebook registra invece un “ritorno di fiamma” con una crescita del 18% (era stata appena del +1,2% nel 2020 rispetto al 2019). YouTube è presidiato (con poca intensità) da 13 aziende (contro le 11 del 2020) mentre Twitter solo da 9. TikTok, invece, resta ancora non presidiato (solo 3 aziende su 25).
Altro elemento interessante che emerge dall'indagine di Omnicom è che il tema legato all'emergenza COVID-19 sembra ormai alle spalle dato che solo 1 cantina su 25 ha comunicato sul proprio sito iniziative dedicate mentre lo scorso anno erano 14 su 25. Di fatto però la ripresa “post pandemica” è ancora condizionata da una limitazione delle esperienze fisiche, infatti 9 cantine su 25 hanno sezioni dedicate a percorsi di degustazione (nel 2020 e nel 2019 erano il 52%).
«Il vino italiano – ha commentato il general manager e ad di Omnicom PR Group Italia Massimo Moriconi – accelera su transizione ecologica e digitalizzazione, diventando un esempio concreto anche per altre eccellenze del made in Italy. Inoltre, il fatto che molti dei progetti già realizzati siano stati concepiti e portati a termine prima del Pnrr, testimonia la bontà della visione del management delle aziende e le potenzialità di ulteriore sviluppo virtuoso per il comparto. In questo contesto, la comunicazione degli ESG diventa estremamente utile per mettere in luce l'operato delle cantine anche nell'ottica di attrarre nuovi investitori o creare sinergie commerciali di valore».
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